Il disastroso incendio dei covoni a Capracotta (4 settembre 1921)

Incendio Capracotta 1921

La foto è l’unica testimonianza di un disastroso incendio di covoni pronti per la trebbiatura, avvenuto il 4 settembre 1921. Dalla direzione delle fiamme e del fumo, si nota che spirava un forte vento da sud, il fumo alto e denso ha coperto la parte finale di Monte Campo e si notano in lontananza le mura del cimitero.

Oltre il bel tetto in primo piano con “lice” e comignoli lo sguardo spazia sulla zona dell’incendio che è delimitata a destra dal tratturello che lambendo il Prato di Conti e il Casino di Campanelli, proseguiva scollinando e seguendo ad una certa distanza il corso del Verrino, attraversava la contrada di Santa Croce, raggiungeva la contrada di San Quirico per poi risalire verso Agnone.

Dalle cronache si apprende che l’incendio scoppiò, verso mezzogiorno, probabilmente per l’imprudenza di qualche fumatore, nelle adiacenze della trebbiatrice elettrica. Andò distrutta quasi tutta la produzione annuale di grano di Capracotta lasciando nella disperazione gran parte degli abitanti. Nonostante l’allarme immediatamente dato, l’incendio si sviluppò fulmineamente e in circa venti minuti la zona diventò un’immane fornace. La gente disperata accorse sul luogo del disastro per cercare di salvare il prodotto del lungo lavoro che doveva assicurare il pane per l’imminente freddo inverno. Mario Venditti di Pasquale, di anni 72, nel tentativo di salvare il proprio grano riportò in varie parti del corpo scottature guaribili in 40 giorni; purtroppo, nonostante la generosa opera di molti giovani e anche dei carabinieri, si potettero sottrarre alle fiamme solo alcune centinaia di covoni e la preziosa trebbiatrice elettrica. Alle fiamme seguirono dense colonne di fumo; l’interno delle biche di covoni bruciando più lentamente, farà durare l’incendio per altri 2 o 3 giorni e tutti temettero che il forte vento potesse innescare nuovi incendi nei numerosi fienili. Il danno fu valutato intorno alle quattrocento mila lire.

Immediatamente fu costituito un comitato che invitò mediante un manifesto i cittadini che non avevano subito danno a elargire sussidi in danaro e in grano; lo stesso manifesto fu inviato a tutti gli onorevoli della Provincia ed anche fuori, a molti proprietari di pecore di Foggia e San Severo che utilizzavano in estate i pascoli di Capracotta. Affluirono molti sussidi solo da parte di Enti e di privati e dalla segreteria di Stato del Vaticano che stanziò subito 5.000 lire.

Molte furono le personalità che dopo l’incendio visitarono Capracotta tra i quali anche il Prefetto: tutti dichiararono che avrebbero fatto pressioni sul governo per un immediato e sostanzioso intervento. Ma le pressioni non produssero alcun risultato: dal ministero dell’industria arrivò una comunicazione di mancanza di fondi; dal ministero delle Finanze la bocciatura della richiesta di cedere un quantitativo di grano a prezzo di favore e dal Ministero degli Interni arrivò l’esiguo aiuto di 2.000 lire talmente ridicolo al punto che qualcuno premeva per rimandarlo indietro. Altra delusione arrivò dai vertici del Consorzio Agrario di Campobasso che inviarono 350 quintali di grano per la semina sperando che tale grano fosse poi pagato dal Governo, invece poco dopo arrivò al Sindaco un invito a saldare il conto.

Capracotta superò, tra mille difficoltà, anche questa emergenza.

Domenico Di Nucci

Fonte: AA.VV., Capracotta 1888-1937. Cinquant’anni di storia cittadina nelle foto del Cav. Giovanni Paglione, Amici di Capracotta, Tipografia Cicchetti, Isernia, 2014