La guerra di Zio Carmine Fiadino (in arte Pɘtracca)

Zio Carmine Fiadino, nato nel 1921 e che nel 1947 ha sposato Zia Gina, sorella di mio padre, partì con cartolina precetto il primo gennaio 1941;  essendo già munito di patente civile fu assegnato il 14 gennaio 1941 all’8° Centro Automobilistico che era di stanza ai Parioli a Roma.

Il 14 agosto 1941 aggregato al 52° reggimento Artiglieria, partì in tradotta militare dalla stazione di San Lorenzo a Roma con destinazione Russia e giunse a Dinetro Petrowski   località nelle vicinanze del Dnepr. Il trasferimento durò 40 giorni e già l’estenuante viaggio era di per sé una guerra! Fu inviato al fronte e guidava un camion militare 626 trasportando munizioni e vettovagliamenti in prima linea. Restò in Russia  fino al 29 ottobre 1942.

Fu rimpatriato e tenuto sotto osservazione, in una caserma a Udine per 40 giorni: era la cosiddetta quarantena. Per timore di malattie i reduci dal fronte russo erano costretti a 40 giorni di completo isolamento; qualcuno si riposava ma non era certo un premio! Alla quarantena seguì una licenza  di quasi 30 giorni e restò a Capracotta fino al 28 dicembre del 1942. Fu  poi inviato a Casalmonferrato per essere assegnato, dal 19 marzo 1943, alle truppe di occupazione sul suolo francese a Cannes. E lì restò fino all’8 settembre.

Diffusasi la notizia dell’armistizio abbandonò le truppe di occupazione e cercò di fuggire per raggiungere il confine non molto distante. Fu subito catturato dai tedeschi e inviato al campo di prigionia nel nord ovest della Francia, in Bretagna, tra Lamballe e Saint  Brieuc. Pur di sopravvivere agli stenti della prigionia accettò di lavorare volontario nei campi come contadino;  ma pensava sempre alla fuga e così non appena gli si presentò l’occasione  nel luglio 1944 fuggì e si aggregò ai partigiani francesi che appoggiavano De Gaulle; imparò alla perfezione a parlare francese e per 4 mesi partecipò alle azioni di guerriglia con i partigiani; gli fu rilasciata anche una carta d’identità francese che mi mostrava con orgoglio quando andavo a trovarlo, prima del trasferimento della mia famiglia in Agnone.

Al termine delle operazioni militari della Seconda Guerra Mondiale, giunse a Nizza e  si presentò al Comando di Tappa Militare italiano che lo trasferì all’Alto Comando militare a Genova dove finalmente ottenne il lasciapassare per tornare a Capracotta: tornò a casa il primo gennaio 1946.

Eccetto il periodo di quarantena ed un mese di  licenza, trascorse giusto 5 anni tra fronte orientale, occidentale e partigiani francesi!

Domenico Di Nucci

Dal volume “I Fiori del Paradiso”