Prato Gentile e la Maiella visti dalla cima di Monte Campo. Foto: Carmine Ciolfi (2023)
A Capracotta, è diffuso un curioso modo di imprecare: “Mannaggia alla Maiella” e, nella versione più dialettale, “Mannaja alla Maiella!”. Questa espressione, radicata nella cultura popolare locale, rappresenta un’esclamazione di disappunto, simile ad “Accidenti!” o “Maledizione!”, ma con un caratteristico riferimento al massiccio montuoso che domina la sottostante valle del fiume Sangro dal territorio abruzzese, la Maiella, simbolo di una natura aspra e inesorabile.
L’etimologia del termine “mannaggia”, da cui il capracottese “mannaja”, è oggetto di diverse teorie. Una delle più accreditate afferma che la parola deriva dalla fusione dei termini “mal” e “aggia”, ossia “male” e “abbia”, in dialetto meridionale, esprimendo quindi l’idea di una condanna o di una sfortuna che si augura all’interlocutore. Un’altra teoria collega “mannaggia” a “malannaggia”, una combinazione di “mal” (male) e “annaggia” (dallo spagnolo “anaya”, con il significato di “anno”), suggerendo un’espressione che augura un “anno cattivo” o “un malanno”.
Una terza interpretazione, avanzata dal linguista Massimo Pittau, si distacca dalle ipotesi più diffuse e propone un’origine legata alla “mannaja”, ossia la scure del boia utilizzata per le esecuzioni capitali. Secondo questa teoria, quando si pronuncia “mannaggia”, si farebbe riferimento simbolico alla condanna alla decapitazione, un augurio di morte violenta per l’interlocutore. Pittau si appoggia sul dialetto calabrese e siciliano, dove si trova la forma “mannaja” (che trova corrispondenza anche nel dialetto di Capracotta e del vicino Comune di Agnone) al posto di “mannaggia”, suggerendo una connessione con l’antica pratica di giustizia, come la legge del taglione descritta nelle XII Tavole romane, che prevedeva pene corporee, tra cui il taglio della mano.
La particolarità di “Mannaggia/Mannaja alla Maiella” sta nel fatto che, oltre a essere un’imprecazione “neutra”, essa aggiunge un elemento geografico legando il malaugurio alla montagna che incornicia il panorama di Capracotta sul versante abruzzese. La Maiella, una delle vette più alte dell’Appennino, diventa così un simbolo di forza e inaccessibilità ma anche di ostacolo e difficoltà, come se la montagna stessa fosse la causa del dispiacere o del disguido che si sta affrontando.
Questo legame con la Maiella, presente anche in altre locuzioni dialettali (“pə la Maiella”, per la Maiella!, e “sanghɘ də la Maiella”, sangue della Maiella, ricorrenti sempre in momenti di ira) aggiunge un tocco di specificità e identità locale all’espressione. L’uso di una montagna vicina e ben conosciuta nel dialetto e nelle tradizioni locali accentua l’intensità dell’esclamazione, facendo della frase una sorta di sigillo culturale, che definisce non solo il linguaggio di Capracotta ma anche la relazione che la gente del posto ha con il proprio paesaggio.
In definitiva, “Mannaggia/ Mannaja alla Maiella” è più di una semplice esclamazione di frustrazione: è un frammento di storia linguistica che unisce la tradizione dialettale, l’etimologia popolare e il legame profondo con il territorio, unendo passato e presente in un’unica espressione che racconta di un popolo, di un luogo e della sua cultura.
Francesco Di Rienzo