«Nell’ultimo secolo, Capracotta ha dato oltre mille sarti e sarte alla sartoria del mondo»

Le aspirazioni di un allievo sarto e i suggerimenti di un maestro sarto. Nella rubrica “Da Grande vorrei…” della trasmissione “Unomattina in famiglia”, andata in onda stamattina su Rai 1, il conduttore Tiberio Timperi ha intervistato due capracottesi: il giovane Carmine Trotta e Sebastiano Di Rienzo, simbolo della sartoria italiana nel mondo.

Subito dopo l’intervista, Carmine Trotta e Sebastiano Di Rienzo si sono intrattenuti a parlare di Capracotta con il colonnello in congedo dell’Aeronautica Militare Francesco Laurenzi, che cura la rubrica sulle previsioni meteorologiche del programma televisivo, e il professor Francesco Sabatini, ospite della rubrica “Pronto soccorso linguistico”, perché entrambi conoscono molto bene la nostra cittadina per motivi diversi: il primo per aver partecipato a una giornata di studio sulla meteorologia svoltosi a Capracotta il 27 dicembre del 2018 presso la sala convegni dell’Hotel Capracotta; l’altro per essere originario di Pescocostanzo.

Pubblichiamo di seguito la trascrizione integrale dell’intervista di stamattina ai nostri due compaesani.

Tiberio Timperi: Un simpatico ragazzo molto elegante. Quindi, già un’idea di quel che vuole fare da grande… Però, andiamo con ordine. Buongiorno, nome, cognome, età.

Carmine Trotta: Buongiorno, mi chiamo Carmine Trotta e ho 21 anni.

Tiberio Timperi: Da?

Carmine Trotta: Capracotta.

Tiberio Timperi: Molise?

Carmine Trotta: Sì.

Tiberio Timperi: Capracotta, Max Orsini Varaldo, Alberto Sordi? Vi avranno massacrato… Molise, terra bellissima. Allora, cosa vuoi fare da grande?

Carmine Trotta: Da grande vorrei fare il sarto.

Tiberio Timperi: Da grande? Sei già grande, ventun anni… E la prima volta che hai avuto la percezione di quello che volevi fare?

Carmine Trotta: La prima volta è stata in seconda media grazie anche a mia mamma che è stata sempre una grande appassionata di moda. E poi alle Superiori, tramite l’esperienza di alternanza scuola-lavoro, ho dato un pochino di più sfogo alla mia creatività presso una camiceria su misura.

Tiberio Timperi: Scusa, macchine da cucire a pedali a casa, come una volta col mobiletto come si usava?

Carmine Trotta: Sì.

Tiberio Timperi: E hai fatto danni con quella macchina da cucire?

Carmine Trotta: Qualcosa…

Tiberio Timperi: Come ci si prepara per diventare sarti? Perdona l’ignoranza.

Carmine Trotta: Allora, bisogna averlo… (essere, ndr) preparati proprio internamente. È un istinto, fondamentalmente. Non è un’arte che possono praticare tutti.

Tiberio Timperi: E a casa cosa dicono?

Carmine Trotta: A casa sono contenti di questa scelta che ho fatto.

Tiberio Timperi: Tu mi hai detto che- pochi istanti fa ne stavamo parlando- di famiglia c’è una tradizione di formaggi e di insaccati… anche di un certo livello.

Carmine Trotta: Anche di un certo livello, sì certo.

Tiberio Timperi: Tra l’altro ho scoperto che il caciocavallo è molisano e non napoletano come pensavo. Grazie per avermi colmato questa mia lacuna. Ma, parliamo di alta sartoria: c’è chi ha disegnato e cucito così tanti abiti per donne famose tale da diventare la bandiera italiana della sartoria femminile a livello internazionale.

Sebastiano Di Rienzo: L’artigiano perbene, quello vero, è un artista: crea, inventa, sa anche aggiustare. Io voglio rivolgere un invito ai giovani di oggi: guardate che non è un degrado fare l’artigiano, è un valore aggiunto. Con questi petali, le nostre foreste, i nostri alberi, insomma, ecco nei miei abiti c’è sempre l’accostamento Molise- Roma o Capracotta-Roma.

Tiberio Timperi: Buongiorno a Sebastiano Di Rienzo e grazie per aver detto quella cosa: l’artigiano è una cosa bellissima.

Sebastiano Di Rienzo: Buongiorno e grazie a voi.

Tiberio Timperi: C’è una donna nella sua vita che è stata fondamentale a iniziarla a questa arte. Quale? Chi?

