Ultimi anni con il “Clipper”

Nell’ottobre del 1954 mi trasferii a Campobasso per proseguire i miei studi, segnando la conclusione della mia avventura con il “CLIPPER”. Nel 1958, anche il capitolo di mio padre legato allo spartineve volse a termine.

Anche la stazione meteorologica fu trasferita a Campobasso. Era il 1939 quando, a Capracotta, l’Aeronautica Militare istituì, in due locali del Comune, la stazione meteorologica di riferimento per l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia.

Mio nonno Costantino e mio zio Mario avevano ricevuto l’incarico di registrare, a orari stabiliti, le condizioni meteorologiche del Molise – temperatura, pressione, umidità dell’atmosfera, ecc. – e di trasmetterle via radio alla stazione meteorologica di Monte Sant’Angelo. Quando nonno Costantino andò in pensione, fu mio padre a subentrare.

Con la chiusura della stazione meteorologica, tutta la mia famiglia si trasferì a Campobasso, ponendo fine alla nostra avventura con lo spartineve di Capracotta.

Ricordo alcuni aneddoti che mio padre mi ha trasmesso.

Il primo episodio risale al lontano 1955, un’epoca che vive nei ricordi di mio padre:

“Non c’era neve a cadere dal cielo, ma il freddo pungente di un vento impetuoso, noto come “voria”, soffiava con incessante violenza. Ci rendemmo conto dell’assoluta inefficacia dello spartineve: appena una strada veniva liberata dalla neve, subito tornava a riempirsi, come se la natura stesse a guardarci con beffarda ironia. La frustrazione si diffuse tra la popolazione, e molti si chiedevano indignati: “Perché abbiamo uno spartineve, se non serve a nulla?” Così, per placare le lamentele e rispondere alle necessità dei nostri concittadini, decidemmo di avventurarci con il nostro spartineve e partimmo verso le nove del mattino.

Poco prima di giungere al bosco di Valle Sorda, mentre ero al volante, scorsi un oggetto che brillava con insistenza. Fermai il potente spartineve e chiamai alcuni operai: “Andate a controllare che cos’è.” Al ritorno risposero con apprensione “È un’auto,”. Quell’affascinante luccichio che aveva catturato la mia attenzione era, in effetti, l’antenna di una radio.

Un’ondata di panico ci colpì tutti; il timore del peggio aleggiava nell’aria. Due operai, guidati dal coraggio, si fecero avanti verso l’auto e iniziarono a spalare la neve con determinazione, rivelando con sorpresa che l’uomo al volante era vivo. La domanda sbocciò spontanea: “Ma tu che ci fai qui?” “Stavo venendo ieri sera a Capracotta quando la macchina ha cominciato a slittare. Aspettavo l’alba per tornare indietro,” rispose con un misto di sollievo e paura.

E così, da un momento di profonda ansia, passammo a un’esplosione di gioia incontenibile.

Questo evento straordinario non passò inosservato; venne immortalato da Walter Molino nelle celebri tavole della “DOMENICA DEL CORRIERE”.

Un altro episodio si verificò qualche inverno più tardi, nel 1956 (?): lo spartineve era in riparazione in attesa di un pezzo proveniente dall’America, e il telefono pubblico era interrotto, isolandoci praticamente dal resto del mondo.

Il sindaco chiese a mio padre se fosse possibile, tramite radio, contattare gli operatori della stazione meteo di Termoli e chiedere loro di comunicare alla RAI di Pescara il seguente messaggio: “Capracotta è bloccata e non c’è alcuna possibilità di raggiungere il paese.” Il messaggio venne inviato.

I giornalisti, che trasmettevano allora da Pescara le notizie radiofoniche dell’Abruzzo e del Molise, si trasferirono a Termoli per coprire l’evento. A Capracotta c’erano mio padre e il sindaco, mentre a Termoli si trovavano un operatore della stazione, un giornalista e i tecnici venuti da Pescara.

Prepararono innanzitutto la richiesta di aiuto che il sindaco doveva pronunciare e le prove di collegamento tra le stazioni meteo di Capracotta e Termoli: prove audio, di linguaggio, ecc. Insomma, dopo tre ore di preparazione, avremmo avuto solo 30 secondi di trasmissione per comunicare le nostre necessità di viveri e medicinali.

Due giorni dopo, in una splendida giornata di sole, arrivarono due aerei che incominciarono a volteggiare intorno a Capracotta e lanciarono una settantina di sacchi con i paracadute.

Il 16 gennaio 1990, in occasione del 40° anniversario dell’arrivo dello spartineve, si tenne un convegno in cui furono premiati con una targa Giuliano Romeo e Conti Leo, i primi autisti.

Costantino Giuliano

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