Il salotto culturale della “capracottese” Maria Pizzella a Roma

La facciata del Palazzo Bolognetti-Torlonia su piazza Venezia a Roma prima della demolizione

Maria Cuccovilla nasce a Roma nel 1735 da Nicola, importante avvocato nella Curia romana di origini baresi, e Faustina Ruina. Il padre muore prematuramente all’età di 50 anni nel 1745 e viene sepolto nella chiesa nazionale dei sudditi del Regno di Napoli a Roma: la chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani in via Giulia. Maria ha soltanto nove anni. Da grande, diventerà uno dei punti di riferimento del mondo culturale romano del suo tempo.

La sua formazione inizia presto, sin da bambina, tra le mura domestiche. Viene poi mandata in educandato. E, quando ritorna a casa, continua a studiare. Ha alcuni tra  i  migliori  insegnati  del  tempo:  il  compositore  Antonio  Maria Sacchini per il canto e la musica; il famoso  frate  minore  francese  François Jacquier, docente all’Università di Roma e commentatore delle opere di Isaac Newton, per la matematica; il padre gesuita Raimondo Cunich, che le dedica epigrammi con il nome letterario di Lyda, per il greco e il latino.

Maria sposa il capracottese Giovanni Pizzella (o Pizzelli, secondo l’uso dell’epoca), nipote del vescovo Bernardo Antonio Pizzella. È uno dei due nipoti che si occupano della sepoltura dello zio nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani lasciando il proprio nome sulla sua lapide funeraria. Abitano in un appartamento al secondo piano di Palazzo Bolognetti (poi dei Torlonia) su via dei Fornari a Roma, demolito agli inizi del Novecento per costruirvi quello delle Assicurazioni Generali, dove riunisce una volta alla settimana un rinomato salotto culturale borghese per dotti. La coppia ha due figli: Pier Luigi sarà ricordato come un modesto musicista e scrittore di cantate sacre; Violante scomparirà prematuramente a 19 anni dando lo spunto al poeta veronese Ippolito Pindemonte per comporre l’epistola in versi “Alla signora M. Pizzelli in morte d’una sua figlia”.

Maria è un’ottima conversatrice, non bellissima, è ricordata dai suoi contemporanei come una donna attraente per i tratti del volto, la bontà d’animo e la sua profondissima cultura. Discute di diritto pubblico, filosofia,letteratura, matematica, poesia e scienze. Conosce il latino, il greco antico e perfettamente l’italiano. Parla fluentemente francese, inglese e spagnolo.

Nel salotto della Pizzella, non c’è spazio per le civetterie e le conversazioni frivole. Vittorio Alfieri, Vincenzo Monti, Alessandro Verri e Giovanni Gherardo De Rossi leggono le proprie composizioni; lo scultore Antonio Canova, le pittrici Marianna Dionigi Candidi e Angela Kauffmann e l’archeologo Ennio Quirino Visconti ragionano di arte. Nel 1781, l’Alfieri legge la sua “Virginia” nel salotto della Pizzella che ha un impatto tale sull’animo del Monti da spingerlo a scrivere il suo “Aristodemo”.

Maria muore il 16 settembre del 1807 all’età di 72 anni. Il 29 novembre di quell’anno, gli amici la celebrano con una “Accademia poetica” in un’ampia sala del Palazzo Sabino di Roma con componimenti in più lingue (ebraico, francese, greco antico, inglese, italiano, latino e spagnolo), raccolti nell’opuscolo “Accademia poetica in sette lingue per la morte di Maria Pizzelli nata Cuccovilla fra i poeti Lyda insigne letterata romana”, uscito nella Città Eterna nel 1808 dalle stampe di Gioacchino Puccinelli.

In quegli stessi anni, un’altra “capracottese”, Mariangela Rosa de Riso, moglie del duca di Capracotta don Carlo Capece Piscicelli, ospita nel suo Palazzo in via Monte di Dio a Napoli, di fronte al più famoso Palazzo Serra di Cassano, i più importanti e illuminati intellettuali partenopei e stranieri in visita alle falde del Vesuvio. Nel 1799, aderisce alla Repubblica Partenopea di ispirazione francese. Al ritorno dei Borbone, è costretta a fuggire a Parigi. Torna a Napoli negli anni del “Decennio Francese” durante il quale viene anche in vacanza a Capracotta nell’allora palazzo ducale, oggi sede del Municipio. Con la caduta di Napoleone, ripara di nuovo a Parigi dove muore il 9 dicembre del 1815.

Francesco Di Rienzo

Bibliografia:

D. Di Nucci, F. Di Rienzo, C. Iannone, P. Trotta, Baccari, d’Avalos, Petra e Pizzella. Altomolisani nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani a Roma,  Amici di Capracotta, Cicchetti – Industrie Grafiche srl., Isernia, 2019

F. Di Rienzo, A Parigi con la Duchessa di Capracotta, Voria Anno 4 n.1 – Luglio 2010, Tipolitografia Cicchetti, Isernia