La Sartoria Comegna di Antonio Di Lullo e Vincenza Comegna

Antonio Di Lullo e Vincenza Comegna

«Ciò che indossiamo è il nostro biglietto da visita». È il motto della “Sartoria Comegna”, la bottega di sartoria artigianale dei capracottesi Antonio Di Lullo e Vincenza Comegna di via Adige (Quartiere Trieste) a Roma.

Una piccola grande storia all’insegna della grande tradizione sartoriale capracottese nella Capitale. Antonio nasce a Capracotta e, da ragazzino, impara il mestiere presso la bottega del maestro Giovanni Borrelli. A 16 anni, come è accaduto per tanti suoi coetanei, lascia il “paesello” e si trasferisce sulle sponde del Tevere inizialmente per fare un po’ pratica nelle sartorie della Capitale. Non se ne andrà più. Lavora presso alcuni sarti capracottesi, sartorie romane e la boutique di Beatrice di Borbone. La svolta arriva nel 1985 quando inizia una lunga collaborazione (fino al 1997) con lo stilista Renato Balestra che gli apre le porte della grande sartoria moderna da donna. Nel 1987, decide di fare il grande salto e mettersi in proprio aiutato dalla moglie Vincenza che aveva una particolare originalità nel valorizzare gli abiti sartoriali in maniera raffinata. Vincenza, oltre ad aver acquisito una buona abilità nel maneggiare l’ago praticando il ricamo, sin da ragazza sfogliava la rivista “Grazia” e vestiva dalla sarta. Già sua madre, Michelina Di Cesare, faceva lavori di riparazione e rimessa a modello. Perciò, ha avuto modo di imparare presto, con i fratelli, ad apprezzare l’abito fatto su misura.

Arrivando a tempi più vicini, la Sartoria Comegna ha collaborato con Gattinoni e ha partecipato, l’anno scorso, a un importante evento espositivo a Palazzo Colonna in Piazza SS. Apostoli a Roma.

L’unione della tradizione della sartoria italiana con l’inclinazione al gusto estetico per la moda femminile, aggiornata da anni di collaborazione con firme prestigiose, ha consentito la realizzazione di abiti da donna su misura nella cura della qualità della fattura e del dettaglio, che spesso costituisce l’unicità del capo.

Ida Di Lullo