Gateshead, la “Capracotta” d’Inghilterra

L’adorazione di una testa di capra (caprae caput), una danza vorticosa, l’intonazione di un canto sacro ed un banchetto rituale nel quale venivano divorate le carni dell’animale sacrificato. Siamo ancora agli inizi del Medioevo ma, a differenza del contributo precedente sul tema, non più sulle alture della Terra Vecchia a Capracotta davanti ad un gruppo di bellicosi Longobardi, bensì di fronte a un drappello di non meno docili Angli sulla sponda meridionale del fiume Tyne, nell’Inghilterra nord-orientale, nell’attuale città di Gateshead. Insomma, cambiano i luoghi ed i protagonisti ma non la sostanza del discorso, cioè la fondazione di un centro abitato da parte di un popolo di origine germanica attraverso il sacrificio di una capra in onore del dio Thor, che sembra confermare in pieno la nostra ipotesi sulla fondazione longobarda di Capracotta.

Il Millennium Bridge di Gateshead
Il Millennium Bridge di Gateshead

L’antico nome di Gateshead, infatti, è “Caprae Caput”, che ne ricorda espressamente le origini rituali del paganesimo germanico. Questa informazione è riferita da San Beda il Venerabile (672 – 735), una delle figure più importanti e autorevoli della cultura e della Chiesa dei suoi tempi. Nella sua Historia ecclesiastica gentis Anglorum, una storia della chiesa e del popolo inglese dallo sbarco di Cesare in Inghilterra fino alla data di compilazione dell’opera (731), il monaco agostiniano scrive che, nel 653 d.C., un certo Uttan era l’illustre abate del monastero “Ad caprae caput”, cioè situato nelle vicinanze di “Caprae caput”. L’attuale denominazione del capoluogo dell’omonimo distretto metropolitano della Contea del Tyne and Wear, in altre parole, deriva dalla traduzione nella lingua anglosassone dell’originale latino: Gateshead da “Goat’s head”, testa di capra, per l’appunto. Gateshead, in quegli anni, appartiene al regno anglo di Northumbria, fondato nel 604 d.C. dalla fusione di due reami angli, Bernicia e Deira, i cui territori sono stati sottratti con la forza delle armi ai nativi britanni, cioè i celti romanizzati. Gli Angli, come i Longobardi, sono una delle numerose tribù germaniche che, in epoca storica, abitano quella mezzaluna dell’Europa settentrionale che spazia dalle terre alte della Francia fino alle coste meridionali della Scandinavia. Sbarcano in massa nell’ex provincia di Britannia nel 449 d.C. dopo la partenza delle legioni di Roma. Provengono dalla penisola di Anglia nell’odierno Schleswig-Holstein in Germania. Sono culturalmente molto affini ai Longobardi per i lunghi rapporti di vicinato. Gli uomini dalle lunghe barbe, infatti, sono originari della Svezia meridionale e, dal I al IV secolo, risultano stanziati nella Germania settentrionale alle foci del fiume Elba nei pressi dell’attuale città di Amburgo. Angli e Longobardi parlano una lingua germanica, hanno una organizzazione sociale di impronta germanica e praticano riti religiosi pagani di natura germanica. Questa affinità culturale tra Angli e Longobardi è di grande importanza per la nostra ricostruzione perché ci consente di interpretare, sotto una prospettiva completamente nuova, alcuni aspetti comuni delle vicende del passato di Gateshead e Capracotta che altrimenti apparirebbero come semplici coincidenze.

Lo sbarco degli Angli e dei Sassoni in Britannia
Lo sbarco degli Angli e dei Sassoni in Britannia

Gli Angli arrivano nella regione del Tyne and Wear intorno al 500 d.C., sotto la guida del loro capo Esla come mercenari per difendere i confini del regno britannico di Bryneich dagli attacchi degli Scoti e dei Pitti. Nel 547, il nipote di Esla, Ida Eopasson, con un colpo di mano scaccia il re britannico Morcant Bulc dalla capitale Din Guyaroi (l’attuale Bamburgo): nasce il regno anglo di Bernicia. All’inizio, gli Angli controllano soltanto la parte costiera del vecchio regno di Bryneich. L’interno è ancora saldamente in mano ai Britanni.

