“Fugne de carne”: un fungo raro nei prati di Capracotta

Ho avuto modo di conoscere il prof. Domenico Di Nucci nel 2005; abbiamo frequentato insieme il corso per  conseguire il diploma di micologo ed entrambi siamo inseriti  nell’albo nazionale dei micologi. Pur essendo campano, le mie radici molisane (nonno di Roccamandolfi), mi fanno sentire un forte legame con questa  terra, tanto da aver voluto che i miei due figli nascessero nell’ospedale di Isernia e che mi dedicassi allo studio dei funghi di questa Regione, in particolare di quelli presenti nella zona di Agnone, Capracotta e Pescopennataro. E così, quando sono stato invitato dal prof.  Domenico ad una raccolta speciale, sicuro di avere tra le mani un fungo mai visto, non ho esitato anche se avrei dovuto affrontare un viaggio di oltre  200 chilometri tra andata e ritorno.

Tricholosporum goniospermum
Il “fugne de carne”, ovvero il “Tricholosporum goniospermum”

A 1285 metri su livello del mare, nei prati di Monteforte, in una piccola “spenarola”, ho avuto modo di osservare da vicino il capracottese “fugne de carne”. Questo bel fungo, chiamato in alcune zone  anche fungo del  pane, fungo mela, cervino,  fungo del pastore, ha avuto nel tempo, varie vicissitudini nomenclaturali; inizialmente fu incluso nel Genere Tricholoma (Fries)Staude (Bresadola, 1881) poi, nel 1975, è stato trasferito infine nel Genere Tricholosporum Guzman, istituito appositamente per accomodare tassonomicamente questa specie e separarla dai “veri” Tricholoma, che hanno crescita boschiva e spore a profilo regolare di forma globosa oppure sub-globosa, fino ad ellissoidale.

In seguito, in Europa, sono state descritte altre specie appartenenti al Genere Tricholosporum, come T. tetragonosporum ( R. Maire) Contu & Mua, descritto dalla Sardegna, differente sia per l’ aspetto morfo-cromatico, che per avere spore di dimensioni minori e T. cossonianum (R. Maire) P. A. Moreau & Contu, tipico delle zone mediterranee, dove fruttifica in terreni sabbiosi e differente per le sfumature violacee nelle lamelle e sul gambo nei giovani esemplari e inoltre per le piccole spore a profilo solo leggermente angoloso.

Sono tornato spesso in Altissimo Molise e ho rinvenuto altri funghi di notevole interesse, alcuni dei quali sono attualmente in fase di studio e di riscontro molecolare, compresa la specie oggetto di questo studio. E per completare il discorso non mi resta che presentare la scheda micologica di questo fungo:
                      

Tricholosporum goniospermum (Bres.)Guzman ex T.J. Baroni

Cappello 6-18 cm., da convesso a spianato, liscio, da fulvo- isabella, a giallastro- crosta di pane, margine a lungo  involuto, intero.

Lamelle adnato-smarginate, intercalate da lamellule di varia lunghezza, fitte, separabili in blocco dalla carne del cappello, di colore grigio-violetto, tendenti ad ingiallire nel vecchio.

Gambo 45-90 x 12-28 cm., cilindrico, centrale, pieno, interamente fibrilloso, da biancastro a sub-concolore al cappello, più corto rispetto al diametro dello stesso.

Carne soda e compatta nel cappello, fibrosa nel gambo, di colore biancastro, virante prima al rosato allo strofinio, poi imbrunente; odore da leggermente farinaceo a cianico (mandorle amare), sapore mite.

Spore 8-10 x 5-7 µm , bianche in massa, ialine all’ osservazione microscopica, nodulose, da triangolari a cruciformi.

Habitat: cresce gregario nei prati e pascoli montani, in cerchi delle streghe, sia in tarda primavera, che in autunno. Raro e localizzato.

Commestibilità: ottimo commestibile

Si tratta di una specie particolarmente bella e talora di taglia imponente, ricercato per le eccellenti qualità organolettiche, che dovrebbe essere salvaguardata data la sua rarità.

Bernardo Picillo