Il vescovo capracottese Bernardo Antonio Pizzella nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani a Roma

Durante il pontificato di Benedetto XIII (Vincenzo Maria Orsini: 1724 – 1730) furono tre i vescovi che, nati a Capracotta, svolsero il proprio mandato pastorale: i due fratelli Francesco e Nunzio Baccari, e Bernardo Antonio Pizzella: nato il 19/4/1686 da Giovanni e da Vincenza Polce (Pollice?), laureato in Utroque Jure, fu Canonico e Cancelliere Maggiore della diocesi di Benevento, mentre era ancora vescovo di questa sede Vincenzo Maria ORSINI.

Salito quest’ultimo al Soglio Pontificio, il Pizzella fu nominato Cameriere Segreto, Canonico Coadiutore del Capitolo e Canonico di S. Pietro (1726), Assistente al Soglio Pontificio, Archivista Bibliotecario del Capitolo nel 1736, oltre ad essere nominato in altre cariche come plenipotenziario dell’archivio della diocesi di Benevento e Vescovo titolare di Costanza in Arabia.

Nel 1756, cioè quattro anni prima della sua scomparsa, si dimise dal canonicato di S. Pietro: le dimissioni di solito venivano rassegnate o per motivi di salute o per assumere un altro incarico incompatibile con il canonicato (regola ancora oggi in vigore): purtroppo dopo questa data non ci sono altre notizie al riguardo.

“Un eccellente ritratto ad olio del Pizzella a mezzo busto e a grandezza naturale è presente in casa mia, poiché i beni dei suoi congiunti rimasti a Capracotta, passarono alla mia famiglia per il tramite di mia nonna, unica loro parente superstite” (Luigi Campanelli ne “Il territorio di Capracotta).

Bernardo Antonio Pizzella, come anche Nunzio Baccari, è sepolto nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani in Via Giulia a Roma, chiesa della Nazione Napoletana: pur adempiendo il proprio ministero episcopale in un altro “Stato”, con incarichi anche di notevole rilevanza e delicatezza, non si sono dimenticati delle proprie origini e fino alla fine hanno voluto mantenere un contatto con quel Sannio che li aveva visti venire alla luce.

La lapide presente nel pavimento della chiesa, ne ricorda infatti le origini nel Sannio, la soavità e il candore della persona, oltre a rimarcare l’interessamento dei nipoti Giovanni e Nicola affinché avesse degna sepoltura.

I nostri tre vescovi sicuramente avranno avuto un ruolo anche nella ricostruzione della Chiesa Madre: la lapide posta sul lato sinistro in alto, per chi entra nella chiesa, ricorda che fu proprio Mons. Francesco Baccari a consacrare l’altare maggiore il 7 ottobre 1723 (il tempio nel suo complesso venne poi consacrato dal Vescovo di Trivento Alfonso Mariconda il 15 agosto 1725).

Tra il 1600 e il 1700 Capracotta era tra le località molisane con il più alto numero di capi di bestiame che affrontavano la transumanza: il testa a testa con Frosolone fu costante nell’arco dei due secoli, così come il maggior numero di venditori di lana alla Fiera di Foggia e i tanti proprietari degli armenti (non va dimenticato che nel 1656 il paese venne devastato dalla peste che ne dimezzò il numero degli abitanti, e che l’anno successivo i banditi imperversarono nel paese razziando tutto ciò che trovarono!).

Una ricchezza che in parte è confluita nel rifacimento della Chiesa Madre, la cui facciata solenne e monumentale, trova ben pochi eguali in quello che all’epoca era ancora denominato “Contado di Molise”.

Pur senza disporre di prove certe, sicuramente i tre vescovi non avranno fatto mancare il loro contributo, materiale e spirituale, se non altro per l’attaccamento e il senso di appartenenza che da sempre contraddistingue il capracottese nei confronti della terra che gli ha dato i natali.

 Paolo Trotta  

 

BIBLIOGRAFIA

“Libro delle Memorie (N. Mosca – 1742)

“La Chiesa Collegiata di Capracotta – (Luigi Campanelli – Soc. Tip. Molisana – 1926)

“Il Territorio di Capracotta” (Luigi Campanelli – Ferentino – 1931)

“La Chiesa Madre di Capracotta”  (Don Geremia Carugno – Arti Grafiche S. Giorgio – Agnone 1986)

Archivio Capitolare dei Canonici  – Città del Vaticano

www.catholic-hierarchy.org

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