Sebastiano Di Rienzo: Mia nonna Pasqualina perché, appena fatta la quinta elementare, bisognava intraprendere un mestiere. E, allora, ci fu in famiglia un consulto e lei esultò dicendo: «Il ragazzo è delicato e deve fare il sarto». E così ho fatto il sarto. E, grazie a lei, mi trovo ad essere sarto…

Tiberio Timperi: Ebbè insomma… noto a livello internazionale. La nonna disse così a 11 anni. Però, poi, lei a 14 anni cosa fece? Dove andò?

Sebastiano Di Rienzo: A 14 anni venni a Roma. E, all’epoca, non potevano fare la carta d’identità prima dei 15 anni. Mi han dovuto fare un foglio di riconoscimento con la fotografia perché potessi… perché a Roma all’epoca c’era ancora, vigeva l’epoca del Fascio che se non avevi documento ti rimandavano a casa., insomma E qui ho iniziato da una sarto-pensate qui la fatalità- da un sarto di Capracotta.

Tiberio Timperi: E ritorna un’altra volta Capracotta…

Sebastiano Di Rienzo: Ma non solo…

Tiberio Timperi: Mi immagino tempi eroici dove si viveva con poco e c’era tanto entusiasmo…

Sebastiano Di Rienzo: Sì, comunque, debbo dire anche una cosa: Capracotta, però, è il paese dei sarti perché nell’ultimo secolo ha dato oltre mille sarti e sarte alla sartoria del mondo. È incredibile, insomma. In tutto il mondo sono i capracottesi che fanno i sarti.

Tiberio Timperi: Bella questa cosa. Come mai?

Sebastiano Di Rienzo: C’è un fatto perché un certo Ciro Giuliano di Capracotta venne a Roma i primi anni del Novecento e fece un grosso successo, ebbe un grosso successo. E quindi, sulla scia di questo ambasciatore, tra lui e Gaetano Terreri, sa, come quando tu… anche sugli sci, c’è Tomba che va bene…

Tiberio Timperi: Certo, certo… Allora “Capracotta paese dei sarti” sotto la targa quando uno entra in paese. Torniamo a lei. Dopo vari apprendistati, nel 1960 ha l’incontro della sua vita. Con chi? E che cosa fece per lui?

Sebastiano Di Rienzo: Nel Sessanta qui a Roma mi presentai in varie sartorie di moda e tutti quanti mi dicevano: vabbè, vediamo un attimo- era di settembre-appena inizia il lavoro cominciamo, ti chiameremo. Invece, quando andai da Valentino, subito mi disse: «Venga domani a lavorare». Tra l’altro, poi, non andai perché era di martedì. E lì, allora, aveva la sartoria in via Condotti, nella casa dove aveva abitato Guglielmo Marconi: tutte stanze affrescate, una cosa…

Tiberio Timperi: Che cosa faceva? Quale fu il suo primo incarico per Valentino?

Sebastiano Di Rienzo: Ero sarto, in effetti. Però, dopo un anno, il tagliatore andò via e andò da Schuberth. Quindi, per lui… Allora- e questo è un aneddoto simpatico- mi chiamò Valentino con Giammetti- perché Giammetti era già venuto anche all’epoca- e nel loro studio disse: «Sebastiano, sa, le vogliamo dare la carica di tagliatore modellista». Io dissi: «No, vorrei parlare con la signorina Lina». Allora, lui mi disse: «Ma cosa c’entra Lina, Sebastiano, le va di spunticchiare tutta la vita?». Allora, io non volevo dare un torto al maestro. Era perché volevo sincerarmi, con la signorina Lina, se ero all’altezza di fare il… perché avevo solo vent’anni, non avevo neanche vent’anni.

Tiberio Timperi: E vabbè, però, Sebastià, il talento non ha età e ogni volta uno si deve sentire impreparato quando sale un gradino però carico di passione e entusiasmo e poi ce la fa. Di Rienzo, veniamo poi al suo atelier che ha avuto personaggi come la Pampanini, le Kessler, Virna Lisi, Pupella Maggio. Lei sobrio, discreto, silenzioso. Però, chi è che le ha dato più filo da torcere?

