Il gruppo scultoreo del battesimo di Gesù di Luigi Guacci

Nella chiesa di san Giovanni a Capracotta c’è un piccolo gioiello d’arte realizzato da un importante artista pugliese: il gruppo scultoreo che rappresenta il Battista nell’atto di battezzare Cristo di Luigi Guacci. La rappresentazione segue canoni piuttosto tradizionali, connessi alla Resurrezione, con un’eccezione.

Giovanni Battista ha una veste logora sormontata da una tunica rossa, simbolo della Passione, e annuncia l’evento dell’Agnello di Dio vincitore della morte (bandiera o cartiglio con la scritta: «Ecce Agnus Dei») grazie al Suo martirio sulla croce (la croce di canna).

Gesù ha una veste bianca, simbolo dell’uomo nuovo creato da Dio. Ma non viene battezzato per immersione nelle acque del fiume Giordano, come recitano i Vangeli, bensì per abluzione sul capo attraverso un piccolo catino a forma di valva di conchiglia: «Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di Lui come una colomba» (Mc, 1, 9-10).

Ho già parlato del valore simbolico della conchiglia in un mio precedente testo sull’acquasantiera in pietra presente- caso unico in paese- immediatamente all’ingresso della chiesa di san Giovanni. E non mi ripeterò. Stavolta, invece, voglio soffermarmi sull’autore dell’opera: lo scultore leccese Luigi Guacci. La paternità è accertata grazie a una targhetta apposta sulla base: «Ditta Arte Sacra. Scultore Luigi Guacci. Cavaliere del lavoro. Lecce».

Ma chi è Luigi Guacci?

È stato il più famoso tra i cartapestai leccesi. Nacque nel capoluogo salentino nel 1871. Frequentò la scuola comunale di disegno. Nel 1888 vinse una borsa di studio bandita dall’amministrazione provinciale di Lecce e si recò a Roma dove frequentò l’Accademia di Belle Arti. Nel 1897, fondò lo stabilimento “Ditta d’Arte Sacra” organizzandolo attraverso la specializzazione settoriale degli addetti (decoratori, modellatori, ecc.) che replicavano modelli curati dal maestro, il quale interveniva in fase di rifinitura finale. La produzione mantenne sempre un alto livello qualitativo caratterizzandosi per intensità di espressione e armonia compositiva. Alla morte del suo fondatore (1934), il laboratorio fu ereditato dal figlio Gaetano e, poco dopo, venne chiuso definitivamente.

L’opera capracottese appartiene a quella particolare produzione di statue sacre destinate a essere “esportate” che, proprio per questo motivo, sono caratterizzate da una maggiore libertà formale rispetto alle tradizioni salentine.

Francesco Di Rienzo

Bibliografia:

M. Battistini, Simboli e allegorie, Mondadori Electa, 2002

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A. Franco, I nostri artisti. Luigi Guacci, in Numero unico per le feste inaugurali nel giugno 1898, Lecce, s.d.

P. Furia, Segni, simboli & allegorie nell’arte sacra, Edizioni Ares, 2005

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