Vicennepiane: un antico feudo nel territorio di Capracotta

Certificato di registrazion della vendita di Vicennepiane in favore di Domenicantonio d'Alena del 1733
Certificato di registrazion della vendita di Vicennepiane in favore di Domenicantonio d’Alena del 1733

Nel territorio di Capracotta, in passato, esistevano diversi feudi sottoposti alla giurisdizione di signori particolari. Uno di questi era il feudo detto Vicende piane o Vicennepiane[1]. Il Ciarlanti nelle sue Memorie storiche del Sannio, descrivendo i confini del contado d’Isernia, cita la Serra di Montecapraro “ubi ficta fuit ex antiquitus culumna marmorea que finis fuit de jam dicto comitato isernino”. Si ipotizza che la colonna marmorea a cui fa cenno il Ciarlanti fosse stata piantata in località Torretta e precisamente sulla vetta che segnava il confine tra i feudi di Vallesorda e Vicennepiane. La notizia più antica risale al 1171, epoca in cui apparteneva ai baroni di Montemiglio. In esso esisteva una chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria, ma intitolata anche ai Santi Simone e Giuda ed a Santa Lucia Vergine. Fu consacrata dal vescovo di Trivento, Raone, che l’arricchì di reliquie ed indulgenze e vi fu preposto, all’epoca, un tale Raele detto l’eremita di S. Giovanni di Montecapraro. Nel XVI secolo il feudo apparteneva alla nobile famiglia d’Eboli, nella persona del barone Giovan Vincenzo. Alla fine del 1500, ne erano titolari i de Maio di Capracotta; il 23 dicembre 1622, Ettore de Maio lo vendeva al barone di Castel del Giudice, Donato Giovanni Marchesani. Ultima titolare di questa famiglia fu Anna Maria Baldassarra Marchesani, che sposò Giuseppe d’Alessandro, duca di Pescolanciano. Loro figlio, Ettore, il 20 febbraio del 1732, con atto rogato dal notaio Felice Mezzanotte di Frosolone, vendeva il feudo a D. Giuseppe Antonio d’Alena che dichiarò di aver acquistato per conto ed in nome del fratello Domenicantonio e suoi eredi e successori. I d’Alena di Frosolone furono gli ultimi feudatari di Vicennepiane, poiché all’epoca dell’eversione feudale (1806) risultava esserne titolare Donato Antonio d’Alena (Frosolone 1746-1822).

Com’è noto, la persona che risultava essere titolare di un feudo, esercitava sullo stesso determinati diritti, che potevano essere più o meno ampi, a seconda della natura e del tipo di feudo. I diritti spettanti al feudatario di Vicennepiane erano di una certa rilevanza poiché consentivano di giudicare delle prime e seconde cause civili, criminali e miste, e di esercitare il diritto di zecca e portolania. L’antico atto d’investitura, datato 2 aprile 1749, concesso da Carlo di Borbone, al barone Domenicantonio d’Alena, cita i seguenti privilegi legati al feudo di Vicennepiane: “vassalli, rendite di vassalli, giurisdizioni, mero e misto imperio, potestà della spada, gladii potestate, delle quattro lettere arbitrarie e con tutte le entrate ed altro spettante ed appartenente al detto feudo”.

