Antonio D’Andrea processa Dante Alighieri

L’Associazione “Vivere con cura” ha organizzato una serie di incontri su Dante e la Divina Commedia per la primavera dell’anno 2021 in occasione delle celebrazioni del settimo centenario della scomparsa del Sommo Poeta. Gli appuntamenti sono quattro (8 e 22 maggio, 12 e 26 giugno) sui seguenti temi: sommi poeti e somme poetesse, profeti e profetesse, evviva le eresie, identità maschile e femminile. Riceviamo, al riguardo, questo testo da Antonio D’Andrea che volentieri pubblichiamo.

Quest’anno siamo investiti, quasi come il Covid, dalla pandemia su Dante. L’Italia è diventata un… Dantificio.

Nel novembre del 2020 ho letto un primo articolo che mi aveva colpito e incuriosito e così, durante la terza ondata del Covid, mi sono fatto letteralmente un’abbuffata di letture e video su Dante. Però mi si sono rizzati i capelli a vedere tanta retorica e tanta assenza di spirito critico. Per cui, dopo che per anni ho condotto le mie letture, ne ho tratto delle conseguenze sia sulla sua vita e opere sia sulla sua visione del mondo. Chiaramente è la mia visione soggettiva. Frutto, ripeto, del mio percorso culturale ed esistenziale cresciuto tra i movimenti (culturali, esistenziali e politici -dal basso) pacifisti, ecologisti, femministi e di maschi che si interrogano sulla propria identità e differenza).

A marzo Ennio Di Nucci mi ha declamato alcune terzine della Divina Commedia, dicendomi che ne conosce tante a memoria. Da circa 40 anni legge e studia Dante. Quasi si schernisce perché ha fatto solo le elementari. Ma ammira tanto Dante e la sua Commedia.

E così gli ho proposto di realizzare una serie di incontri a cui ha aderito con convinzione. Ogni incontro sarà dedicato a un tema mettendo a “confronto” Dante con altri uomini e donne, quasi tutte poco conosciute.

Vuol quindi essere un “processo” in cui Ennio declama e “difende” Dante e la Commedia, invece il sottoscritto svolge il ruolo di critico implacabile, Guastafeste si sarebbe detto una volta, con il desiderio di stimolare la riflessione sui tanti temi e sentimenti che un’opera come la Commedia suscita.

Infine vorrei che questi incontri, da organizzare magari all’aperto possibilmente con tutte le precauzioni igienico- sanitarie, fossero quasi un cabaret/teatro si possa ricreare un’atmosfera medievale con tanto di scenografia, musiche e quant’altro. Sempre con l’Arte di arrangiarsi e fare/essere in prima persona. E non ultimo rileggere Dante con la “gnignera” di chi è nato in montagna come il sottoscritto, che guarda ai fenomeni troppo pompati con una certa e sana diffidenza. Vediamo cosa ne uscirà fuori.

Antonio D’Andrea

Associazione “Vivere con Cura”