Mafalda-Capracotta: un mito dei cartoni da riscoprire

Esperienza abbastanza comune a tutti gli accumulatori seriali di libri, giornali e compagnia bella è quella di ricercare invano proprio quel “pezzo” che ci servirebbe e che invece non ne vuole sapere di uscire fuori, poi, per una strana ma benedetta legge di compensazione, te lo ritrovi in maniera del tutto imprevista, dopo anni e in posti inusuali.

La premessa riguarda un articolo apparso su “La Lettura”, supplemento domenicale del Corriere della Sera, in data 2 febbraio 2014, che aveva per oggetto un personaggio dei fumetti, Mafalda, bambina di sei anni, che odia la minestra (simbolo del dispotismo casalingo), James Bond e tutto ciò che riguarda il Regno Unito (essendo argentina si può ben comprendere!).

Mafalda è una bambina che non si ferma all’apparenza, cerca di saperne di più su ogni argomento; quasi adulta per certi versi, per altri vive pienamente la sua età.

Il personaggio fu ideato nel 1964 dal disegnatore argentino Joaquin Lavado, in arte “Quino”.

Un’agenzia pubblicitaria gli chiese di predisporre una striscia comica, in vista della campagna pubblicitaria che avrebbe dovuto lanciare sul mercato una nuova linea di elettrodomestici con il nome “Mansfield”. Quino immagina di unire al nome della nuova linea di elettrodomestici quello del fumetto che sta creando e sceglie per assonanza il nome di Mafalda.

L’agenzia pubblicitaria propone questa operazione al quotidiano argentino “Clarin”, ma l’accordo non viene trovato: Mafalda avrà fortuna come fumetto, ma per altre strade. La ditta di elettrodomestici da sponsorizzare apparteneva alla famosa “Siam Di Tella”, quella stessa “Siam” fondata a Buenos Aires nel 1910 dal capracottese Torquato di Tella, uno tra i più grandi industriali argentini del Novecento, presso la cui ditta trovarono lavoro tanti compaesani emigrati in quel Paese sudamericano.

Negli anni Sessanta del secolo scorso, saranno gli eredi, i figli Torcuato e Guido, a condurre l’azienda.

Nel caso in cui si fosse concretizzato l’accordo di sponsorizzazione, oggi potremmo tranquillamente affermare che anche in Mafalda c’è un “pizzico” di Capracotta: ad ogni modo un altro tassello è stato aggiunto a quell’immenso puzzle che amalgama la storia, vita e curiosità dei capracottesi sparsi per il mondo.

Paolo Trotta