«Fra queste spiccava una bella donnetta -una contadina di Capracotta– con un visetto regolare e dolce da madonna, lavata male»

Fototessere di emigranti capracottesi tratte dall’archivio del Cav. Giovanni Paglione

«…fra queste spiccava una bella donnetta – una contadina di Capracotta – con un visetto regolare e dolce da madonna, lavata male…» (pag. 49).

«La bella contadina di Capracotta si rivoltava come uno scoiattolo…» (pag. 146).

«Ad ogni sprazzo di luce m’appariva nella folla qualche viso conosciuto…. Lì sotto la faccetta rotonda della contadina di Capracotta…» (pag. 164).

«Uno di questi era diventato addirittura canuto spettacolo per la contadina di Capracotta… nonostante la presenza d’un lungo marito barbuto» (pag. 194).

«Alcuni passavano saltellando…i bimbi piangevano… e la madonnina di Capracotta… e la povera vedova!» (pag. 292)

Sono i cinque brani, i soli in tutto il libro, dove compare il nome di Capracotta.

“Sull’Oceano”, un romanzo pubblicato nel 1889 dove Edmondo De Amicis descrive un suo viaggio tra Genova e Montevideo effettuato nel 1884 sul piroscafo “Nord America” (nel libro “Galileo”): è l’unico testo nel quale affronta il tema dell’emigrazione, discostandosi completamente dall’opera per la quale è universalmente riconosciuto, il libro “Cuore”, apparso nel 1886. 

Nel testo ha un ruolo predominante la partecipazione emotiva dello scrittore nei confronti degli emigranti, tormentati da un mix di nostalgia e rimpianto per l’abbandono del luogo natio, ma anche pieni di speranza per una vita migliore nel paese di adozione che stanno per raggiungere, emerge in pieno il grande risentimento nutrito nei confronti della “patria che li ha traditi”, ma è anche tanto forte la voglia di riscatto, pregustando giorni migliori.

Nei capitoli che si susseguono per le 300 pagine dell’opera, vengono narrate le condizioni degli emigranti costretti, per la maggior parte, a vendere quasi tutto ciò che era in loro possesso, per l’acquisto di un biglietto di terza classe, al quale affidare le speranze di condizioni di una vita degna di essere vissuta.                       

I temi trattati, che ritroveremo purtroppo in maniera identica anche nelle generazioni successive, includono la condivisione delle stesse miserie vissute dagli altri passeggeri, la forzata promiscuità, la noia mortale per un immobilismo dovuto ad un viaggio che pare non dover mai finire.

I problemi non cambiano: fame, miseria, malattie, ignoranza, carenze igieniche, sono lì a portata di mano e di naso, ma si scorgono segnali di speranza e di ottimismo per una situazione che potrebbe evolvere in positivo.

Nel leggere il testo, il pensiero andava alle tante testimonianze che furono raccolte nper il nostro libro “A la Mèreca: storie degli emigranti capracottesi nel Nuovo Mondo”: in particolare a quella di mio nonno Silvio (nato proprio nel 1889, anno in cui appare il libro), emigrato una prima volta nel New Jersey e in seguito in Argentina.

Sarebbe oltremodo interessante riuscire a scoprire chi fosse la «bella donnetta con visetto di Madonna, lavata male», che si imbarcò partendo da Capracotta per il Nuovo Mondo!

È un testo che consiglierei soprattutto ai più giovani: tra una chat e un selfie, un filmato su Tik Tok e una serie di foto su Instagram, avrebbero la non comune opportunità di poter conoscere realtà che insegnerebbero molto di più di consigli, raccomandazioni o prediche, che spesso e volentieri non sortiscono alcun riscontro positivo.

 

Paolo Trotta