Si scatena un lungo periodo di guerra. L’intera regione viene conquistata dagli Angli soltanto nel 604, sotto il regno del grande re guerriero Etelfredo il Feroce. Risale a questo periodo turbolento la nascita di Gateshead. O meglio, per dirla come Beda, “Caprae caput”. Gli Angli, durante la conquista dell’Inghilterra settentrionale, lasciano sulla sponda meridionale del fiume Tyne un drappello di uomini armati per controllarne il passaggio. I nuovi arrivati sacrificano una capra al dio Thor come rito apotropaico per scongiurare il rischio di esaurimento delle fonti di sostentamento del gruppo tribale che, diventando stanziale, si trasforma in comunità. Lo stesso fanno, grosso modo in quegli stessi anni, i Longobardi sulle alture della Terra Vecchia, scelta per l’alta posizione strategica a cavallo dei bacini del Sangro e del Trigno. In entrambi i casi, il tipo di rito finisce per caratterizzare il nome dell’abitato. Con una differenza, però, legata al differente substrato culturale delle popolazioni sottomesse. I celti della Britannia, abituati a cerimonie religiose in onore di divinità pagane con danze sacre, preghiere e calderoni magici, vengono colpiti maggiormente dall’adorazione degli Angli per la testa di capra: quindi, “caprae caput”. Diverso, invece, il discorso nella nostra Penisola, già largamente cristianizzata. Il sacrificio in questione è il massimo dell’abominio per un latino: il papa Gregorio Magno definisce nei suoi Dialoghi “diabolus” il capo dell’animale; il banchetto rituale è l’antitesi del sacramento dell’eucaristia. Il Martyrologium Romanumricorda la commemorazione in Campania del 2 marzo in onore degli ottanta martiri che preferirono farsi uccidere dai Longobardi piuttosto che «mangiare le carni immolate e adorare la testa di capra». Questo testo sembra darci l’esatta scansione del rito: il banchetto rituale, e poi, l’adorazione del caprae caput. Basta la prima delle due fasi del sacrificio per lasciare inorriditi i Latini. Da qui, “Capracotta”, cioè luogo dove si è svolto il banchetto rituale in onore di Thor.

Thor raffigurato sul suo carro mentre brandisce il martello Mjöllnir (dipinto di Mårten Eskil Winge, 1872)
Thor raffigurato sul suo carro mentre brandisce il martello Mjöllnir (dipinto di Mårten Eskil Winge, 1872)

L’11 aprile del 627, il figlio di Etelfredo, il re Edwin, si converte al cristianesimo facendosi battezzare a York dal missionario romano Paolino. Il processo di “cristianizzazione” subisce una decisiva accelerazione durante il regno di due suoi successori, Oswald (634-642) e Oswy (642-670). L’obiettivo è convertire la popolazione sradicando ogni traccia del paganesimo attraverso una presenza stabile sul territorio di edifici religiosi cristiani. Sorgono un po’ in tutto il regno di Northumbria numerosi monasteri. Uno dei primi viene costruito presso “Caprae caput” perché questa comunità ricorda espressamente nel nome una delle cerimonie più diffuse del paganesimo tribale germanico. Oggi, questo monastero non esiste più: è stato distrutto, come gli altri, durante le incursioni dei Vichinghi del 794 oppure dell’867 d.C. La conversione dei Longobardi di Benevento, a cui appartiene Capracotta, segue grosso modo le stesse dinamiche. Nel 663, la capitale sannita è assediata dalle truppe bizantine dell’imperatore Costante II. San Barbato chiede al duca Romualdo I la conversione al cristianesimo in cambio dell’aiuto divino. L’intervento celeste si materializza e il duca si converte. Negli anni successivi, la predicazione cristiana si diffonde in ogni angolo dello stato beneventano su iniziativa della Chiesa di Roma sulla medesima falsariga dell’esperienza inglese. Nascono edifici di culto in tutto il Ducato. Sulla Terra Vecchia, nelle immediate vicinanze del luogo dove un piccolo gruppo di soldati longobardi qualche generazione prima aveva celebrato il sacrificio della capra in onore di Thor, viene costruita una primissima chiesa, antenata dell’attuale Chiesa Madre.

La Chiesa Madre di Capracotta
La Chiesa Madre di Capracotta

Alla fine, la religione cristiana vince la sua battaglia. In Inghilterra ed in Italia, il paganesimo germanico, con i suoi culti ed i suoi riti, scompare e, nel tempo, viene completamente dimenticato. Le denominazioni di Gateshead e Capracotta diventano mute testimonianze di un ingombrante passato.

Il parallelismo storico tra le due cittadine continua con la successiva conquista normanna. In Inghilterra, Guglielmo il Conquistatore sconfigge nella battaglia di Hastings del 1066 il re sassone Aroldo II. Due anni più tardi lo stesso condottiero sconfigge a Low Fell, nei pressi di Gateshead, le forze di Edgardo il Fuorilegge, ultimo erede al trono inglese di stirpe anglosassone, e del suo alleato Malcolm III di Scozia. A “Capra Cotta”, i primi normanni arrivano nel 1061. Sono di passaggio. Vi sostano per tre giorni, poi ripartono alla volta di Borrello. La vera e propria conquista si perfeziona soltanto mezzo secolo più tardi: nel 1105, il conte normanno di Bojano, Ugo I di Moulins, conquista le ultime due contee longobarde dell’ex Ducato di Benevento ancora indipendenti, Pietrabbondante e Trivento, accorpandole ai suoi possedimenti.

Da questo momento, le vicende di Gateshead e Capracotta prendono direzioni diverse. Gateshead oggi è una città moderna lungo il fiume Tyne, caratterizzata da una intensa vita culturale. Capracotta è una rinomata stazione turistica, invernale ed estiva, a livello nazionale.

Francesco Di Rienzo

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