La giornata si sviluppava d’estate a Capracotta tra vari giochi nelle vicinanze di casa, del quartiere, alla villa, al campo sportivo e a giocare a biliardino nel bar di Bernardo Santilli in piazza Falconi vicino lo Sci Club. Passavamo pomeriggi interi a giocare con sole 20 lire (il costo di una partita): il trucco, tramandato di generazione in generazione, era sempre lo stesso. Dopo aver infilato le 20 lire nell’apposita fessura, si tirava la manopola che faceva scendere le palle e la si bloccava con una “stecca del cremino”.
Si trattava di una piccola asticella di legno che reggeva il gelato e che, una volta terminata la sua funzione, veniva usata per giocare ore ed ore, finché insospettito non arrivava Bernardo che scopriva la tresca e allora era un fuggi fuggi generale… A volte gli arrivava la soffiata da qualche “infame” che voleva giocare al posto nostro oppure dai più grandi che volevano giocare pure loro.
I più scafati giravano con le venti lire e un paio di stecche di cremino, cercando di approfittare dei momenti nei quali Bernardo era impegnato con un grande numero di avventori e si potevano fare partire lunghe e senza paura di venire scoperti.
Non era tuttavia il solo metodo quello della stecca di cremino, personalmente inaugurai proprio a Capracotta la tecnica del tovagliolo di stoffa, posto dentro una delle porte del biliardino: dopo che mamma cominciava a lamentarsi del fatto che le mancavano tre tovaglioli, pensai fosse il caso di smettere onde evitare tristi conseguenze!
Paolo Trotta