Don Giovanni Carnevale e la predica su santo Stefano

Don Giovanni “Nannino” Carnevale

Oggi è il giorno 26 dicembre, santo Stefano, e il mio ricordo va a mio zio Nannino, defunto quasi due anni fa, a Macerata.

Zio Nannino, don Giovanni Carnevale, salesiano, è stato un po’ il genio della famiglia Carnevale.

Plurilaureato, nel corso degli anni ha insegnato negli istituti salesiani italiano, latino, greco, storia, geografia, tedesco, francese, storia dell’arte, ed era anche un esperto botanico.

Ma il suo maggior titolo di merito è l’aver scoperto che l’Aquisgrana di Carlomagno non era nel nord della Germania, ma nel Piceno in Italia. E’ questa una faccenda che, prima o poi, costringerà a riscrivere i libri di storia del medioevo.

Ma la genialità ha spesso un suo rovescio, che nel caso di zio Nannino era la sua distrazione…

A questo proposito voglio raccontarvi cosa gli capitò nel giorno di Santo Stefano tanti anni fa.

Era da pochi mesi nell’istituto salesiano di Faenza quando, mentre si accingeva a pranzare, arriva una telefonata dal parroco della chiesa di Santo Stefano, che era nelle vicinanze dell’istituto salesiano.

Il monsignore parroco, agitatissimo, dice a mio zio:

– Don Carnevale venga qui di corsa, per carità.

-Che è successo?  Fa zio Nannino allarmatissimo.

-E’ successo che oggi è la festa del santo Patrono della parrocchia, ho la chiesa gremita di fedeli e il prete che doveva venire a fare la predica non si è presentato.

-E che vuole da me?

-Venga a fare la predica su santo Stefano.

-Ma come faccio? Dovrei prepararmi…

– Don Carnevale, lei ha grande facilità di parola… venga e dica quello che vuole, basta che nomini due o tre volte santo Stefano…

– Ma come…

-L’aspetto.

E chiude il telefono.

E zio Nannino corre alla chiesa. Appena arrivato il monsignore gli butta addosso la cotta e la stola e lo spedisce sul pulpito.

Effettivamente la chiesa era gremita di gente e tutti guardavano verso il pulpito, sul quale mio zio era in gravissime ambasce. Aveva un grosso problema…

Non ricordava chi diavolo fosse santo Stefano…

Ma qualcosa doveva pur dire…  allora pensò che santo Stefano era comunque un santo… e allora cominciò a parlare in generale della santità… dell’esercizio delle virtù…

Poi gli venne un lampo di memoria e ricordò che santo Stefano era il protomartire…  il primo dei martiri. E quindi passò a parlare delle origini della Chiesa, delle catacombe, delle persecuzioni ad opera degli imperatori romani…

La faccenda andava avanti benissimo. La gente era interessata e seguiva attentamente.

Allora zio Nannino volle fare un ulteriore passo avanti e cominciò a descrivere il martirio di Santo Stefano. E descrisse con passione il santo che, sui carboni ardenti, invece di maledire i suoi persecutori, implorava per loro il perdono da Dio.

Nella chiesa la gente era muta…  guardava con occhi spalancati mio zio, che interpretò questa chiarissima manifestazione di interesse come una valutazione ottima della predica che andava facendo…

E allora continuava a rigirare avanti e indietro il Santo sulla graticola, affinché fosse ben cotto…

Dopo una ventina di minuti, soddisfattissimo, concluse la predica e scese dal pulpito, sotto il quale vide il parroco monsignore nero in volto…

Al che zio Nannino ragionava tra sé e sé…  “Ma questo che vuole??  Mi chiama all’improvviso… gli faccio una predica che senza ombra di dubbio ha ottenuto l’interesse dei fedeli… Adesso glie lo chiedo…”

-Monsignore… c’è qualcosa che non va?

E il monsignore sbotta:

“Sfido io…  don Carnevale… tutti gli anni santo Stefano me lo hanno ammazzato a sassate… Lei è il primo che me lo ha cucinato arrosto…”.

Un anno dopo, stesso istituto, durante il pranzo di Natale, presenti una trentina di salesiani, un giovane prete da poco arrivato a Faenza raccontava…

-Stamattina mi ha chiamato il parroco di santo Stefano e mi ha chiesto se domani volevo andare a fare la predica nella sua parrocchia.  Gli ho detto di sì, e lui mi ha fatto una specie di esame… mi ha prima chiesto se avevo ben presente santo Stefano… poi ha insistito sul fatto che era stato lapidato…  e si è accertato che io sapessi cosa significava essere lapidato…

A questo punto mio zio scoppiò in una risata fragorosa e tutti gli altri preti che erano a conoscenza della disavventura dell’anno prima si unirono…

Primiano Carnevale