Un atto rogato nel 1733, dal notaio Tomasuolo di Napoli, ci permette di conoscere l’estensione ed i confini del feudo di Vicennepiane. Cito testualmente: “Il duca di Pescolanciano tiene e possiede come utile Signore e padrone, immediate et in capite Regiae Curiae, in feudum, il feudo rustico chiamato Vicenne piane, di capacità di più carra[2] di paese, parte per pascolo d’animali, parte boscoso con alberi di cerri, cerque, ed altri alberi fruttiferi ed infruttiferi, e parte seminatorio, con due case campestri di fabbrica (…) sito e posto il feudo sudetto in Provincia di Contado di Molise, cominciando il suo confine dal Monte, detto del Prato, dalla cima di una murgia granda, quale fa tre confini, cioè Demanio di Capracotta, Montagna di San Pietro e Vicenne piane; e dandosi camino da detta murgia grande, discendendo per dirittura della Terra di San Pietro dell’Avellana, poco di sotto a detta murgia granda vi sono, da mano in mano, molti alberi di faggio signati con croce ed intacche fatte con accetta, dimostrantino essere il confine tra la Montagna di S. Pietro e Vicenne piane. E proseguendo la medesima dirittura verso S. Pietro, sempre calando per alcune macerie di pietre movibili, s’arriva al capo d’un canale d’acqua e principio d’un vallone, ove vi sono molti alberi di pera, uno dei quali sta segnato con croce, e camminando per il corso dell’acqua del detto vallone è a destra il territorio della predetta Montagna, ed a sinistra quello di esso feudo di Vicenne piane, curviando, come camina l’acqua, sin dove si riunisce con l’altro vallone ed acqua che viene dal feudo dé Bralli detto Capo d’acqua. E dal detto luogo, rivoltando a sinistra per detto vallone, in sù contro il corso dell’acqua, a sinistra vi è il feudo di Vicenne piane e a destra, altro territorio di S. Pietro, s’arriva alla dirittura di sotto la Masseria di detto feudo di Vicenne piane, ove si lascia il vallone predetto, che dalli Bralli, e si rivolta a destra verso il Monte, per una piccola serrina, come stanno da mano in mano alberi signati con croci ed intacche fatte con accetta. Si giunge ad una pietra grande immobile, sopra la quale vi sta scolpita una croce fatta con istrumento di ferro, che dinota il confine fra il suddetto territorio di S. Pietro e detto feudo di Vicenne piane. Continuando per detto confine, anche per la medesima serrina, si arriva alla strada che da S. Pietro va a Vastogirardo, intendendosi la strada di sotto, non quella di sopra, per essere due strade, dalla quale serrina, rivoltando a sinistra, sempre strada strada verso il Vasto, si arriva ad una pianozza larga, smacchiata, detta di Benigno, dove si lascia la strada destra e si cammina a sinistra per una serretta di zeppe di pietra e si giunge ai piedi della sudetta pianozza larga dove fa tre fini: S. Pietro, feudo di Bralli, tenimento del Vastogirardo e Vicenne piane. Dal quale luogo calando a bascio fra il confine del sudetto feudo di Bralli e Vicenne piane, per alcuni alberi signati con croci ed intacche, si trapassa il vallone sudetto di Capo d’acqua e poi, salendo per altri alberi intaccati, si passa la strada che viene dal Vasto e va a Castello delli Giudici, si cammina per una serrina con macerine di pietre movibili e poi si lascia detta serrina a sinistra e si rivolta alquanto a destra, continuando per altre macerine sino ad una murgia grande, con alberi di faggio, la quale fa tre confini: feudo predetto di Bralli, feudo dell’Ospedaletto e feudo di Vicenne piane. E dalla detta murgia grande, rivoltando a sinistra, camminando sempre serra serra, come acqua penne, per li confini dell’Ospedaletto e Vicenne piane, si trapassa la strada che si va dall’Ospedaletto al Castello delli Giudici, si sale all’ultimo monte em inente dell’Ospedaletto, quale fa altri tre confini: Ospedaletto, Demanio di Capracotta e Vicenne piane; e rivoltando a sinistra, come acqua penne si va al primo luogo nominato di tre confini, cioè Demanio di Capracotta, Ospedaletto, e Vicenne piane, propriamente denomionato il Monte del Prato, dentro delli quali confini e circonferenze sta detto feudo di Vicenne Piane”.

