Capracotta e i Sanniti

Il territorio di Capracotta si trova al centro di una più vasta area compresa tra l’alta Valle di Sangro e l’alta Valle del Trigno che, in epoca protostorica (età del ferro), ha visto nascere una Nazione che non ebbe eguali nella storia: quella Sannita. Dalle sorgenti del Sangro alle sorgenti del Trigno e del Verrino con gli attuali comuni di Agnone e Pietrabbondante, e la Valle del Sente, con Castiglione e Schiavi: fu questo il cuore della culla della Comunità genetica della Nazione federata più potente d’Italia dal VI al IV secolo a. C., la potenza che Roma dovette affrontare per strutturarsi e grazie alla quale poté diventare impero.

La “sella” appenninica dove oggi si adagia il paese di Capracotta, è uno dei più importanti valichi appenninici tra centro e sud della penisola insieme a quello di Rionero Sannitico, del Guado 7 Porte e di S. Pietro Avellana. Tutti guardati da cinte murarie megalitiche antichissime (dette pelasgiche) sulle quali si adagiarono successivamente quelle sannitiche. Sin dalle origini della pastorizia, chi controllava questi valichi controllava traffici di animali e uomini vitali per ogni tribù appenninica che volesse possedere un certo quantitativo di animale e, dunque, essere ricca e potente.

I ritrovamenti archeologici citati normalmente dalle guide turistiche sono importanti ma sono ben poca cosa rispetto alla enormità di reperti sepolti e affioranti tra Guado Liscia, Monte Cerro, Monte S. Nicola, Monte Campo, Guastra, Monte Forte, Civitelle di Agnone ecc. Tutto sepolto, sconosciuto, ignorato.

Qui nacque la Nazione e qui, dopo trecento anni di lotte per la libertà, accadde il genocidio e, con esso, la cancellazione di queste terre dalla storia, così come volle Lucio Cornelio Silla. Il dittatore romano tentò con tutti i mezzi – e vi riuscì in gran parte – di far dimenticare i nomi dei luoghi e dei Monti che avevano generato la formidabile stirpe che aveva umiliato Roma e che, più volte in tre secoli, aveva messo in forse persino la sua esistenza. Un popolo che amò la libertà più della stessa sua sopravvivenza. Una Nazione che meriterebbe oggi di risorgere nella memoria almeno di quanti hanno avuto la fortuna di vedere la luce nei medesimi, meravigliosi luoghi che tenero a battesimo la sua potenza.

Nicola Mastronardi