Che cosa succedeva a Capracotta nell’aprile del 1944?

Sentinella polacca a Capracotta. Archivio fotografico: Imperial War Museum di Londra

Succedeva che a partire dall’autunno del 1943 nella valle del fiume Sangro infuriava la guerra, scatenata dopo l’armistizio del l’8 settembre 1943 e la rottura, da parte dell’Italia, dell’Asse. Gli occupanti tedeschi si trinceravano e fortificavano la Linea Gustav, con i punti fermi avanzati costituiti dai fiumi Sangro, Aventino, Volturno e Garigliano, distruggevano i paesi per fare la terra bruciata per gli Alleati che avanzavano dal sud, sfollavano le popolazioni, requisivano gli edifici e si fortificavano nei paesi sfollati.  Gli Alleati anglo-americani bombardavano gli stessi paesi e le postazioni dei tedeschi per impedire agli stessi di rafforzarsi ancora di più. In questo scenario Gamberale, il paese in posizione dominante sulla piana del Medio Sangro, venne occupato dai tedeschi nell’ottobre 1943 e trasformato in una vera e propria fortezza, collegata col comando militare di Pizzoferrato (abbandonato poi dai tedeschi il 3 febbraio 1944 e presidiato dal giorno dopo dagli uomini della Brigata Maiella), dove nelle posizioni strategiche si appostarono dei mitraglieri tedeschi per controllare la strada di collegamento. Da lì partivano dei pattugliamenti a controllo del territorio, con alcuni scontri con le truppe alleate in avanscoperta.

Nel novembre del 1943 i tedeschi passarono alla distruzione sistematica dei centri nella media Valle del Sangro, tra cui Capracotta, sfollata prima dai suoi abitanti. Per tutto l’inverno nella valle non cessavano le battaglie tra i tedeschi in ritirata e gli Alleati che cercavano di respingerli verso nord. Sui due lati della Linea Gustav i due schieramenti opposti pattugliavano le zone reciprocamente controllate e osservavano le mosse della controparte. Nel frattempo la zona di Cassino veniva messa a ferro e fuoco nel tentativo di sfondare la Linea Gustav nel suo punto più strategico, per aprire la strada verso Roma e liberarla. Tra gennaio e febbraio 1944 le forze americane e britanniche intrapresero ben tre tentativi, falliti e a prezzo di fiumi di sangue di migliaia di soldati caduti da ambedue le parti, per conquistare Monte Cassino, il segmento chiave per guadagnare l’accesso alla valle del Liri e la via Casilina.

Il 24 marzo 1944 il comandante dell’8 Armata britannica il gen. Oliver Leese ha proposto al comandante del 2 Corpo Polacco di conquistare Monte Cassino. Il Generale Anders, dopo una breve riflessione, ha accettato la proposta. L’esercito polacco, inglobato nell’8 Armata, era già sul suolo italiano dove sbarcava a partire dal dicembre 1943, provenendo dall’Egitto.

In questo scenario di guerra, per avvicinarsi alla linea del fronte arriva a Capracotta il 15 Reggimento Lancieri di Poznań, un reggimento di ricognizione facente parte della 5 Divisione di Fanteria „Kresowa”,  incorporato dal 1° gennaio 1944 nelle formazioni corrazzate (Royal Armoured Corps).

Dopo lo sbarco a Taranto nel febbraio 1944, il Reggimento fu acquartierato nel campo di Santa Teresa, dove doveva restare fino al giorno di partenza per il fronte. Lasciato il campo, il 22 marzo il Reggimento fu trasferito a Civitanova del Sannio, una cittadina situata dietro alla linea di combattimento del fronte sul Sangro, dove arriva via Lucera. Già il 3 aprile 1944 il Reggimento si deve preparare per la partenza verso Capracotta. A questo scopo 300 lancieri, insieme ad altri reparti e alle brigate di operai italiani, ricevono il compito di rendere percorribile la strada tra Civitanova e Capracotta e sgombrarla dai cumuli di neve. Il 5 aprile il Reggimento riceve l’ordine di prendere posizione nel settore di combattimento a Capracotta per dare il cambio al 6. Battaglione di Fanteria della 2 Brigata Tiratori dei Carpazi (polacco). L’intero 15 Reggimento si raduna a Capracotta l’8 aprile e già lo stesso giorno cominciano per loro i pattugliamenti della zona, fino a Castel del Giudice, nonostante sia il Sabato Santo. Il Reggimento passa le festività di Pasqua nel settore di guerra. Alle 19.00 dell’8 aprile nella chiesa di Capracotta, risparmiata dalle distruzioni, viene celebrata la messa di Resurrezione e alle 9.00 della domenica 9 aprile la messa pasquale. Dopo la funzione religiosa il gen. Bronisław Duch (comandante della 3. Divisione Tiratori dei Carpazi) ha fatto gli auguri ai delegati di tutte le forze militari dislocate a Capracotta, radunati nella sala di ricreazione del Reggiment ed è poi rimasto a colazione di Pasqua, nel locale del circolo ufficiali.

