Francesi e francesismi a Capracotta

Il presidente francese Emmanuel Macron è innamorato di Napoli. Lo aveva confessato un anno fa durante un’intervista televisiva rilasciata al giornalista Fabio Fazio e lo ha ribadito qualche settimana fa all’Eliseo quando, dopo la tradizionale cerimonia di buon anno alla stampa, aveva annunciato un po’ a sorpresa che la città partenopea sarebbe stata la sede del prossimo vertice Italia-Francia che, infatti, si svolgerà domani 27 febbraio 2020.

In verità, i Francesi hanno sempre avuto nel corso dei secoli una particolare predilezione per Napoli (e il suo Regno) tanto è vero che hanno sempre cercato di conquistarla riuscendo a farlo, però, soltanto in poche occasioni salvo, nella maggior parte dei casi, perderla subito dopo.

La presenza francese a Napoli ha lasciato traccia nella lingua, negli usi e neii costumi dell’intero Mezzogiorno e, per quanto riguarda Capracotta, ha avuto un’influenza diretta nelle vicende della nostra cittadina.

Innanzitutto, Capracotta ha avuto un feudatario francese. Si tratta di Francesco della Posta: un cavaliere d’Oltralpe disceso in Italia con Carlo d’Angiò che, una volta sbarazzatosi definitivamente dell’ultimo pretendente al trono di Napoli della famiglia sveva degli Hohenstaufen (Corradino), gli assegna per riconoscenza nel 1269 la nostra cittadina in feudo. Alla sua morte (1276) gli succede il figlio Gentile. In realtà, la famiglia della Posta non governa per molto su Capracotta visto che, nel 1381, il nuovo titolare del feudo risulta essere Andrea Carafa, capostipite dei Carafa della Spina. È probabile che i della Posta siano caduti in disgrazia durante la guerra civile tutta interna alla famiglia reale angioina per il dominio sul Regno per aver sostenuto la fazione sbagliata: il ramo francese al posto dei Durazzeschi.

Nel 1495, il re di Francia Carlo VIII scende in Italia per rivendicare i suoi diritti dinastici sul trono di Napoli, in mano agli Aragonesi dal 1442. La conquista è piuttosto facile. A quel punto, però, gli altri Stati italiani, preoccupati che il sovrano potesse estendere le proprie mire anche su altri territori della Penisola, si coalizzano per sconfiggerlo. Per evitare di rimanere bloccato, il re affida incarichi e truppe ad alcuni suoi fedelissimi e rientra in Francia tra mille difficoltà. Il Regno di Napoli si trasforma in un campo di battaglia tra il partito filo-francese e quello filo-aragonese. Le cronache di quei tempi registrano assedi, saccheggi e brutali uccisioni. Perciò, la comunità capracottese firma un accordo con la vicina città demaniale di Agnone per proteggere se stessa e i propri beni in caso di minaccia militare.

Arriviamo così all’anno 1799. La duchessa di Capracotta, Mariangela Rosa de Riso Capece Piscicelli, parteggia per l’esperienza politica filo-francese della Repubblica Partenopea. Al rientro dei Borbone a Napoli, è costretta a fuggire a Parigi in esilio. Durante gli anni del “Decennio Francese” (1806-1815) rientrerà nel Regno e verrà a trascorrere dei periodi di vacanza a Capracotta nell’allora Palazzo Ducale, oggi sede del Municipio, organizzando spettacoli per il popolo e donando paramenti sacri alla Chiesa Madre.

 Di seguito un rapido elenco di alcuni dei francesismi presenti nella parlata di Capracotta:

abbà (inf. v. tr.; abbɘ, iabbɘ, abbiattɘ/-iavɘ, abbatɘ) prendersi gioco, schernire, beffare, ingannare. Etim.: francese antico “gaber”, derivato di “gab”.

abbandunà (inf. v. tr.; abbandonɘ, abbandunɘ, abbanduniattɘ/-iavɘ, abbandunatɘ) abbandonare, tralasciare, trascurare. Etim.: francese “abandonner”, dalla locuzione medievale di origine germanica “à ban donner” (mettere a disposizione).

acciuccà (inf. v. rifl.; m’acciucchɘ, t’acciucchɘ, m’acciucchiattɘ/-iavɘ, acciuccuatɘ) abbassarsi, piegarsi, accovacciarsi. Etim.: francese “coucher”.

allɘmua (inf. v. tr.; allumɘ, allumɘ, allumiattɘ/-iavɘ, allɘmuatɘ) accendere, illuminare, far luce. Etim.: francese “allumer”.

ammɘglierɘ (s. m. sing.) attrezzo di legno, collegato a un paranco fissato al soffitto. Utilizzato per issare il maiale per le zampe posteriori e sezionarlo. Etim.: francese “gambiller”.

arrangià (inf. v. rifl.; m’arrangiɘ, t’arriangiɘ, m’arrangiattɘ/-iavɘ, arrangiatɘ) raggranellare, arrangiarsi, aggiustarsi. Etim.: francese “arranger”.

