Il vescovo capracottese Nunzio Baccari: vicegerente di Roma

Monsignor Nunzio Baccari in un ritratto in pessimo stato di conservazione

Nunzio Baccari nasce a Capracotta il 27 giugno del 1667 da Filippo e Cesarea Baccari. Nel certificato di cresima del 29 settembre del 1673, però, il nome della madre è diverso: Francesca. Il 15 aprile del 1693 viene ordinato sacerdote. All’età di 18 anni si laurea alla Sapienza di Roma in “Utroque jure” (diritto canonico e civile). Viene nominato, nell’ordine, vicario generale della Diocesi di Benevento, uditore del cardinale Giuseppe Maria Tomasi e poi vicario generale del cardinale Michelangelo dei Conti, vescovo di Viterbo. Il 14 marzo del 1718 è elevato alla dignità episcopale come vescovo di Bojano da papa Clemente XI e consacrato tale a Roma cinque giorni dopo dallo stesso cardinale Conti. Il 18 maggio del 1721, il cardinale Conti viene incoronato papa con il nome di Innocenzo XIII e, dopo appena tre giorni, lo nomina vicegerente di Roma. Il Baccari ricoprirà questo incarico per diciassette anni fino al suo decesso nel 1738. Il 3 dicembre del 1725, i confratelli dello Spirito Santo dei Napoletani lo eleggono primicerio della loro Arciconfraternita in via Giulia a Roma. Anche in questo caso, decadrà dall’incarico soltanto nel giorno della morte. Il primicerio era una delle cariche più importanti dell’Arciconfraternita: gli era affidata la direzione del governo del sodalizio ed era designato tra i prelati più insigni della comunità napoletana a Roma. Nel 1728, papa Benedetto XIII lo nomina assistente al Soglio Pontificio. Due anni più tardi, diventa consultore della Sacra Generale Inquisizione (1730-1738). Nel 1737, aggiunge ai suoi numerosi incarichi quello di esaminatore dei nuovi vescovi (1737-1738). Le fonti sottolineano come il Baccari abbia sempre perseguito la carità con grande impegno. Nella cattedrale di San Bartolomeo a Bojano, costituisce una cospicua dote per il mantenimento delle suppellettili sacre. Un carteggio, conservato nell’archivio della curia di Campobasso, contiene lunghi elenchi di poveri che il vescovo assisteva mensilmente. Nel 1724, a Roma, insieme al cardinal vicario Fabrizio Paolucci de Calboli, inizia a raccogliere nella cosiddetta “Contrada dell’Armata” (l’attuale via dell’Armata, vicino via Giulia) un primo gruppo di fanciulle «che vagavano per la città senza educazione»: è il primo nucleo di quello che sarà l’Oratorio di S. Gerolamo della Carità, diventato in seguito il Conservatorio di San Pasquale Baylon.

Muore il 10 gennaio del 1738 e, per suo stesso legato, viene tumulato nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani «con i ringraziamenti, la lode e il plauso di tutti gli Ordini che sostenne con accuratezza e completezza», si legge sulla sua lapide. Alla sua morte, i canonici di Bojano inviano due capitolari a Campobasso per riportare in paese la sua curia e parte dell’archivio che il Baccari aveva trasferito sin dall’inizio del suo episcopato in quella città. Il presule, da uomo lungimirante qual era, aveva capito che la città di Campobasso, in forte ascesa dal punto di vista amministrativo e commerciale da oltre un secolo, avrebbe presto soppiantato proprio Bojano, sede della diocesi, come principale centro della provincia di Contado di Molise. Gli emissari capitolari, tuttavia, tornano a casa a mani vuote. Il successore del Baccari, a sua volta, Domenico Antonio Manfredi (1738-1746) non solo sposterà la propria residenza a Campobasso ma vi trasferirà pure la cancelleria vescovile e l’archivio diocesano.

Nell’Archivio Storico Diocesano di Roma, è custodito un dettagliato «Racconto della morte e funerale fatto per Monsig. Nunzio Baccari Vescovo di Boiano, e Vice Gerente di Roma», compilato subito dopo le esequie. Da questo prezioso documento, apprendiamo che «passò da questa a’ miglior vita in età d’anni settanta due la sera delli 10 gennaro 1738, alle tre della notte. La sua morte fù quasi improvvisa, poiché doppo pochi giorni d’indisposizione, senza essere però obligato al letto, nell’atto di mettersi nel bagno, preparatoli in propria casa per consulta de medici, li sopravvenne un vomito si abbondante di sangue, che mancandoli a’ poco a’ poco le forze, e lo spirito, rese l’anima al Signore con quei veri sentimenti di Religione, e cristiana pietà, che sogliono havere i giusti e veri ecclesiastici nell’atto della loro morte; prima però, che li sopraggiungesse il detto vomito nel medesimo giorno, quasi presago della morte minente, doppo essersi riconciliato con Dio per mezzo del Santo Sacramento della penitinza, dispose con testamento delle sue facoltà quasi tutto in opere pie, scegliendosi per sua sepoltura la Chiesa dello Spirito Santo de’ Napoletani». A mezzanotte del giorno successivo, i parroci di Roma sono convocati dal camerlengo del Clero su ordine del vicario di Roma, Giovanni Antonio Guadagni, presso la chiesa di Santa Maria in Via per il trasferimento della salma del Baccari dal suo palazzo alla chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani. Il corteo funebre parte alle due di notte con una grande partecipazione di fedeli e religiosi.  Il cadavere, vestito in abiti religiosi, è trasportato dai confratelli della Confraternita dell’Angelo Custode e dell’Arciconfraternita dello Spirito Santo dei Napoletani. Seguono la croce del camerlengo del Clero, portata da un chierico con cotta in mezzo ad altri due chierici anch’essi in cotta, i religiosi della parrocchia di Santa Maria in Via, i parroci romani con stola, cotta e torcia in fila per due, il camerlengo stesso con piviale e il  parroco di Santa Maria in Via. Intorno al feretro, ci sono ceri e torce portati da altri fratelli delle due pie compagnie e altri parroci, accorsi in gran numero.

Francesco Di Rienzo – Paolo Trotta

Fonte:

D. Di Nucci, F. Di Rienzo, C. Iannone, P. Trotta, Baccari, d’Avalos, Petra e Pizzella: altomolisani nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani a Roma, Amici di Capracotta,Cicchetti – Industrie Grafiche srl., Isernia, 2019