Il feudo sopra descritto, fu acquistato da Domenicantonio d’Alena di Frosolone (1687-1764) e si conservò integro fino al 1875, quando venne diviso per la prima volta tra i fratelli D. Antonio, Federico, Eugenio e Pietro d’Alena (atto del notaio Lorenzo di Ciò del 28 novembre 1875). L’omonimo discendente del primo feudatario, Domenico Antonio d’Alena (n. S. Pietro Avellana, 22 mag. 1845), con la costituzione del Regno d’Italia, inoltrò alla Consulta Araldica del Regno richiesta di riconoscimento dei titoli spettanti ai suoi antenati, tra cui quello di barone di Vicennepiane.

Pianta della divisione del feudo di Vicennepiane tra i fratelli d'Alena nel 1872
Pianta della divisione del feudo di Vicennepiane tra i fratelli d’Alena nel 1872

Cronologia degli utili possessori del feudo di Vicennepiane:

La cronologia che segue è stata ricostruita sulla base delle relazioni dei Razionali de Tomaso (11 lug. 1733) e Nicola de Natale (4 apr. 1740) necessarie ai fini della registrazione nel Regio Cedolario del Regio Assenso all’acquisto del feudo in favore di Domenico Antonio d’Alena. Sebbene la prima menzione del feudo di Vicennepiane, nella carte antiche, risalga al 1171, è solo dalla metà del XVI secolo, che è possibile ricostruirne con precisione tutte le successioni che hanno visto avvicendarsi i vari titolari.

Poiché nell’anno 1806, fu emanata la famosa legge con la quale veniva abolito il sistema feudale, viene indicato solo l’ultimo titolare del feudo all’epoca dell’eversione feudale, omettendo i successivi che lo possedettero solo come proprietari e non più come titolari di giurisdizioni sul medesimo.

              I

Giovan Vincenzo d’Eboli, + dic 1567 Nel 1553, in occasione della celebrazione delle nozze del figlio Andrea con la figlia di Gio. Vincenzo Crispano, dona al figlio il feudo di Vicennepiane con la clausola ex nunc secuta eius morte.

II

Andrea d’Eboli Figlio del precedente

III

Aurelia d’Eboli Figlia di Andrea. Poiché il padre cadde in disgrazia della Corte e fu nominato fuorgiudicato, risulta essere succeduta nella titolarità del feudo nel 1568, in seguito alla morte dell’avo paterno.

IV

Ettore de Majo Risulta essere il successivo titolare e vende il feudo a Donato Gio. Marchesano

V

Donato Giovanni Marchesano, + 11 dic 1621 Titolare del feudo per acquisto dal precedente.

VI

Giovanni Tomaso Marchesano, + 31 gen 1627 Figlio del precedente e titolare del feudo per successione al padre

VII

Marco Francesco Marchesano, + 1642 Figlio del precedente e titolare del feudo per successione al padre

VIII

Giovanni Tomaso Marchesano, + 31 dic 1682 Figlio del precedente e titolare del feudo per successione al padre

IX

Anna Maria Baldassarra Marchesano, + Castel del Giudice, 8 apr 1729 Figlia del precedente e di D. Margherita d’Alessandro, sposa D. Giuseppe d’Alessandro (+ 20 ago 1715), Duca di Pescolanciano. Titolare del feudo per successione al padre.

X

Ettore d’Alessandro, Duca di Pescolanciano Figlio della precedente e suo erede ab intestato, le succede nella titolarità del feudo.

XI

Domenico Antonio d’Alena, *1687, + Frosolone 1764 Acquista dal precedente, nel 1733, il feudo di Vicennepiane, di cui diviene titolare.

XII

Donato Antonio d’Alena, Frosolone 1746 – 1822 Figlio primogenito del precedente e suo erede in feudalibus (testamento del 24 feb. 1764). Ultimo feudatario di Vicennepiane.

 

 Alfonso di Sanza d’Alena


[1] Gli altri feudi erano: Macchia, Monteforte, Lespinete, Spedaletto e Vallesorda.

[2] Il carro è un’unità di misura agraria, usata nel Regno di Napoli, che corrisponde a mq 246900.