Sebastiano Di Rienzo sul “Settimanale” del TGR Lazio

«Dall’accento si comprende subito che non è romano ma Sebastiano, molisano doc, è arrivato nella Capitale quando aveva 15 anni, Il suo apprendistato da sarto lo inizia a 10 anni, Poi, la formazione sul campo dai grandi maestri: una professione che porta avanti con passione e amore da sempre». Inizia così il servizio di Isabella Di Chio (montaggio: Federica Leo) sul nostro compaesano Sebastiano Di Rienzo, andato in onda sabato 14 maggio all’interno del programma “Il Settimanale” realizzato dalla Tgr del Lazio. Sullo sfondo, Sebastiano, rigorosamente in giacca e cravatta, è impegnato in gesti di una vita tra stoffe da tagliare e abiti da rifinire-

«L’artigianato non è che si improvvisa -spiega subito dopo Sebastiano col suo accento molisano-, l’artigiano è un qualcosa di profondo; anzi il sarto è realizzato al massimo quando riesce a imprimere il carattere all’abito di colui o colei che deve indossarlo. Ha raggiunto il massimo se arriva a questo».

«Stoffe e colori ne hanno fatto un maestro del “fatto a mano” – prosegue il servizio-. È orgoglioso del suo lavoro che lo ha portato a rappresentare il nostro Paese anche all’estero. È, infatti, presidente dell’Accademia dei Sartori, nata nel 1575; tradizione e innovazione che lo hanno portato anche a insegnare ai giovani sarti romani. Ma non solo. Nella Scuola dell’Accademia, ci sono giovani che arrivano da tutta Italia. E lui, Sebastiano, li segue con cura insieme ai suoi colleghi».

«Chi più di noi- aggiunge Sebastiano- è deputato ad insegnare ai giovani questo bellissimo lavoro che tanto dà e tanto rende». Gli abiti realizzati li ricorda tutti: «Ne ho fatti tanti, però ne vorrei fare tanti alle più belle donne e ai più begli uomini raffinati che sono nel mondo». Il suo futuro lo vede a Roma con tanti allievi che vogliano ricevere il testimone della tradizione. L’insegnamento è uno dei suoi obiettivi principali a portata di ago e filo: «Essere un artigiano è un valore aggiunto nella vita. Cerchiamo, per quello che possiamo dare o che mi è rimasto, di dare tutto quello che è possibile ai giovani per trasmettere il poco o tanto sapere».

Due minuti da gustare tutti d’un fiato.