La «chiesa maggiore» di Santa Maria di Capracotta

Il portale rinascimentale dell’antica chiesa di santa Maria di Capracotta

Il 13 ottobre del 1495, i maggiorenti della comunità capracottese stipulano un accordo con gli amministratori comunali di Agnone per proteggere la vita e i beni di tutti i capracottesi dalla minaccia militare degli eserciti aragonesi e francesi in guerra tra loro per il predominio sull’Italia Meridionale. Agnone, a quell’epoca, è una «città reginale» perché appartiene direttamente alla regina Giovanna III d’Aragona. E, come tale, possiede una robusta fortificazione urbana, truppe e artiglierie. Capracotta è un borgo in rapida crescita grazie ai benefici della transumanza ed è sottoposto al dominio feudale della famiglia d’Evoli. Tale accordo è contenuto in un atto notarile su pergamena custodito presso il Fondo Antico dell’Archivio storico del Comune di Agnone.

Il documento è un pozzo di informazioni sulla struttura sociale ed economica della Capracotta in età aragonese. In questa sede, però, voglio soffermarmi sul fatto che, dal rogito in questione, risulta che i cittadini di Capracotta e quelli di Agnone si riuniscono e sottoscrivono l’atto nel luogo più sacro della nostra cittadina: la «chiesa maggiore», cioè l’attuale Chiesa Madre, dedicata in quel tempo “solo” a «santa Maria».

Quest’edificio sacro è ricordato con il medesimo titolo già in un documento notarile del 1488, custodito presso la Biblioteca Emidiana di Agnone, in cui il monastero celestiniano di santa Maria della Maiella di questa cittadina fa trascrivere un rogito del 20 novembre del 1326 per rivendicare i propri diritti sull’ospedale del casale di Croce al Verrino. Tra le righe dell’atto trecentesco, compare per due volte l’«ecclesie Sancte Marie de Capracocta» e, come testimone, un tale «Gualterius Archipresbiter de Capracotta», che è il nome del più antico parroco di Capracotta finora conosciuto.

Oggi, la Chiesa Madre di Capracotta è dedicata a santa Maria in Cielo Assunta. Non conosciamo la data esatta del cambio di denominazione. È probabile che sia avvenuto durante gli anni della Controriforma forse per caratterizzare meglio il culto mariano in paese sotto la spinta pastorale dei primi vescovi di Trivento post-tridentini: Matteo Grifoni, Giovanni Fabrizio Sanseverino, Giulio Cesare Mariconda, Pietro Paolo Bisnetti del Lago, Girolamo Costanzo, Martín de León y Cárdenas, Carlo Scaglia, Giovanni Capaccio, Juan De La Cruz, Giovanni Battista Ferruzza, Vincenzo Lanfranchi e Ambrogio Piccolomini.

Il primo documento pubblico di una certa rilevanza che lo attesta è l’Apprezzo realizzato l’11 aprile del 1671 dal perito Donato Antonio Cafaro per la vendita del feudo di Capracotta dopo la scomparsa senza discendenti del feudatario Vincenzo Delli Monti: «Nel mezzo dell’habitatione della detta Terra vi è la Chiesa Madrice sotto il titolo dell’Assuntione».

Ma il testo dell’architetto Cafaro, allievo della bottega di Cosimo Fanzago, è importante anche perché fornisce una preziosa testimonianza sulla struttura interna della chiesa antecedente a quei grandi lavori di rifacimento e ampliamento che, avvenuti nella prima metà del Settecento su progetto dell’architetto lombardo Carlo Piazzoli per adeguarla al nuovo gusto barocco, ne hanno eliminato ogni traccia: la chiesa, scrive Cafaro, «consiste in una nave (navata) maggiore, e due laterali».

Tuttavia, l’imprenditore capracottese Ermanno D’Andrea è riuscito a scoprire alcune parti dell’antico tempio partendo da una anomalia architettonica: l’attuale campanile, risalente al 1589, è allineato perfettamente sul nord astronomico ma risulta essere spostato di nove gradi rispetto all’asse principale. Al suo interno, D’Andrea ha individuato resti delle vecchie volte, della nicchia della vecchia sede campanaria e di rivestimenti in pietra risalenti al Quattrocento. In pratica, il vecchio campanile è ancora esistente ma interamente ricoperto da quello nuovo.

Ai piedi del campanile, ha rinvenuto un portale di splendida fattura in stile puramente rinascimentale con un bassorilievo, sulla base destra, di carattere evangelico raffigurante una vite con i tralci, simbolo di Gesù Cristo (foto inalto). Questo portale e un’antica parete attigua, anch’essa ritornata alla luce durante le investigazioni dell’imprenditore capracottese, sono perfettamente allineati con il campanile sull’asse nord-sud. E, dunque, appartengono necessariamente al medesimo corpo di fabbrica: l’antica «chiesa maggiore di santa Maria».

Francesco Di Rienzo

Bibliografia & Riferimenti archivistici

AA.VV., Gli accordi militari del 1495 di Agnone, Capracotta e Vastogirardi, Amici di Capracotta, Isernia, 2018

Mons. E. De Simone, I vescovi di Trivento. Da San Casto a Pio Augusto Crivellari, Tecnografica s.r.l., Trivento, 1993

Archivio Jodice d’Enza Capece Piscicelli dei Duchi di Capracotta, Privilegio del Feudo di Capracotta

Fondo Antico dell’Archivio Storico del Comune di Agnone, M. D’Alessio, Summarium hoc ex diplomatibus a praeteritis huius regni regibus benigne ostenti

Fondo Antico dell’Archivio Storico del Comune di Agnone, pergamena n.151