La mia favola dello spartineve… continua

Il mitico Clipper ai giorni nostri

Il 73° anniversario dall’arrivo dello spartineve americano a Capracotta mi ha offerto lo spunto per riflettere, ancora una volta, a quel lontano 16 gennaio 1950: ma non pensavo davvero di tornare su questo tema perché sono state diverse le occasioni in cui ho cercato di rivivere, descrivendola, la grande emozione di quel giorno.

Sembra quasi che io voglia giustificarmi, ma per me non si tratta solo di un semplice ricordo infantile;  è piuttosto una vera e propria…favola, come l’avevo chiamata tempo fa, che ha segnato indelebilmente il mio immaginario e di cui  mi fa sempre  immenso piacere  riparlare.

Sono certo che il significato simbolico di quel dono dei concittadini emigrati negli U.S.A., in particolare di quelli residenti nel  New Jersey, sia stato e rimanga tuttora assai più grande del suo beneficio pratico; così in questi giorni, prendendo spunto da una copiosa nevicata a Capracotta e  dalle numerose immagini fotografiche e filmate che gli amici hanno voluto inviarmi, mi sono di nuovo appassionato al confronto ideale tra quel vecchio spartineve e i moderni, forse più maneggevoli, mezzi;  sono convinto che abbia influito la mia grande passione per i motori e le macchine in genere, ma ripensavo in particolare al fatto, del tutto incredibile che, poco dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale e quando io avevo meno di 7 anni, in America fossero già disponibili vere meraviglie dell’industria e della meccanica come il nostro spartineve; nelle vecchie foto del 1950 si notavano ancora molte delle macerie lasciate dalla guerra ed erano pochissimi e malandati persino i camion da lavoro.

Ho avuto la curiosità di approfondire in quale contesto fosse stato progettato e realizzato lo spartineve cercando notizie dell’industria da cui proveniva: la “WALTER TRUCKS Company” di New York; ed è stata per me una sorpresa ulteriore scoprire che il suo fondatore era un immigrato dalla Svizzera di nome William Walter, giunto negli U.S.A. nel 1883 e che aveva lavorato in una industria dolciaria occupandosi, inizialmente, di apparecchiature industriali per questo genere di attività.

Esperto conoscitore di motori, già nel 1898 aveva costruito il prototipo di una autovettura che, dal 1904 al 1909, cominciò a produrre in piccola serie; si appassionò poi agli autocarri e nel 1911 fece uscire il primo camion dotato dell’avveniristico sistema di trazione a 4 ruote motrici: che in seguito diventerà la caratteristica peculiare della sua impresa.

    Sembrava addirittura un presagio per Capracotta il suo antico slogan pubblicitario che diceva:

“Where snow fall, Walter’s trucks arrive”

(“Dove cade la neve, arrivano gli autocarri “Walter”)

(Jim Donnelly)

 Nel 1929, infatti, fu presentato il primo spartineve e questo genere di prodotto diventò in breve tempo il fiore all’occhiello di tutta l’attività; mi piace anzi pensare che il Sig. William avesse molto ben presente, insieme ai ricordi e forse alla nostalgia della neve transalpina, anche il problema del disagio che essa comportava, specie sulla circolazione stradale.

Mi risulta che nei tanti anni di attività la “WALTER Co.”, ceduta in vendita nel 1997, abbia avuto uno stabilimento anche a Trenton, nel New Jersey: è verosimile, perciò, che fosse molto conosciuta dai nostri concittadini che si fecero promotori dell’iniziativa di acquistare uno spartineve per Capracotta.

Va inoltre segnalato che quel geniale personaggio aveva brevettato un particolare tipo di vomere, definito “snow-fighter” (“combattente della neve”): divenuto poi un marchio di tutti gli automezzi compreso il nostro, ma di cui non sono in grado di descrivere le avveniristiche  particolarità tecniche.

