Dio sta in cielo, in terra e in ogni luogo. Nel Molise si affaccia dalle porte del Cielo

L'immagine di Dio nella chiesa della Madonna di Loreto a Capracotta
L'immagine di Dio nella chiesa della Madonna di Loreto a Capracotta
L’immagine di Dio nella chiesa della Madonna di Loreto a Capracotta

Difficilmente ci capita di osservare che sopra gli altari antichi delle nostre chiese, prevalentemente nei secoli XVI, XVII e XVIII, veniva posta una sorta di finestra che sembra non far parte del contesto. Questo particolare viene in genere considerato un’aggiunta di poco conto, ma credo che la motivazione della sua esistenza, benché non si trovi spiegata nei trattati di arte, debba essere ricondotta a una questione teologica.

Nella maggior parte dei casi all’interno di questa finestra appare la figura del Padreterno, ma non è una regola assoluta. Qualche volta vi si trovano rappresentazioni della natività o di scene bibliche. Capita molto raramente di trovare immagini del santo o dei santi titolari dell’altare, ma associati all’immagine della Madonna in trono o, comunque, all’immagine di Cristo.

Intanto è bene che si dica che quella parte dell’altare in genere dagli storici dell’architettura viene definita “cimasa”, ma non è del tutto corretto per il nostro caso.

La Treccani così la spiega:
Cimaṡa s. f. (ant. cimàzio s. m.) [dal lat. cymatium, gr. κυμάτιον, propr. «piccola onda»]. – Cornice aggettante in funzione di coronamento terminale di un edificio o parte di esso. In particolare, nell’architettura dell’antichità, membratura costituente la parte più sporgente della trabeazione, in corrispondenza del ciglio del tetto; negli edifici dei periodi successivi, dal medioevo ai giorni nostri, il nome è usato piuttosto per indicare le cornici terminali di varî elementi architettonici, come basamenti, piedistalli, balaustrate e simili. Analogamente nei mobili.

La cimasa, dunque, è la cornice superiore. La finestra è inserita nella cimasa e dovrebbe avere una definizione diversa.

Forse sarebbe corretto considerarla, con termine teologico, una “Janua coeli”, la porta del Cielo.

Nel linguaggio liturgico comune il termine Janua Coeli è uno dei tanti appellativi della Madre di Dio, così come vengono elencati nelle litanie lauretane che, di origini medioevali, furono aggiunte dal XVI secolo (dopo la battaglia di Lepanto) alle preghiere in onore della Vergine: … Speculum iustitiae, Sedes sapientiae, Vas spirituale, Vas honorabile, Vas insigne devotionis, Rosa mystica, Turris Davidica, Turris eburnea, Domus aurea, Foederis arca, Ianua coeli …

Nel nostro caso mi sembra che al termine Janua coeli possa associarsi solo al significato specifico di porta che immette nella sfera celeste e dalla quale si affaccia il Padreterno atteggiato a giudicare con la mano destra. Con la sinistra si appoggia a un globo sul quale è impiantata una croce.

Un porta, sempre aperta, che è anche il varco attraverso il quale si gode della visione di un avvenimento che comunque riguarda il processo di salvezza dell’uomo.

Non si deve, comunque, dimenticare che Janua ha sempre assunto il significato di passaggio per entrare o per uscire da un luogo che abbia una funzione particolare. Il termine stesso, associato al bifrontismo di Giano, individuava il limite fisico del cambiamento. Non è un caso che il mese di Gennaio sia il mese di Giano proprio perché rappresenta il periodo della transizione da un anno all’altro.

Franco Valente

Fonte: http://www.francovalente.it/2014/03/30/dio-sta-in-cielo-in-terra-e-in-ogni-luogo-nel-molise-si-affaccia-dalle-porte-del-cielo/