arzonɘ (s. m. sing.) arzunɘ (s. m. pl.) garzone, ragazzo di bottega, aiutante, apprendista. Etim.: francese “garçon” (ragazzo).

avvɘsia (inf. v. tr.; avvisɘ, avvisɘ, avvesiattɘ/-iavɘ, avvɘsiatɘ) avvisare, avvertire, informare. Etim.: francese antico “aviser”.

bagagliɘ (s. m. sing.) baghiagliɘ (s. m. pl.) bagagli, arnesi, cianfrusaglie. Etim.: francese antico “bagage”.

bascuglia (s. f. sing.) bascugliɘ (s. f. pl.) bilancia per grossi pesi, grossa stadera. Etim.: francese “bascule”.

bɘttonɘ (s. m. sing.) bɘttunɘ (s. m. pl.) bottone; in senso fig. insinuazione e/o testicolo degli animali adulti; termine usato dai macellai. Etim.: francese antico “bouton” (bocciolo, germoglio).

buattɘ (s. m. sing.) barattolo di latta, vaso, contenitore. Etim.: francese “boîte”.

buttiglia (s. f. sing.) buttigliɘ (s. f. pl.) bottiglia, recipiente di vetro, plastica o cristallo di forma cilindrica che si restringe al collo per liquidi. Etim.: francese “bouteille”.

calòscia (s. f. sing.) calosciɘ (s. f. pl.) galosce, soprascarpe di gomma usate durante le giornate di pioggia. Etim.: francese “galoche”.

cambra (s. f. sing.) cambrɘ (s. f. pl.) camera, stanza. Etim.: francese “chambre”.

chɘmo (s. m. sing.) cassettone di legno per riporre abiti. Etim.: francese “commode”.

ciamuorrɘ (s. m. sing.) raffreddore, cimurro. Etim.: francese “chamoire” (moccio).

ciavarrɘ (s. m. sing.) ciavarra (s. f. sing.) vitella ciaviarrɘ (s. m. pl.) montone o torello. Etim.: francese “chevre”.

ciɘcchettɘ (s. m. sing.) rimprovero, ramanzina. Etim.: francese “chiquet”, in origine voce del gergo militare.

ciufɘniera (s. f. sing.) mobile di cucina. Etim.: francese “chiffonnière”.

cricchɘ (agg. m. sing. e m. e f. pl.) cricca (agg. f. sing.) arzillo, rigido, duro, dritto, eretto, pronto, gagliardo. Etim.: francese “cric”.

cròccanda (s. f. sing.) croccandɘ (s. f. pl.) miscela di mandorle tostate e zucchero che, dopo la cottura si metteva a solidificare mangiandola, poi, a pezzetti; quale agg. croccante. Etim.: francese “croquant”.

curaggiɘ (s. m. sing.) coraggio, ardore, audacia. Etim.: provenzale “coratge”, francese antico “corage”,

dammaiɘ (s. m. sing.) danno, nocumento, discapito. Etim.: francese “damage”.

fòrgia (s. f. sing.) forgiɘ (s. f. sing.) camino nella bottega del fabbro per lavorare il ferro, fucina. Etim.: francese “forge”.

franchɘ (agg. m. sing. e m. e f. pl.) franca (agg. f. sing.) allegro, sincero. Etin.: francese “franc” (libero), dal latino tardo “francus” (del popolo dei Franchi).

fumierɘ (s. m. sing.) letame e fieno marcio della stalla. Etim.: francese “fumier”.

furaggià (inf. v. tr. rifl.; furaggiɘ, furiaggiɘ, furaggiattɘ/-iavɘ, furaggiatɘ) rifornire, rubacchiare; procurarsi sostentamento. Etim.: francese “fourrager” (foraggio).

 garandì (inf. v. tr.; garandisciɘ, garandisciɘ, garandiettɘ/-ivɘ, garanditɘ) garantire, assicurare, dare garanzia. Etim.: francese “garantir”.

giaccuettɘ (s. m. sing.) giacchettɘ (s. m. pl.) giacca per uomo. Etim.: francese antico “jaque”, da “Jacques” (Giacomo), nome del contadino francese per antonomasia che la indossava.

giargianesɘ (agg. e s. m. sing.) giargianésa (agg. e s. f. sing.) giargianisɘ (agg. e s. m. pl.) uomo ignorante che parla una lingua difficile da comprendere. Etim.: francese “jargon” (gergo).

giòsctra (s. f. sing.) giosctrɘ (s. f. pl.) giostra, torneo, carosello; dicerie, pettegolezzi, maldicenze. Etim.: francese antico “joste”.

gnɘtɘchitɘ (agg. m. sing. e m. e f. pl.) gnɘtɘchita (agg. f. sing.) dispettoso, gracile di salute. Etim.: dal francese “éthique” (affetto da tisi).

