Pillole di storie: Capracotta 1860-1868

L’ingresso di Giuseppe Garibaldi a Napoli

Con l’arrivo di Giuseppe Garibaldi a Napoli il 7 settembre 1860, seguirono sommosse in varie località d’Italia compresa Capracotta, con violente reazioni e infocato patriottismo.

Si riportano copie di alcune pagine, tratte da documenti dell’epoca, al fine di evidenziare quanto si svolse nel nostro paese, all’atto del cambiamento di governo:

«Il 3 ottobre 1860 Gaetano Conti, comandante della Guardia Nazionale, con 15 Guardie, cerca di far fronte a circa 300 reazionari che, al grido di “Viva Francesco II” sfilano per il paese armati di “scuri, ronche ed altri armi bianche. Nello scontro uno dei reazionari muore e molte guardie sono ferite, il posto di guardia viene assalito e devastato. Tra i principali animatori della reazione figura Eustachio Monaco, il quale, da ritorno da Isernia eccita il popolo alla rivolta e dirige le operazioni degli arresti, dando disposizioni, anche agli altri capi reazionari, dichiarandosi munito di autorizzazione della corte di Gaeta, che concede loro “carta bianca di libero fare per sei mesi”, procedono al disarmo delle abitazioni private, dei sacerdoti e dei galantuomini”, I disordini continuano anche il giorno dopo».

«Il 4 ottobre 1860 a Capracotta si costituisce una “dittatura plebea” e si assegnano le cariche di sindaco, di capo urbano e di sottocapo urbano; Basilio Santilli diventa comandante di piazza e Pasquale Di Ianni governatore e giudice. I due sono in stretto contatto con il gruppo reazionario di Isernia, dai quali ricevono istruzioni. Il “governo plebeo” durerà fino al 16 ottobre 1860».

Relativamente alla lotta al brigantaggio, si trascrivono pagine desunte da verbali dell’epoca:

6 settembre 1866. «Il Sindaco nega la concessione di un drappello di Guardia Nazionale per effettuare una ricognizione in località Valtezzune di Pescopennataro, ove sono stati avvistati dei briganti. Il diniego è motivato dal fatto che la Guardia Nazionale deve “tutelare in paese l’ordine pubblico in occasione di festività e di fiere”. (diniego forse giustificato per la presenza di molte persone per la fiera del 7, 8 e 9)».

9 settembre 1866. «Un drappello di 29 militi della Guardia Nazionale, in servizio con una pattuglia di Carabinieri, alla vista dei briganti abbandonano il servizio, rientrando tosto in paese. Il Prefetto dispone lo scioglimento del battaglione e la dimissione degli ufficiali» (in verità, dimostrazione di scarso coraggio!).

12 settembre 1866.  «Con provvedimento del Prefetto, il Sindaco viene sospeso dalle sue funzioni per il rifiuto del 5 settembre u.s. di mettere a disposizione dei locali Carabinieri la Guardia Nazionale» (non correva buon sangue tra i nostri e i Carabinieri, espressione del cambiamento di bandiera!).

14 settembre 1866. «La Guardia Nazionale, i Carabinieri di Agnone, di Capracotta e con distaccamento del 42° fanteria di linea giunta da Castel di Sangro, portano a termine una perlustrazione eseguita in seguito ad una comunicazione del Sindaco di Capracotta che segnala la presenza della banda Di Ferraro, composta da 16 briganti. La Guardia Nazionale di Pescopennataro esiste solo nella matricola» (Non era operante?).

25 gennaio 1868.  «Il Sindaco lamenta al Sottoprefetto di Isernia che il luogotenente della Guardia Nazionale Carlo Conti non si fa vedere in guardia e spesso volte manca ai suoi doveri. Lo fo noto alla S.V. perché abbia quelle punizioni che merita» (un nostro concittadino con scarso senso del dovere!).

29 gennaio 1868. «Il Delegato di Pubblica Sicurezza lamenta che tra la Guardia Nazionale di Capracotta e il locale Comando di Carabinieri sono sorti diverbi circa l’impiego della forza pubblica per portare soccorso ad alcuni cittadini del posto in grosso pericolo a causa della bufera della neve e del vento che incalzano a più non posso» (Carabinieri mal sopportati, mancanza di mezzi adeguati, poco spirito umanitario, non consono alla nostra mentalità?).

Cronache di eventi che fanno conoscere persone e comportamenti nella nostra comunità. allorquando da sudditi del Regno di Napoli divenimmo sudditi del Regno d’Italia.

Passaggio da molti non accettato con manifestazioni di patriottismo, sommosse e reazioni per quanto prima descritto, non senza rilevare l’evidenza di problematiche sorte con l’avvento di una nuova realtà storico-politica, compresa, per quegli anni, la lotta al brigantaggio, che. anche a Capracotta, fece notare la sua attività.

Felice dell’Armi