La promessa (mantenuta) di Angelo Santilli a santa Lucia

La cappella di santa Lucia costruita dall’emigrante capracottese Angelo Santilli al Vinalar

Il capracottese Angelo Santilli, emigrato in Argentina, costruisce nel 1902, nel quartiere del Vinalar a Santiago del Estero, una cappella in onore di santa Lucia per ringraziarla di avergli ridato la vista. La vicenda è narrata da un altro nostro compaesano d’Argentina, Orestes Di Lullo (1898- 1983) nel suo volume “Templos de Santiago del Estero”. Il testo che pubblichiamo di seguito ci è stato inviato dal nostro amico Antonio Virgilio Castiglione, discendente di quel Giovanni Castiglione nato a Capracotta nel 1857 e successivamente emigrato in Argentina.

Un caso di intima devozione fu la costruzione della cappella di santa Lucia nel Vinalar. Il Vinalar fu popolato da un nucleo di coloni italiani e spagnoli che aravano la terra, piantavano e raccoglievano in pace. Un luogo inospitale fu trasformato in un giardino. Meraviglia degli occhi furono queste campagne colme di frutti, questi appezzamenti di verdure tenere e succose, questi vivai di tutti gli ortaggi, questi terrazzamenti di melica e i vigneti senza fine, tra fichi, melograni e palme.

A Vinalar, viveva Angelo Santilli. Un giorno, accendendo un forno a legna, perse la vista. E invocò la protezione di santa Lucia, alla quale promise di innalzare con il proprio sacrificio una cappella. Infatti, agli inizi di questo secolo, è stata inaugurata tra amici e parenti la vecchia piccola cappella nel Vinalar, a somiglianza della cappella di Antilo che ordinò di costruire Francesco Gomez, il quale vestiva con calzoni da gaucho, ushutas (sandali in pelle tipicamente sudamericani, ndr) e capelli intrecciati pur avendo molto denaro e vivendo con persone di questo secolo. Però, lo sforzo di Angelo fu superiore e più nobile. Egli regalò il suolo, fabbricò i mattoni e costruì la cappella. Aveva recuperato la vista e aveva mantenuto la sua promessa.

Io ho conosciuto Angelo. Era piccolo, magro e di una semplicità dolce e benevole. Mi ricordo che aveva una barbetta alla “Francesco Giuseppe” (imperatore d’Austria, 1830-1916, ndr) che orlava la faccia e che, quando veniva in città a trovare i suoi amici, montava un cavallo bianco, dalle cui bisacce ripiene tirava fuori le primizie di frutta più diverse del suo terreno per la gioia del palato dei bambini che erano soliti aspettarle con entusiasmo. Un giorno, Angelo morì. E, come per magia, quel giardino che era il Vinalar iniziò la sua decadenza. La Cappella di santa Lucia del Vinalar è diventata pubblica nel 1932. Però, dal 1947, se ne costruisce un’altra nelle vicinanze.

Così, dopo 400 anni, si erige in Santiago una cappella sotto l’invocazione di santa Lucia, dato che, secondo alcuni documenti, dalla fondazione della nostra città c’era una cappella con questo nome, che occuparono i gesuiti, per cui nel 1777 si designa la Chiesa della Compagnia di Gesù “vice- parrocchia della città di Santiago col nome di santa Lucia”.

Questa Vergine, che pregando presso la tomba di santa Agata ha ottenuto la guarigione di sua madre, fu una delle giovani cristiane di quel periodo infelice dell’Impero di Diocleziano che preferirono morire prima di abiurare la propria religione e la propria fede.

Il 13 dicembre si celebrano i festeggiamenti di santa Lucia. Quell’oratorio famigliare si è trasformato in un luogo di pellegrinaggi numerosi e appassionati. Dall’anno 1943, i fedeli, concentrandosi nell’angolo della chiesa della Madonna della Mercede e la piazza Belgrano, di buon’ora, si dirigono a piedi fino alla cappella del Vinalar, dove assistono alla messa, alla funzione solenne e alla processione della sera.

In questo modo, dopo quattro secoli, è stata ricostruita una devozione a Santiago, quella di santa Lucia.

Orestes Di Lullo

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