Sebastiano Di Rienzo: Guardi, con sincerità, il filo da torcere me lo dava Valentino quando facevamo le collezioni per le sfilate. Un aneddoto di un cappottino: dieci volte l’ha voluto vedere per l’orlo che non gli piaceva. E dai, io dai che dicevo «poi stirandolo signor Valentino…». «No, no, lo voglio rivedere…». E, alla fine, sapete cosa ha fatto il capo reparto dove io dirigevo? Ha messo intorno all’orlo un cartoncino per farlo reggere tutto un po’… dritto. E, allora, Valentino dice: «Finalmente, ah, adesso è perfetto».

Tiberio Timperi: Sebastiano, l’eleganza è fatta di particolari. Io vedo qui il nostro regista, Marco Aprea, allevato alla scuola di Michele Guardì, che, a volte, c’è un particolare che coglie solo lui e però poi fa la differenza. Sinteticamente, Sebastiano, che cos’è per lei l’eleganza?

Sebastiano Di Rienzo: Ma, intanto, sia l’eleganza sia la raffinatezza… Come si fa proprio a spiegare? Non si può spiegare.

Tiberio Timperi: Perché ci sono delle persone che puoi mettergli addosso qualsiasi consa e sempre ineleganti restano…

Sebastiano Di Rienzo: Esatto, allora, io penso che sia una mia frase. Io ho detto che eleganti si nasce. Guardate, non si possono spiegare alcuni passaggi di raffinatezza… Non è spiegabile, ecco. L’eleganza non è spiegabile: o si ha o non si ha.

Tiberio Timperi: O ce l’hai o non ce l’hai. Di Rienzo, adesso la moda è uno dei settori trainanti del nostro Paese, che, come dire, se la deve vedere con delle realtà sovranazionali che offrono prezzi imbattibili con moda basic. E, allora, come ci si può ritagliare un proprio spazio in questo mercato molto agguerrito?

Sebastiano Di Rienzo: Ma guardate: fare la moda per bene, la raffinatezza come dicevamo prima, è facilissimo. Noi abbiamo i nostri sarti che, settimanalmente, vanno all’estero a provare per grandi capi di Stato, eccetera. E pensate che non hanno gente per soddisfare tutta la clientela che hanno. Quindi… Ma, oltre a questo, possono mettersi per conto loro perché c’è lavoro per tutti e, in più, addirittura, anche le industrie. C’è una carenza perché, prima, le industrie attingevano nell’artigianato. Adesso, c’è una carenza che, addirittura, cercano disperatamente questi sarti.

Tiberio Timperi: Carmine, approfitta del maestro.

Carmine Trotta: Sì, allora, una domanda al maestro: se la cliente fosse donna, come potrei consigliare la giusta linea per lei senza che ci rimanga male?

Sebastiano Di Rienzo: Ma, intanto, Carmine devo farti un complimento perché tu vieni da una scuola che è una delle migliori, posso dire, che c’è al mondo. E, quindi, non hai problemi di questo. Però, è naturale: ci vuole un po’ di esperienza. Pian piano acquisirai tutto il dovuto che ti serve per contattare una cliente. Non è tutto semplice nella vita, però, insomma ne sono convinto che, con la tua già piccola esperienza, puoi già fare tanto.

Tiberio Timperi: Beh, la benedizione c’è stata. Carmine, tu preferisci vestire uomini o donne?

Carmine Trotta: Donne.

Tiberio Timperi: Ed è più facile vestire una donna o un uomo?

Carmine Trotta: Dipende.

Tiberio Timperi: Da Cosa?

Carmine Trotta: La donna ha un corpo totalmente diverso da quello dell’uomo. Ovvero, alcune prove so che vanno fatte la stessa ora dello stesso giorno anche a distanza di settimane perché, nell’arco della giornata, il corpo di una donna può variare.

Tiberio Timperi: Perché fai proprio tutto azzeccato azzeccato…

Carmine Trotta: Sì, alcune donne amano vestire in modo molto aderente e, di sicuro, il vestito le sta bene la mattina ma la sera alcune volte no.

Tiberio Timperi: Quindi, molta attenzione al particolare. Il colore da puntare sul 2023, per te, qual è?

Carmine Trotta: Secondo me, è il nero. Rimango molto sul classico.

Tiberio Timperi: Del resto, sei vestito in questa maniera. Allora, Carmine, veramente buona fortuna. In bocca al lupo e viva Capracotta, bistrattata all’epoca da un film ma in maniera molto simpatica, sia chiaro. Grazie a Sebastiano Di Rienzo per tenere alto il vessillo della sartoria italiana nel mondo.

Sebastiano Di Rienzo: Grazie a voi, grazie di tutto. Buona giornata.