L’Estrema Unzione di Hemingway: tra finzione e realtà

Dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti (aprile 1917), il giovane Ernest Hemingway chiese di essere arruolato nell’Esercito USA ma la richiesta venne respinta a causa di un difetto all’occhio sinistro; riuscì però a farsi assumere come autista nel Servizio ambulanze della Croce Rossa Americana (ARC).

Giunto in Italia, dopo circa due settimane di permanenza nella tranquilla Sezione IV dell’ARC di Schio, chiese ed ottenne di essere trasferito in una zona di operazioni più “calda”. Raggiunse perciò l’area del Basso Piave, Fossalta, dove nella notte tra l’8 ed il 9 luglio 1917, dopo essersi spinto in un posto avanzato vicinissimo alle linee nemiche, sulla riva del Piave, dove gli era stato espressamente vietato di accedere, venne ferito alle gambe ed al piede destro1.

Dopo aver ricevuto il primo soccorso a Fornaci, venne trasportato a Melma di Treviso (chiamata poi nel 1935, Silea di Treviso) nell’Ospedale da campo della Croce Rossa di San Marino.

Il direttore dell’Ospedale, Capitano Dr. Amedeo Kraus, nella sua relazione scrisse: «A questo proposito mi piace rammentare che fu ricoverato nel nostro ospedale nel mese di luglio, (l’otto),  il primo americano ferito sul nostro fronte, volontario della C. R. Americana, S. Tenente Fraest Hemmeriguey, colpito da scheggia di bombarda a Fossalta di Piave, mentre distribuiva doni ai soldati del 69° Reggimento Fanteria»2.

Dopo cinque giorni fu poi trasferito all’ospedale dell’ARC di Milano.

Giovanni Cecchin scrive che Hemingway, dopo essere stato ferito «Verso l’alba è portato con un’ambulanza allo smistamento situato nell’edificio scolastico di Fornaci dove gli estraggono le schegge  più grosse e lo imbottiscono di morfina. Il cappellano Don Giuseppe Bianchi lo riconosce e lo battezza»3.

Nella ”Biografia di Hemingway” Jeffrey Meyers, riprendendo le dichiarazioni di Cecchin, scrive  che «A Fornaci, un prete fiorentino, Don Giuseppe Bianchi, passava tra i feriti mormorando parole sante e ungendoli» ed osserva  che «Non c’era bisogno che il prete desse l’estrema unzione a Hemingway; non era in pericolo di vita e si stava riprendendo dalle ferite. La cerimonia informale di [don] Bianchi non fu (come Hemingway sostenne convenientemente poi) un battesimo formale in una chiesa cattolica»4.  Ed a tale proposito Meyers aggiunge poi che «Hemingway sosteneva di essere stato battezzato da un sacerdote abruzzese, che aveva semplicemente camminato lungo il corridoio ungendo gli uomini, dopo essere stato ferito a Fossalta»5.  “Ungendoli” dice Meyers, intendendo con ciò l’estrema unzione di più feriti gravi ed in pericolo di morte!

D’altronde Hemingway ha dato di questo episodio numerose e piuttosto contrastanti descrizioni4. Nel 1927 poi, in occasione del secondo matrimonio con Pauline Pfeiffer, considerò, molto opportunamente a suo favore il rito dell’unzione come un battesimo, quale utile certificazione per un matrimonio cattolico; ma nessun documento in tal senso è mai venuto alla luce.

Tornando all’episodio delle ferite, lo scrittore è stato probabilmente colpito in due tempi: la prima volta da schegge di bombarda che hanno causato la lesione del ginocchio destro e numerose ferite superficiali alle gambe, la seconda da  un proiettile di mitragliatrice al piede destro.Le radiografie eseguite a Milano mostrano infatti un frammento di scheggia dietro la rotula (e non all’interno dell’articolazione!) ed un proiettile nel piede destro6; lo stesso Hemingway riferisce che non furono riscontrate fratture7.

Nelle lettere scritte alla famiglia il 21 luglio ed il 18 agosto 1918 (quando era ancora ricoverato a Milano), piene di particolari sulla vicenda e non prive di evidenti esagerazioni, non vi è alcun accenno al cappellano Don Bianchi né all’episodio dell’estrema unzione.

Di fatto, come già osservato da J. Meyers, non c’era alcun motivo per Hemingway di ricevere l’estrema unzione poiché non era in pericolo di vita!  Qualora infatti avesse riportato ferite gravi agli arti inferiori come avrebbe immediatamente dopo (come affermato da lui stesso nella lettera alla famiglia) portato sulle spalle un uomo per 150 metri 8? Come avrebbe poi potuto attraversare a piedi il Gran San Bernardo con la moglie Hadley nel 1922 e come avrebbe potuto in seguito praticare tanti sport (pugilato, caccia, sci, tennis, corsa, ecc.)?

Le foto scattate negli anni successivi mostrano la pelle degli arti inferiori perfettamente liscia; è visibile solo una cicatrice lineare lungo il margine interno della rotula destra, esito dell’incisione  chirurgica.

