Il 20 gennaio la Chiesa Cattolica celebra il culto di san Sebastiano martire e di san Fabiano pontefice e martire. San Sebastiano è considerato “da sempre” il patrono di Capracotta anche se le prime attestazioni ufficiali risalgono soltanto all’anno 1742. Nella Chiesa Madre di Capracotta, possiamo ammirare una statua di s. Sebastiano e un reliquiario di san Fabiano (foto in alto, ndr).
San Sebastiano è rappresentato secondo l’iconografia tradizionale: un bellissimo efebo coperto da un leggero panneggio sui fianchi e legato in piedi a un albero con il corpo trafitto dalle frecce, simbolo del martirio. Il reliquiario sul petto è stato rubato qualche anno fa.
Le notizie storiche sul Santo sono scarse. Secondo la tradizione agiografica, sarebbe nato a Milano nel 256 da padre francese di Narbona e madre milanese. Educato nella fede cristiana, si trasferisce a Roma dove entra in contatto con la cerchia militare alle dirette dipendenze degli imperatori. Divenuto alto ufficiale dell’esercito imperiale, fa presto carriera e diviene il comandante della prestigiosa prima coorte della prima legione, di stanza a Roma per la difesa dell’Imperatore. In questo contesto, forte del suo ruolo, può sostenere i cristiani incarcerati, provvedere alla sepoltura dei martiri e diffondere il cristianesimo tra i funzionari e i militari di corte, approfittando della propria carica imperiale. Ma presto Diocleziano scopre la sua fede e lo condanna a morte. Sebastiano viene legato a un albero in un sito del colle Palatino, denudato e trafitto da numerose frecce. Ma non muore: il corpo viene recuperato da sant’Irene e prodigiosamente curato. A questo punto, il Santo si ripresenta alla vista dell’imperatore. Stavolta, il castigo non gli consente alcun scampo. Diocleziano ordina la condanna a morte per flagellazione. La sentenza viene eseguita nel 304 nell’Ippodromo del Palatino: il corpo senza vita viene gettato nella Cloaca Maxima. San Sebastiano viene invocato come patrono dagli atleti, dagli arcieri, dai tappezzieri e dai vigili urbani. Infine, viene invocato, insieme a san Rocco, contro le pestilenze.
Meno nota è la vicenda terrena di san Fabiano. È il ventesimo pontefice della Chiesa di Roma. Nei 14 anni del suo pontificato (236-250) promuove il consolidamento e lo sviluppo della Chiesa. Divide il territorio dell’Urbe in sette ripartizioni territoriali. Sistema i cimiteri cristiani e garantisce una decorosa sepoltura a un suo predecessore, papa Ponziano, deceduto nelle miniere della Sardegna per ordine imperiale. Nel 249, il nuovo imperatore Decio avvia un rigoroso programma di recupero dell’antica tradizione religiosa pagana. Chi non compie sacrifici agli antichi dei, è considerato un fuorilegge. Papa Fabiano rifiuta sdegnosamente. Viene perciò catturato e rinchiuso nel carcere “Tullianum”. Passa ad altra vita il 20 gennaio del 250 per la fame e gli stenti.