Carià l’acca che ll’ récchie

Angelo Poliziano e Lorenzo il Magnifico

Carià l’acca che ll’ récchie. Portare l’acqua con le orecchie. Questa espressione paesana l’ho ricordata leggendo un testo recente “I Medici” dello scrittore inglese Paul Strathern, studioso del Rinascimento italiano, che riporta quanto segue: nel 1479, poiché Firenze era minacciata dall’esercito di Napoli e dalla peste, Lorenzo dei Medici inviò la propria famiglia a Pistoia insieme all’amico poeta Agnolo Poliziano.

Questi scriveva spesso a Lorenzo per raccontargli le gioie della vita in campagna, oltre ad evidenziare la gentilezza e la generosità dei locali, fino a dire che questi “se avessimo bisogno d’acqua, la porterebbero con le orecchie, se non ci fosse altro modo”.

Questa espressione collocata in altra epoca, in diverso ambito geografico, sociale, culturale, vuole indicare la più ampia disponibilità da parte di individui, animati dal desiderio di esprimere i più vivi e sinceri sensi di amicizia e devozione verso qualcuno, tanto da compiere cose molto difficili se non impossibili, al limite dell’inverosimile nei riguardi di amici; in assenza di altre modalità e in caso di necessità, ovvero trasportare acqua con le orecchie; ma quante poche gocce possono immaginarsi contenere la cavità della conca delle orecchie? Numero microscopico di fronte alla grande dimostrazione di rendersi utile nel bisogno verso gli altri.

Anche se nel detto capracottese si potrà intravedere eventuale altro significato, comunque stupisce leggere i termini acqua e orecchie riportati nell’espressione dell’epoca e ripetuti a distanza di oltre 500 anni da parte della nostra gente.

Sembra incredibile che, dopo tanti secoli, si ripetano gli stessi termini in un detto popolare, quasi a significare la conservazione, nel trascorrere del tempo, nella memoria degli uomini, di espressioni che, anche se si volesse intravedere diversa interpretazione di queste, rappresentano, alla fine, un modo di avvicinamento, nella storia umana, tra le distanze dei popoli.

Piace concludere queste brevi considerazioni, non per mero spirito campanilistico, ma per consolidata…certezza, che anche per il detto capracottese si debba riconoscere lo stesso significato dato dal poeta Poliziano, allorquando questi fa riferimento alla gentilezza e generosità dei toscani certamente non inferiore a quella nostra, insieme a tante altre virtù, che spontaneamente si manifestano in caso di richiesta di aiuto da chi versa in difficoltà.

Acqua e orecchie a Pistoia nel 1479, acqua e orecchie a Capracotta nel 2021.

Felice dell’Armi