Non credo poi, data la situazione del momento, che nessun medico od infermiere avrebbe avuto il tempo, l’urgenza o la curiosità di contare le numerose ferite superficiali che Hemingway dice di aver ricevuto in 237 posti; avevano altro da fare!

La motivazione per la concessione della medaglia d’argento e la Relazione della Croce Rossa confermano infine che Hemingway non era stato in pericolo di vita. [Nota 1]

Scrive Marcelline Hemingway, sorella di Ernest: «Ernie [Ernest] assorbiva le esperienze degli altri come una carta assorbente, e dopo, a volte, presentava queste esperienze come fossero sue»9. Era davvero molto bravo in questo; basta ricordare la descrizione della ritirata di Caporetto.Lo scrittore ha probabilmente assistito al drammatico rito dell’estrema unzione di giovani soldati in fin di vita e ne è rimasto fortemente impressionato. E in Addio alle Armi il protagonista del romanzo, suo alter ego, descrive anche la sensazione provata a seguito delle ferite riportate come una “Out of body experience” (OBE): “Esperienza extracorporea”, sensazione di uscita dal proprio corpo e proiezione della propria coscienza oltre i confini corporei. Definita anche “Esperienza ai confini della morte”, riferita da persone in grave pericolo di vita a causa di malattie, eventi traumatici, crisi epilettiche, intossicazioni da droghe, ecc., gli è stata probabilmente raccontata da qualche ferito grave che è poi riuscito a cavarsela.

Esperienze queste che lo scrittore ha poi trasferito nel suo romanzo anche se non va trascurato il fatto che la morfina (somministrata – pare – ad Hemingway prima della estrazione delle prime schegge di mortaio), può provocare sensazioni sgradevoli tra cui, sonnolenza, confusione mentale, apatia, depressione respiratoria; sensazioni che potrebbero essere state poi interpretate da Hemingway come una OBE.

Non credo in conclusione che Hemingway abbia mai ricevuto l’estrema unzione (od  il battesimo come lui ha detto) da Don Giovanni Bianchi, fiorentino e non abruzzese, cappellano del 70° Reggimento Fanteria Ancona, ma è verosimile che tutto sia frutto della sua immaginazione letteraria.

Nel diario di guerra del sacerdote infatti, in maniera diretta od incidentale, sono citati numerosi fatti e persone, ma non vi è nessun accenno ad Hemingway né alla sua vicenda.

Michael Reynolds e Peter Griffin, forse i più autorevoli ed accreditati biografi di Hemingway, non solo nulla scrivono dell’estrema unzione dello scrittore ma Don Giovanni Bianchi e lo stesso Giovanni Cecchin, (studioso affascinato da Hemingway), non sono mai citati10.

Vincenzino Di Nardo

BIBLIOGRAFIA

1)  G. Cecchin: Hemingway, Americani e Volontariato in Italia nella Grande Guerra, Collezione Princeton, Bassano del Grappa, 1999, p.119.

2) Archivi del Governo della Repubblica di S. Marino: L’Ospedale di Guerra della Repubblica di SanMarino, Tipografia Eugenio Reffi, 1920.

3) G. Cecchin:Invito alla lettura di Hemingway, Mursia 1975, pp. 20-21.

4) J. Meyers: Hemingway: a biography, Harper e Row, 1985 , p. 32.

5) J. Meyers, Hemingway: a biography, cit., p. 184.

6) H. Villard and J Nagel: Hemingway in love and war, Hyperion, 1966,p. 217.

7) E .Hemingway: The letters, 1917-1961, Letter to family, July 21, 1918.

8) E. Hemingway: The letters, 1917-1961, Letter to family, August 18, 1918.

9) M. Hemingway Sanford: Un ritratto di famiglia e mio fratello Ernest Hemingway, Gingko, 2013, p.198.10) P. Griffin: Along With Youth, Hemingway The Early Years, Oxford University press, 1985.

M. Reynolds: The Young Hemingway, Norton & Company, 1986

Nota 1 La motivazione della Medaglia d’argento :

“Ufficiale della Croce Rossa Americana, incaricato di portare generi di conforto a truppe italiane impegnate in combattimento, dava prova di coraggio e  abnegazione. Colpito gravemente da numerose schegge di bombarda nemica, con mirabile spirito di fratellanza, prima di farsi curare prestava generosa assistenza ai militari italiani più gravemente feriti dallo stesso scoppio, e non si lasciava trasportare se non dopo che questi erano stati sgombrati..  Fossalta di Piave, 8 luglio 1918”.

Ministero della Guerra, Roma, addì 15 marzo 1921. Firmato: il Ministro Ivanoe Bonomi.

Relazione della Croce Rossa: E. M. Hemingway è stato colpito dal proiettile di un mortaio di trincea atterratogli a circa un metro di distanza, uccidendo un soldato che si trovava tra lui ed il punto dell’esplosione e ferendone altri.