Capracotta-Panicocoli: un viaggio per perditempo

Panicocoli in un vecchio quadro

Panicocoli è l’antico nome di Villaricca, attualmente un Comune dell’area metropolitana di Napoli. Il toponimo deriva dal latino medievale “panicoculus” (da “panis” e “cocus”, allungato in “coquulus”), cioè colui che cuoce il pane, il fornaio. Oreste Conti lo cita in uno dei modi di dire capracottesi nella sua “Letteratura popolare capracottese” del 1911: «Te vieà a paga a Panecuóchele» (vai a pagare a Panicocoli), considerato «un paese poverissimo, anticamente».

Panicocoli si trovava in un territorio completamente pianeggiante e fertilissimo della Campania Felix. Le prime presenze umane risalgono al Neolitico. La prima menzione del borgo risale, invece, all’epoca dell’imperatore romano Costantino: Panicocolum. A partire dal Medioevo, diventa uno dei casali di Napoli: uno dei più periferici a nord-ovest della capitale.

L’ingresso di Panicocoli nel circuito cittadino di Napoli arreca diversi benefici fiscali ai suoi abitanti. Tuttavia, i napoletani restano talmente colpiti dalla collocazione estremamente periferica e dall’evidente cacofonia del nuovo casale da dire «Vaje a Panecuócole» per indicare un viaggio in un posto lontanissimo allo scopo di cercare qualcosa di estremamente raro, quasi introvabile. Insomma, un viaggio completamente inutile, una vera e propria perdita di tempo.

Dalla Capitale, questo modo di dire si diffonde, adattandosi alle culture dei luoghi, nelle altre città e nei Comuni del Regno. Non sappiamo quando e come sia arrivato a Capracotta. È possibile che sia accaduto attraverso gli abitanti della vicina Vastogirardi visto che la famiglia ducale di questa cittadina altomolisana, i Petra, hanno posseduto i diritti feudali su Panicocoli dal 1728 fino all’eversione della feudalità nel 1806. A Capracotta, il modo di dire si arricchisce dell’elemento del pagamento rispetto alla formula originale combinato a un’idea di povertà assoluta del borgo campano che, però, non trova alcun riscontro nella storia di quest’ultimo caratterizzato anzi da una fiorente agricoltura e dalla lavorazione del pane. Ma il significato rimane sostanzialmente lo stesso.

Panicocoli, dal 13 maggio del 1871, ha cambiato il suo nome in “Villaricca” «perché tal nome viene diversamente pronunciato dalla gente idiota, considerando la salubrità dell’aria e dell’immensa ricchezza di cui godono i naturali», si legge in una delibera del Consiglio comunale del 1862, grazie all’impegno di Antonio Ranieri, l’amico del poeta Giacomo Leopardi e deputato della circoscrizione “Stella” che comprendeva elettoralmente la cittadina. 

Oggi, Villaricca è un grosso paese di oltre trentamila anime dell’hinterland napoletano. Perciò, è meglio non mandare più qualcuno a Panicocoli: è già fin troppo abitato…

Il modo di dire è completamente scomparso a Capracotta mentre è ancora diffuso a Napoli.

Francesco Di Rienzo

Bibliografia:

D. Chianese, Paniscoculi, 1902

D. Chianese, I casali antichi di Napoli, 1938

F. dell’Armi, D. Di Nucci, F. Di Rienzo, Ch∂ m’accund∂? Lemmi e motti della parlata di Capracotta, Amici di Capracotta, Tipografia Cicchetti, Isernia, 2016

N. Pirozzi e R. Scarpato, Panicocolo. Storia, tradizioni e immagini di Villaricca, Ci.esse.ti, 1983

D. Santopaolo, Da Panicocoli a Villaricca, Comune di Villaricca, 2009