La processione dei Santi Martiri a Capracotta negli scatti di Cesare Di Bucci

Domenica 14 luglio 2019, si è svolta a Capracotta la tradizionale processione dei Santi Martiri. Ripubblichiamo un vecchio testo della compianta Maria Delli Quadri con le foto della processione di quest’anno scattate da Cesare Di Bucci.

Nel mese di luglio si svolge a Capracotta una processione caratteristica,  manifestazione imponente per numero di partecipanti, concorso di popolo e curiosi. Si tratta di una sfilata di santi e madonne le cui statue, trasmigrate ogni anno dalle nicchie  di appartenenza di altri santuari del paese, trovano ospitalità nella bella chiesa madre, dove il sacerdote celebra i riti e le funzioni religiose per tutti. E’ come un raduno. Il primo ad essere trasferito è Sant’Antonio (13 giugno), seguito da s. Giovanni (24 giugno): entrambi sono accolti dai padroni di casa, San Sebastiano e la Madonna del Carmine, le cui ricorrenze (rispettivamente 13 e 16 luglio) vengono celebrate, insieme, nella seconda domenica di luglio. Fin dal mattino gli spari e la banda destano e animano il paese ancora addormentato. Le donne, già in piedi da molto tempo, preparano in cucina il ragù di pecora  (è noto che per questo sugo ci vogliono almeno quattro ore di cottura) o la “sagna al forno”,  i contorni, i dolci, perché la festa è grande e bisogna onorarla anche a tavola. Dopo avere accudito la casa, il marito, i figli, apparecchiato la tavola, la signora, libera da impegni domestici, va in chiesa per partecipare poi alla processione che dura  qualche ora.

Al termine della messa cantata, dopo uno sparo imponente, comincia la sfilata che girerà per tutto il paese: in testa un’insegna religiosa, a seguire i bambini con la tonaca bianca della prima comunione e, in doppia fila, le donne  più giovani elegantemente vestite; non mancano i passeggini guidati da mamme desiderose di partecipare alla festa. E’ quindi il turno della banda coll’abito di gala, delle donne e ragazzi che portano il nastro su cui appuntare con gli spilli gli euro offerti dai fedeli, del sacerdote osannante che intona le preghiere con un megafono. Appena dietro ai santi vengono le autorità, sindaco con fascia tricolore e assessori, e i carabinieri in alta uniforme. Dietro ai santi tutti gli altri fedeli, uomini e donne che sfilano cantando inni sacri quando la banda tace.

Voi direte: “Che c’è di strano? Sono tutte così le processioni!”. Lo strano è  che le statue non sono una , né due e nemmeno tre, ma tante! La prima statua portata a spalla da uomini e donne robusti è S. Antonio; seguono, ma non necessariamente nell’ordine: San Sebastiano, trafitto dalle frecce,  San Vincenzo, San Giovanni, San Rocco, la Madonna del Carmine, la Madonna dei Miracoli, Santa Chiara e, dulcis in fundo, i Santi Martiri, cinque tronchi di corpi dorati poggianti tutti sullo stesso basamento e disposti, quattro di loro secondo i punti cardinali, il quinto, al centro, più in alto, guarda fisso di fronte a se. Chi siano, nessuno lo sa dire. Un gentiluomo del secolo scorso, Luigi Campanelli, li chiamava gli “scarabattoli”: sembrano dei bambolotti con le faccia di adulti, a dire il vero un po’ arcigni.

La prima tappa viene effettuata davanti alla chiesa di S. Antonio, dimora abituale del primo santo, uscito di casa dai primi di giugno quando è stato trasferito in cattedrale per ricevere i dovuti onori. I portatori, dopo aver effettuato alcuni giri nello slargo antistante, posizionano il santo con il viso rivolto alla folla, mentre le altre statue si predispongono a sfilare.  E qui, una alla volta, si avvicinano e rendono omaggio, in segno di saluto al collega che sta rientrando  nella sua casa.  Si fermano davanti a lui un po’ come  a voler dire: “E’ stato bello vivere insieme per un po’, ma ora è tempo di tornare!”.

 

Indi la processione continua tra musiche di banda, preghiere  e canti dei fedeli: prossima tappa, San Giovanni, dove rientrano nel silenzio e nello splendore della chiesetta luminosa la Madonna dei Miracoli, Santa Chiara e il padrone di casa, San Giovanni. E’ poi il turno di San Vincenzo, che riprende posto nella chiesetta omonima, chiusa al culto.  Infine tutti  gli altri, la Madonna del Carmine, San Sebastiano, San Rocco, i Santi Martiri, dimoranti nella chiesa madre, dove torneranno ad occupare i loro posti abituali.
Il silenzio calerà su di essi fino all’anno successivo, ma non sulla chiesa che continuerà a risuonare ancora e sempre di canti, di suoni d’organo, di cori, di campane, di vita religiosa intensa  e profonda.