A Capracotta con due PAT

Un rivoluzionario tipo di monopattino? Una frase in codice per non far capire che si parla di due bellissime ragazze? Una forma alternativa di patteggiamento? Nulla di tutto questo!

I Prodotti Agroalimentari Tradizionali (appunto i PAT, significato dell’acronimo), sono inclusi in un elenco che inizia alla fine del secolo e millennio scorso, dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (c’è stato bisogno addirittura di un referendum per allungare il brodo, non bastava infatti Agricoltura e Foreste!), elenco stilato in collaborazione con le Regioni.

Ad oggi ammontano ad oltre 5200 i PAT italiani, 159 si trovano in Molise (dati del 2019) e tra questi 2 riguardano il nostro bel paese: il “Pecorino di Capracotta” e “La Pezzata”.

Per far parte di questo olimpo di eccellenze, devono essere: “prodotti ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai 25 anni”.  

Essendo prodotte in quantità limitate e in territori ristretti, queste specialità di nicchia, incontrano, come al solito per ogni prodotto italiano, varie difficoltà in sede di Unione Europea (emblematica la guerra al “casu marzu”, il formaggio con i vermi, col quale, per secoli, si sono nutriti i pastori e buona parte dei sardi, oggi fuori legge, per non irritare il delicatissimo apparato digerente dei burocrati europei!).

Non potendo quindi rientrare nella DOP e nell’IGP, il Ministero (quello lungo), ha delegato il compito di valutare se un prodotto possa o meno entrare nei PAT, alle Regioni, mantenendo il potere di controllo e l’osservanza delle varie classificazioni a seconda delle diverse categorie:

– prodotti lattiero-caseari;

– prodotti a base di carne;

– prodotti ortofrutticoli e cereali;

– prodotti da forno e dolciari;

– bevande alcoliche, distillati.

In ogni caso, quale che sia o potrà essere la classificazione, Pecorino e Pezzata, inconfondibili e indissolubilmente legati a Capracotta, non temono confronti nel proprio rispettivo settore, ma garanti la bontà e genuinità degli stessi, nulla potranno sigle, classificazioni, ministeri lunghi o burocrati con la puzza sotto al naso, di fronte ad una realtà che non si può nascondere, cloroformizzare, plastificare o rendere transgenica.

Paolo Trotta