I giorni della Vecchia

Nuvole sulla Terra Vecchia (Foto Paolo Conti)

In questo mondo spietatamente tecnologico, in nome di un’equivoca e malintesa esigenza di civiltà, c’è sempre meno spazio per la fantasia. I modi di vivere sono mutati profondamente e lentamente tutto un patrimonio culturale basato sull’esperienza si dissolve nel nulla. Oggi le previsioni del tempo sono conseguenza di fotografie trasmesse dai satelliti, di elaborazioni elettroniche, di modelli matematici; un tempo, da padre in figlio, si tramandava tutto un bagaglio di nozioni, di osservazioni, di leggende.

La tradizione, nel tentativo di dare comunque una spiegazione ad ogni fenomeno, attribuiva anche ai mesi un carattere che in parte rifletteva le predominanti condizioni climatiche dei suoi giorni: aprile dolce, febbraio corto e fetente, marzo pazzo. Però, come in tutte le cose di questo mondo, spesso erano le eccezioni a solleticare la fantasia, alla ricerca di spiegazioni che oggi possono essere riviste con un sorrisetto malizioso. E’ ancora viva nella nostra cultura la simpatica e piacevole spiegazione riguardante le variabili condizioni meteorologiche dei primi giorni di aprile.

Narra la leggenda, che un’arzilla vecchina viveva in una casupola e traeva di che vivere da un piccolo gregge. Non si sa perché e non si sa come, ma marzo, il pazzo, decise che quella vecchina dovesse morire in uno dei suoi giorni; però anche la vecchia, avendo consultato una strega preveggente, sapeva che doveva guardarsi dai capricci di marzo e così evitava perfino di uscire dalla casupola non fidandosi affatto né del cielo sereno, né delle nuvole sparse. E più la vecchia si salvaguardava, più marzo si accaniva e giù acqua e sole, vento e saette a ciel sereno. Alla fine marzo, esasperato, impotente e furioso che mai, si recò da aprile, e tanto fece e tanto disse che lo convinse a prestargli almeno 5 giorni. La vecchia non seppe dell’imbroglio e fiduciosa, proprio il 5 d’aprile, portò le pecore al pascolo; finì i suoi giorni in un’apocalittica tempesta!

Ma marzo, pazzo com’era, si dimenticò di restituire al dolce aprile quanto avuto in prestito e tanto meno il dolce aprile si azzardò mai di reclamare indietro quanto prestato ed ecco che quei giorni, prolungamento di marzo, sono ancora oggi indicati come i giorni della vecchia.

Domenico Di Nucci