Pii, gioviali e intraprendenti: i Carnevale di Capracotta

Il Territorio di Capracotta di Luigi Campanelli
Il Territorio di Capracotta di Luigi Campanelli

Carnevale è uno dei cognomi “storici” di Capracotta. L’avvocato e studioso di storia locale Luigi Campanelli, nel suo volume “Il territorio di Capracotta” del 1931, ricorda i Carnevale tra le varie famiglie che, agli inizi del XVI secolo, lasciano il nucleo antico della Terra Vecchia per andare ad abitare nel nuovo quartiere di san Giovanni, a settentrione della cinta muraria medievale. Da un punto di vista generale, le possibili origini del cognome sono due: dal nome proprio di persona Carnevale, dato solitamente in passato a chi nasceva nel periodo di carnevale, oppure da un soprannome utilizzato per designare una persona di aspetto o carattere gioviale o scherzosa, caratteristiche proprie dell’omonima festa religiosa. A Capracotta, il cognome Carnevale sembrerebbe rientrare nel primo caso. Nel saggio di nomi e cognomi di uomini e donne capracottesi del 1561, Luigi Campanelli, nel suo libro appena citato, riporta due persone con questo cognome: Angelus De Carnevale e Franciscus de Carnevale. Non sappiamo se esistesse un vincolo di parentela tra i due. Ma è indiscutibile che quel “de Carnevale” è un patronimico: indica una discendenza in linea maschile. Pertanto, Angelus e Franciscus sono figli, o più genericamente discendenti, di un avo col nome proprio Carnevale secondo un modello sociale e culturale fortemente radicato nella comunità capracottese del tempo.

Altare di san Michele Arcangelo nella Chiesa Madre
Altare di san Michele Arcangelo nella Chiesa Madre

Nell’Apprezzo del 1671, realizzato dal perito Cafaro per la vendita al nobile Andrea Capece Piscicelli del feudo di Capracotta, si legge che la famiglia Carnevale aveva il patronato su un altare dedicato a santa Maria di Costantinopoli, situato nella navata centrale della vecchia Chiesa Madre. L’ampliamento e la completa ristrutturazione dell’edifico sacro, avvenuto tra la fine del XVII secolo e la prima metà di quello successivo, ne stravolgono completamente gli interni. Cambia anche il diritto di patronato sugli altari. La famiglia Carnevale esercita il patronato sull’altare dedicato a san Michele Arcangelo: nel XIX secolo passerà alla famiglia Carugno.

Nelle documentazioni fiscali della prima metà del Settecento, ci sono a Capracotta otto famiglie con questo cognome per un totale di 52 componenti. Le attività professionali sono varie: due falegnami, un soldato, un suddiacono, due vaccari, un pastore, un giumentaro e due vaticali (vetturini, ndr). Nel secolo successivo, Domenico Carnevale organizza una delle prime imprese cittadine nel campo dell’industria boschiva. Nella Prima Guerra Mondiale, il caporale Giangregorio Carnevale, il caporal maggiore Giovanni Carnevale, il caporal maggiore Michele Carnevale e Pasquale Carnevale sacrificano la propria vita alla Patria nel tentativo di riaggregare all’Italia le ultime terre irredente: Trieste e Trento. L’11 aprile del 1960, Pasquale Carnevale inaugura, insieme ad altri quattro compaesani, la pista migratoria verso la Repubblica Federale Tedesca. Negli anni successivi, lo seguiranno tanti altri capracottesi. Nel 1966, due fratelli, Carmine e Giovanni Carnevale, lasciano il borgo natio e si trasferiscono a Londra, producendo e vendendo mozzarella e ricotta nella capitale inglese. Oggi, la ditta Carnevale è una delle più importanti società di distribuzione di prodotti alimentari italiani nel Regno Unito. Nel 2012, Ida Carnevale si classifica al secondo posto nella categoria “Cavalli bardati” al concorso fotografico “Capracotta… e la Madonna di Loreto”, organizzato dal Comune e dalla Pro Loco di Capracotta. Nel 2013, conquista il primo premio con una foto della “Fonte di Carovilli”. Nel 2014, bissa il successo dell’anno precedente vincendo la categoria “Mestieri moderni” grazie a una foto sulla “Lavorazione del formaggio”.

Il 10 agosto del 2013, il sacerdote Vincenzo Costantino Carnevale e Giacomo Carnevale vengono premiati in Municipio dall’amministrazione comunale come “Centenari capracottesi”.

Francesco Di Rienzo