All’epoca Capracotta era un piccolo centro montano con 370 abitanti, con il 70 per cento delle abitazioni distrutte con le mine tedesche.  L’accesso al paese e il nucleo stesso erano densamente minati sia con le mine tedesche che con le mine “selvagge” alleate. La neve, sciogliendosi, faceva emergere tutti i giorni nuove sorprese. Tutta Capracotta, dislocata sulla roccia che scende giù a picco nella direzione nord, è separata dal fiume Sangro da un altopiano collinare della larghezza di 5 chilometri, leggermente coperto da boschi. Sulla linea di difesa diretta sull’altopiano c’erano solo dei piccoli gruppi di case coloniche. Il terreno piatto della linea di difesa consentiva una buona osservazione fino alla linea reale delle postazioni di sicurezza tedesche che correva parallelamente al fiume Sangro, nella distanza di 6 – 9 km nella direzione generale da Sudovest verso Nordest, su una dorsale composta da monte Tocco (1683), Blockhaus (1657) e Serra Tre Monti (1811). La linea di difesa era pattugliata dai tedeschi, con il movimento delle pattuglie difficile da nascondere alla vista della controparte. Nella stessa situazione erano le pattuglie degli Alleati. La stagione rendeva molto difficile il pattugliamento, con la neve profonda sulle pendici e il terreno più in basso trasformato in fango dalle piogge. Qualche volta nella notte le pattuglie dovevano procedere a tempo di lumaca per avanzare di qualche chilometro e rintanarsi per 24 ore o di più nella speranza che la pattuglia nemica cadesse nella trappola. In più, la piana dalla parte Nord, cioè nella direzione del nemico, era densamente minata. Le mine c’erano anche negli edifici distrutti della stessa Capracotta, spesso posizionate come trappole.

Il settore di Capracotta era considerato il più difficile di tutti proprio a causa di un terreno difficile e una cattiva comunicazione con le retrovie. Qualche volta le burrasche di neve impedivano per giorni il rifornimento dei reparti.

La permanenza di qualche settimana sul fiume Sangro era un ottimo addestramento per grandi compiti di combattimento che il 2 Corpo Polacco e, insieme ad esso, il 15 Reggimento Ulani di Poznań dovevano affrontare a breve sulla Linea Gustav. Il fiume Sangro era indubbiamente un tratto passivo del fronte italiano e nessuno si aspettava che dovessero essere intraprese delle operazioni su grande scala, sia di difesa che di attacco, specialmente nel periodo invernale e all’inizio di primavera quando il clima e il terreno precludevano questo tipo di manovre. Tuttavia la sorveglianza del fiume Sangro non era un compito facile a causa di numerosi casi di raffreddamento di cui soffrivano spesso i soldati, dovuti alla permanenza prolungata al freddo fuori dagli alloggi. Il più difficile era comunque lo sforzo fisico durante lo svolgimento di numerose pattuglie. Specialmente uno dei pattugliamenti, eseguito su grande scala tra il 13 e 14 aprile 1944 si è iscritto in maniera gloriosa nella storia del Reggimento.

Il 13 aprile la pattuglia sotto il comando del capitano Tadeusz Zieliński ha ricevuto il seguente compito: accertare se nella località Gamberale fosse presente il nemico e se appartenesse alla 114. Divisione di Fanteria Scelta (114. Jäger-Division) o al 305. battaglione fucilieri (Division-Füsilier-Bataillon 305), cioè l’ex 305. divisione di ricognizione della 305. Divisione di Fanteria. Lo scopo della pattuglia consisteva nel catturare un prigioniero tedesco per interrogarlo e ottenere informazioni utili.

Composizione della pattuglia: il comandante e 4 ufficiali del 1. squadrone, 45 soldati, un ufficiale-osservatore e 3 soldati del 3. Reggimento Artiglieria Leggera, due guide italiane.

Armamento della pattuglia: 10 rivoltelle, 4 mitragliatrici leggere, 8 fucili, 33 fucili mitragliatori Thompson, 2 rivelatori delle mine, 2 stazioni radio “18”, una stazione radio “37”.

