Don Carmine Nicola Caracciolo, il viceré “capracottese” del Perù spagnolo

Capracotta è, come ben sappiamo, terra di emigrazione. Il primo “capracottese” a sbarcare sulle coste americane, però, è stato un nobiluomo con un incarico prestigioso: don Carmine Nicola Caracciolo di Santobuono, patrizio napoletano, conte di Capracotta e primo viceré non spagnolo del viceregno del Perù.

Don Carmine Nicola Caracciolo nasce a Bucchianico da una delle più importanti famiglie aristocratiche del Vicereame di Napoli nel 1671. Nel 1694, viene nominato Grande di Spagna di prima classe. Gran Siniscalco a Napoli e ambasciatore spagnolo a Venezia, nel 1707 è costretto ad abbandonare la città partenopea per la sua fedeltà ai Borbone di Spagna. In quell’anno, infatti, il Vicereame passa sotto il controllo della Corona d’Austria: don Carmine viene esiliato e le sue proprietà gli vengono confiscate.

Nel 1711, il re di Spagna Filippo V lo nomina viceré del Perù: è il primo uomo politico non spagnolo a ricevere questo prestigioso incarico. Arriva a Lima il 5 ottobre del 1716, ampiamente celebrato dagli uomini di cultura del tempo, con un obiettivo preciso: porre fine al contrabbando francese, in qualche modo protetto e incoraggiato dal suo predecessore, Diego Morcillo Rubio de Auñón.

Don Carmine resta in Sudamerica per circa quattro anni. È un periodo importante per il Perù.  I missionari cattolici penetrano sulle montagne, costruendo numerosi conventi. I padri Camilliani, in particolare, fondano la prima comunità d’Oltreoceano proprio grazie alla sua presenza. Nel 1715, il padre camilliano Giovanni Muñoz de la Plaza e un suo confratello avevano chiesto al Caracciolo di condurli con sé in quelle terre lontane. Don Carmine aveva acconsentito con molto piacere «per la devozione al santo fondatore Camillo de Lellis e perché è mio compaesano». Un’epidemia colpisce 60.000 indigeni. Il 15 agosto del 1719 si registra la prima eclissi totale di sole avvenuta nella capitale peruviana dall’arrivo degli Spagnoli. Un decreto reale proibisce di marchiare a fuoco gli schiavi neri. Don Carmine, tuttavia, non riesce a sradicare il fenomeno del contrabbando. Fallisce anche nel tentativo di eliminare l’istituto della “encomienda”, il principale strumento spagnolo di colonizzazione del Nuovo Mondo, che, a causa dei continui abusi da parte degli encomenderos, finiva per sfruttare in maniera disumana il lavoro degli Indios. Il re, infatti, non accoglie la richiesta.

L’incarico di viceré termina  nel 1720. Muore a Madrid il 26 luglio del 1726 all’età di 55 anni.

Il suo nome completo è: Don Carmine Nicolás Caracciolo, quinto príncipe de Santo Buono,octavo duque de Castel de Sangro, duodécimo marqués de Buquianico, conde de Esquiabi, de Santobido y de Capracota, barón de Monteferrato, Castillón, Belmonte, Roca Espinalberti, Frainefrica, Grandinarca y Castelnuovo, señor de Nalbeltide y de la ciudad de Auñón, y grande de España de primera clase.

Francesco Di Rienzo