Invecchiare oggi: una sfida esistenziale

Nonna Guglielma con zia Nilde in una foto (ricolorata) degli anni Sessanta

Il trascorrere inesorabile del tempo e le difficoltà successive all’evento sismico del 2009 mi hanno suggerito una riflessione sulla mia esistenza; soprattutto dopo che, già molto tempo fa, sono stato costretto a cessare da ogni attività professionale: cui minimamente, solo per passione, avrei voluto continuare a dedicarmi.

Se, infatti, fossi riuscito a rimanere attivo pur essendo oltre i limiti convenzionali della “terza età”, avrei forse potuto riprogrammare qualcosa di una stagione già “avanzata”; al contrario, dopo anni di comprensibile disorientamento e di grande incertezza, senza neppure rendermene conto, mi sono ritrovato immerso nella “quarta età”: del cui percorso non posso più modificare alcunché, a prescindere dagli impedimenti cui accennavo, in primis il sofferto trasferimento di residenza e tanto altro.

È sembrato così, come ho ricordato più volte, che mi sia lasciato avvolgere da una perversa spirale di “nostalgia” nello sconforto di non poter ritornare stabilmente a Capracotta e comunque isolandomi da tutto e da tutti come, in fondo, è stato ed è tuttora una necessità; e sottolineo che in questo travagliato periodo ha pesato sia la grave e invalidante patologia di mia moglie Anna sia, per moltissimo tempo, l’impegnativa condizione di mio fratello disabile, Carlo, scomparso circa due anni or sono.

Nei mesi più recenti mi è tornata in mente una simpatica frase dello scrittore Jules Renard che, quasi fosse vissuto a Capracotta, diceva:

“La vecchiaia arriva all’improvviso, come la neve.

Una mattina, al risveglio, ci si accorge che tutto è bianco”.

Da un giorno all’altro, infatti, ho preso coscienza di essere diventato vecchio perché, in occasione di pur modeste affezioni intercorrenti, ho cominciato a notare un deciso peggioramento delle mie condizioni generali con alcuni, classici inconvenienti dell’età avanzata; e non è certo casuale che antichi studiosi come Publio Terenzio la considerassero una malattia per cui è tuttora famoso il suo aforisma:

Senectus ipsa morbus” (La vecchiaia è, di per sé stessa, una malattia”.

Mi aveva sempre colpito, inoltre, l’espressione scherzosa di mia nonna materna, Guglielma, l’unica che io abbia conosciuto, secondo cui:

“Solo chi sta troppo bene al mondo, ha paura di morire!”

In tutta sincerità, piacerebbe molto anche a me poter dire che non ho timore alcuno della morte e dovrebbe anzi essere la norma per un credente ma, comunque, suonerebbe come velleitaria “presunzione di salvarsi senza merito”; scherzi a parte, provo a cimentarmi anch’io in una serena riflessione sulla vecchiaia non intesa come malattia, ma come preludio naturale al compimento della vita terrena e cercando di non dimenticare il monito evangelico: “Estote parati!” (Lc 12, 40). (Siate sempre pronti!).

Mi ha molto interessato, in questo periodo, la catechesi sulla vecchiaia scritta da Papa Francesco e intitolata “La lunga vita”, un testo su cui mi propongo di meditare attentamente e che richiama un antico trattato sullo stesso tema, il “De Senectute” di Cicerone: certamente assai lontano dalla dottrina cristiana, ma che esprimeva grande rispetto nei confronti delle persone anziane di cui pochissime, allora, raggiungevano realmente l’età avanzata.

Del Pontefice mi ha particolarmente colpito la seguente affermazione:

“La vecchiaia non è più un’età della vita, ma solo il tempo della sua perdita. Che tragico errore!”. La maggiore sfida attuale è quella di una nuova alleanza tra le generazioni e, in particolare, tra gli anziani ed i giovani: una partita che solo una Fede all’altezza della sua dignità, può aiutare a vincere”.

In questa prospettiva, troppo grandi e troppo rapidi sono stati i cambiamenti socio-culturali che hanno coinvolto anche la famiglia come istituzione e ripensavo così, ancora una volta, alle figure di riferimento, le persone anziane che ho avuto accanto e in particolare alla nonna: e pensare che si trattava di una donna con la sola forza della sua semplicità e della sua Fede, la cui saggezza si fondava certamente e solo sul completo abbandono nella volontà di Dio in ogni circostanza.