Il percorso da affrontare: Capracotta, Sant’Angelo, poi proseguimento sul sentiero fino al ponticello distrutto sul fiume Sangro, attraversamento del fiume su una passerella per arrivare, seguendo la strada per Gamberale, all’edificio segnato come Casale Pollice H 172652 – la cima 1681 – H 155670. La via di ritorno la stessa.

La descrizione dettagliata del percorso seguito dalla pattuglia permetterebbe di ricostruirlo senza problemi anche al giorno d’oggi perché la zona non ha subito significativi cambiamenti. Il tratto da percorrere aveva la distanza di 20 km circa in una direzione. La pattuglia l’ha superato in poco più di 5 ore il che significa che nel primo segmento, molto bene riconosciuto e protetto, la marcia doveva essere molto forzata. Il superamento di 40 km circa in montagna durante tutto il pattugliamento, con le attrezzature, sotto l’osservazione da parte del nemico e parzialmente sul terreno minato, nel lasso di tempo impiegato dalla pattuglia, doveva essere un’impresa straordinaria.

L’azione della pattuglia, con il nome in codice “Tadzio”, dal nome di battesimo del cap. Tadeusz Zieliński, è stata descritta minuziosamente nel rapporto reso dallo stesso capitano nel giorno 16 aprile 1944.

Sono partito alle 20.15 del giorno 13.4.1944 con la pattuglia composta da 2 plotoni, come reparto di copertura anteriore. Dietro, a 100 mt di distanza, il resto della pattuglia. In testa al reparto di copertura c’erano due guide italiane e 3 lancieri. Dopo di loro proseguivo io, inquanto comandante della pattuglia insieme all’ufficiale – osservatore d’artiglieria, gli altri avanzavano singolarmente a distanza di 10 – 15 mt tra i gruppi. Il reparto di copertura posteriore, nel numero di una squadra, chiudeva la pattuglia a distanza di 10 mt. Nella località Sant’Angelo, dopo avere costatato che la passerella era assicurata da parte del 4. squadrone del 15 Reggimento Lancieri del corpo di sentinella a Castel del Giudice, ho ordinato un breve riposo dopodichè alle 23.10 ho oltrepassato il fiume Sangro. Ho poi proseguito la marcia in salita lungo un sentiero sassoso protetto da ambo i lati da un muro in pietra alto circa 1 mt, assicurandomi la copertura agli incroci dei sentieri e durante l’attraversamento della strada. Ho raggiunto l’edificio del Casale Pollice H 172652 alle 02.30 del 14 aprile. Gli ultimi due chilometri ho affrontato da solo in testa alla pattuglia, con il rilevatore delle mine. Ho scoperto due mine antiuomo che ho segnalato con dei paletti. Dopo che il 1. plotone ci ha raggiunto, mi sono assicurato la copertura sul colle 1352 sul quale il plotone, insieme all’osservatore d’artiglieria, rimase nascosto per tutto il giorno. Ho deciso di intraprendere ulteriori movimenti di notte.

Intanto io stesso, con la squadra di coopertura, sono rimasto nel Casale Pollice con l’intento di osservare il fiume Sangro e il Casale Bucci. Non mi era possibile di osservare la località Gamberale. Alle ore 19.20 ho indetto una riunione e ho impartito i seguenti ordini: il tenente Edward Wojciechowicz, un osservatore d’artiglieria, equipaggiati con la stazione radio “18”, una guida italiana del posto e tutto il 2. plotone (22 lancieri), devono prendere di notte il colle 1681 H 155668 da dove tendere un agguato al nemico il quale, secondo le informazioni fornite dalla popolazione civile, tutti i giorni all’alba scortava il trasposto di viveri portati dai civili lungo la strada da Palena a Gamberale. Devono poi catturare un prigioniero tedesco e tornare indietro sullo stesso percorso al Casale Pollice. Partenza della pattuglia è stata fissata per le 20.15! Stando alle informazioni fornite dagli italiani, a Gamberale sarebbero presenti circa 30 soldati tedeschi e solo 4 italiani rimasti sul posto dopo l’evacuazione della popolazione dal paese.

Io, insieme al 1. plotone, all’osservatore d’artiglieria, con una stazione radio “37” e una “18”, dovevo eseguire il seguente compito: prendere il colle Morrecine H 167659, osservare e coprire il 2. plotone, tenere sotto il fuoco d’artiglieria la strada Gamberale – Palena, il colle Melo, il colle 1811 e il colle 1681. Nel caso della ritirata del 2. plotone, fornirgli la copertura con il fuoco delle mitragliatrici leggere del 1. plotone”.

(Continua)

Anna Banasiak