lèggia (agg. f. sing.) lɘggera (agg. f. sing.) lɘggerɘ (agg. f. pl.) leggiero. Etim.: francese antico “legier”.

lòggia (s. f. sing.) dim. luggétta (s. f. sing.) loggiɘ (s. f. pl.) terrazza, balconata, veranda. Etim.: francese “loge”.

magnià (inf. v. tr.; magnɘ, miagnɘ, magniattɘ/-iavɘ, magniatɘ) mangiare, alimentarsi, nutrirsi. Etim.: francese antico “mangier”.

manéra (s. f. sing.) maniera, modo di fare. Etim.: francese antico “manière”.

mballà (inf. v. tr.; mballɘ, mbiallɘ, mballiattɘ/-iavɘ, mballatɘ) imballare paglia, fieno, fare le balle. Etim.: francese “emballer” (mettere in balle).

mbicciɘ (s. m. sing.) mbecciɘra (s. f. pl.) impiccio, problema, preoccupazione. Etim.: dal francese antico “empeechier”.

mbruglià (inf. v. tr.; mbrogliɘ, mbruogliɘ, mbrugliattɘ/- iavɘ, mbrugliatɘ) imbrogliare, raggirare, abbindolare. Etim.: francese antico “brouiller” (mescolare, confondere).

mina (s. f. sing.) minɘ (s. f. pl.) mɘnuccella (piccolo canestro, s. f. sing.) mina, residuato bellico; canestro di legno a forma di cilindro. Etim.: francese “mine”.

mussulina (s. f. sing.) stoffa di cotone molto sottile. Etim.: francese “mousseline”.

navétta (s. f. sing.) spola del telaio. Etim.: francese “navette”.

papusciɘ (s. m. pl.) pantofole, babbucce, pianelle. Etim.: francese “papuche”.

pɘsctuletta (s. f. sing.) piccola pistola. Etim.: dal francese “pistole”.

pippa (s. f. sing.) pippɘ (s. f. pl.) pipa; discorso lungo e monotono. Etim.: francese “pipe”.

pusctierɘ (s. m. sing. e pl.) pusctéra (s. f. sing.) puscterɘ (s. f. pl.) portalettere, postino. Etim.: francese “postier”.

ramagliɘ (s. f. sing.) resti della ramatura nel bosco, l’insieme dei rami da bruciare. Etim.: francese “ramaille”.

ramonɘ (s. m. sing.) ramunɘ (s. m. pl.) grossa scopa, ramazza di vimini per pulire l’aia o la stalla. Etim.: francese antico “ramon” (scopa).

razza (s. f. sing.) razzɘ (s. f. pl.) razza, famiglia, discendenza. Etim.: francese antico “haraz” (allevamento di cavalli).

salviettɘ (s. m. e f. pl.) salviétta (s. f. sing.) tovagliolo, salvietta. Etim.: francese “serviette”.

sciallɘ (s. m. sing.) sciɘiallɘ (s. m. pl.) scialle a forma di cerchio, di lana o seta che le donne portano sulle spalle piegato a metà. Etim.: francese “châle”.

sciarabbà (s. m. sing.) carrozza scoperta trainata da cavalli con più sedili. Etim.: francese “char à bancs”.

sctriglia (s. f. sinf.) spazzola di ferro per pulire il manto del cavallo. Etim.: francese antico “estrille”.

sctuccà (inv. f. tr.; sctocchɘ, sctuocchɘ, sctucchiattɘ/-iavɘ, sctuccatɘ) tagliare, rompere, spezzare, troncare; stuccare. Etim.: dal francese antico e provenzale “estoc”.

sgarrà (inf. v. tr.; sgarrɘ, sghiarrɘ, sgarriattɘ/-iavɘ, sgarratɘ) sbagliare. Etim.: francese antico “esguarer”.

sguingiɘ (agg. m. sing.) di sghimbescio. Etim.: dal francese antico “guenchir” (andare di traverso).

ticchɘ (s. m. sing.) tic nervoso. Etim.: francese “tic”.

tuaglia (s. f. sing.) tuagliɘ (s. f. pl.) tela o stoffa lavorata che si stende sulla tavola per imbandirla. Etim.: francese “tovaille”.

vaiassa (s. f. sing.) vaiassɘ (s. f. pl.) donna volgare, becera, di malcostume; grassa. Etim.: francese antico “baiasse”.

Francesco Di Rienzo

 

Bibliografia:

F. dell’Armi, D. Di Nucci, F. Di Rienzo, Chɘ m’accundɘ? Lemmi e motti della parlata di Capracotta, Tipolitografia Cicchetti, Isernia, 2016

D. Di Nucci, F. Di Rienzo, C. Iannone, Gli accordi militari del 1495 di Agnone, Capracotta e Vastogirardi, Cicchetti – Industrie Grafiche srl,. Isernia, 2018

F. Di Rienzo, A Parigi con la Duchessa di Capracotta, Voria, Anno 4 n. 1 – Luglio 2010