Alle sue tante doti si aggiungeva un’incredibile “espressività visiva” che consentiva quasi di leggerle nel pensiero: una vera e propria “pedagogia dello sguardo” di cui ho beneficiato, inconsapevolmente, in chissà quante occasioni.

Una inquietante domanda inoltre, sulla quale mi arrovellavo da tempo, era la seguente:

“in che senso la vecchiaia può diventare il tempo della benedizione?”,

e questa è la convincente risposta del sacerdote don Luigi Maria Epicoco:

“Chi ha vissuto a lungo è avvantaggiato nel riconoscimento del bene perché, per primo, è passato attraverso il vaglio dell’esperienza; allora la vita di un anziano è benedizione perché aiuta a rintracciare il bene che spesso è celato allo sguardo delle nuove generazioni;  in altri termini la figura dell’anziano o, se vogliamo, del nonno, diventa quella di un accompagnatore spirituale, di un maestro che non insegna delle teorie, ma rende soprattutto disponibile la sua capacità di trovare il bene nascosto nelle cose.

La vecchiaia, inoltre, può diventare benedizione per il fatto che essa è maestra non soltanto di discernimento, ma soprattutto di pace o, meglio, di pacificazione; la capacità, in altri termini, non di cancellare i problemi o risolverli magicamente, ma di reagire in un certo modo davanti alle difficoltà: e mai come in questo travagliato periodo ce ne sarebbe bisogno”. 

Mi sembra inoltre doveroso sottolineare il prezioso contributo di tanti esperti artigiani capracottesi come insegnanti-istruttori per intere generazioni di giovani; come non ricordare, infatti, i tanti sarti, falegnami, calzolai, muratori ecc. che sono stati educati dal punto di vista professionale ed umano nelle scuole-famiglia di quegli umilissimi maestri e che si sono poi fatti apprezzare nel mondo?

Uno splendido, quanto forse irripetibile esempio di alleanza tra generazioni!

Così, non sembri irriverente che anch’io mi chieda se sono riuscito, a rappresentare una pur sbiadita figura di riferimento: almeno come nonno per i miei cinque nipoti, 2 femmine e 3 maschi di età compresa tra i 9 e i 23 anni che si chiamano Lorenzo, Andrea, Mattia, Emma e Elda; e sono certo, in estrema sincerità, che il mio “curriculum” risulti assai poco lusinghiero, sia pure con l’attenuante di non aver potuto seguire come avrei desiderato nessuno di loro, specie i più piccoli negli ultimi anni.

In ogni caso, sia pure immeritatamente, coltivo tuttora la speranza che almeno un riflesso dello sguardo di mia nonna possa brillare, per mio tramite, anche nei loro occhi e a tale proposito, proprio nei giorni scorsi, mi è giunto un grandissimo segnale di conforto; da profano assoluto di apparecchiature e di sistemi informatici, si è seduto accanto a me il secondogenito di mia figlia maggiore Andrea che, dimostrando molta comprensione per la mia insofferente ignoranza, mi ha guidato pazientemente in una complicata procedura digitale di cui avevo assoluta necessità.

La classica piramide generazionale si era rovesciata e mi era stato concesso il singolare privilegio di viaggiare, come il vecchio Anchise, sulle spalle di un giovanissimo Enea: senza che me ne rendessi conto cioè, non era certo la prima volta che accadeva, disponevo di un antidoto efficace contro la vecchiaia; e  mi è tornato in mente, all’improvviso,  un altro degli aforismi della nonna, in apparenza assai contradditorio e paradossale; da bambino infatti, quando già faceva fatica ad assecondare la mia incontenibile vivacità, era solita ripetermi:

“Mi raccomando, quando sarai grande potrai fare tutti i mestieri che vorrai, ma cerca di non fare mai quello di diventare vecchio”;

 Così solo ora, alla soglia degli 80 anni, ho capito che le sue enigmatiche parole non si riferivano alla prestanza fisica né, tanto meno, al mito dell’eterna giovinezza, ma allo sforzo di restare giovanili nello spirito in qualsiasi attività o stagione della vita: è questa, forse, la vera sfida esistenziale della vecchiaia.

Aldo Trotta

 

Bibliografia:

  • “La lunga vita” (Lezioni sulla vecchiaia) – Papa Francesco, Solferino Editore 2022
  • “La scelta di Enea” – Luigi Maria Epicoco, Rizzoli Editore    2022