«Mǝ simbrǝ la réggina Taitù»

Taitù Batùl, Zehetiopia berehan (Sole, Luce di Etiopia), fu imperatrice consorte d’Etiopia (1889-1913), in quanto moglie del negus Menelik II.

Taitù, sia prima sia dopo che erano stati incoronati imperatore ed imperatrice d’Etiopia nel 1889 ebbe un notevole potere politico come moglie di Menelik.

A corte si schierò contro coloro che volevano sviluppare l’Etiopia alla maniera occidentale e quindi aprire il paese alla modernità.

L’Imperatrice era anche molto critica nei confronti degli Italiani e quando l’Italia invase l’Impero etiope, Taitù partecipò con l’Imperatore e l’esercito imperiale, alla battaglia di Adua al comando di un reparto di cannonieri.

La figura dell’imperatrice Taitù Batùl divenne piuttosto popolare in Italia come Regina Taitù, generalmente rappresentativa del tipo di donna superba e dispotica che, favorita da una speciale condizione, mantiene comportamenti improntati alla vanità o avanza pretese inopportune. La connotazione negativa del personaggio era stata creata, a fine ‘800, dai resoconti dei giornalisti italiani in Etiopia che la descrivevano come una donna permalosa e arrogante.

Anche a Capracotta restò famoso il motto «mǝ simbrǝ la réggina Taitù» (mi sembri la regina Taitù) quando ci si riferiva ad una ragazza che si mostrava vanitosa e superba, assumendo atteggiamenti da regina, mentre, in effetti, era una melensa.

Anche mia madre ripeteva spesso questo motto per mettere in evidenza un modo di essere e di atteggiarsi; qualche volta lo stesso motto era pronunciato da qualche spasimante respinto o impossibilitato a contattare una ragazza che si comportava come se fosse pari alla regina Taitù.

Domenico Di Nucci – Felice dell’Armi

Fonte: D. Di Nucci (a cura di), E mó vè maiiǝ auannǝ! Pillole di saggezza popolare capracottese, Amici di Capracotta, Pixartprinting, 2020