Mi sono chiesto soprattutto il motivo per cui gli fosse stato dato il nome di “CLIPPER”, giacché ero sempre stato convinto che significasse letteralmente macchina “che taglia” (la neve)”; è verosimile, invece, che l’appellativo fosse ispirato all’ultima generazione di velieri transoceanici di fine ‘800 di cui è tuttora possibile ammirare a Londra uno splendido esemplare, il “Cutty Sark”: e il nostro spartineve aveva davvero solcato l’oceano atlantico, sia pure a bordo della motonave “EXIRIA”.  

Io preferisco pensare, tuttavia, che quell’appellativo derivasse da un particolarissimo genere di aerei idrovolanti, parimenti chiamati “CLIPPER”, di cui l’esemplare più famoso era il “BOEING 314” della “Pan Am”, costruito in soli dodici esemplari e utilizzato persino dal presidente americano Roosevelt; sembrano confermarlo i filmati d’epoca della “WALTER” dedicati agli spartineve in azione anche con i vomeri laterali: quelli appunto che a Capracotta, per la ristrettezza delle strade, non è stato mai possibile utilizzare. In diverse immagini e sequenze, si ha davvero l’impressione di vedere un idrovolante che plana sulla neve piuttosto che sull’acqua e tale impressione è rafforzata dal fatto che la posizione e l’altezza del vomere anteriore e delle “ali laterali”, venivano agevolmente e rapidamente regolate dall’operatore mediante un sistema idraulico.

Se ne può avere un’idea anche da alcuni depliants pubblicitari, sebbene certamente dedicati a prodotti successivi agli anni ‘50:

 Nulla di paragonabile, s’intende, rispetto alle numerose opzioni di snodo dei modernissimi caterpillar attuali, ma davvero stupefacenti per un mezzo di oltre 70 anni fa su cui, mi piace ricordarlo, i bravissimi artigiani di Capracotta avevano applicato una robusta copertura, come una grande cabina posteriore destinata agli spalatori, comunque indispensabili.

Può sembrare, inoltre, un particolare trascurabile ma il vano di carico dello spartineve, ribaltabile sui 3 lati, era sempre riempito con diversi quintali di pietre per aumentarne la presa sulla neve, già assicurata dalle  robuste catene sulle ruote; si poteva forse…non badare a spese visto che il consumo medio di benzina era già, mediamente, di un litro/km.: al punto che si esauriva rapidamente il serbatoio di ben 800 litri circa.

Non saprei davvero dove cominciare se volessi raccontare di tutte le occasioni in cui quel prezioso automezzo è stato determinante per la salvezza delle persone: a cominciare dalle diverse gestanti in difficoltà che, nonostante il blocco delle strade, erano riuscite a raggiungere l’ospedale con mia madre ostetrica che le accompagnava; rimane nella memoria di tanti, comunque, il caso di un giovane rappresentante di commercio che, sebbene fosse stato avvertito del rischio, cercò di raggiungere Capracotta dalla vicina località di “Staffoli”; imperversava una tremenda tormenta di neve che, in genere, sconsigliava l’intervento dello spartineve ma, quella sera non era ancora rientrato l’autobus da Campobasso e fu quindi indispensabile un’eccezione.

Quel signore, bloccato in località “Monteforte”, non riuscì  ad andare né avanti né indietro e restò per ore nella sua piccola  “FIAT topolino belvedere” di cui spuntava dalla neve solo l’antenna della radio; fu provvidenziale per lui che l’autista dello spartineve, il caro Leo Conti, ne intravedesse il bagliore alla luce dei potenti fari, evitando così di travolgerlo letteralmente.

Lo soccorsero infine, semiassiderato e sembra avesse giurato di non ritornare mai più a Capracotta: ma ci tornò invece, nell’estate successiva e accompagnato dal padre, per ringraziare i suoi salvatori.  

Sto ora ricordando, a riprova del grande significato storico e sociale del nostro “CLIPPER”, che l’amministrazione comunale ha deciso di far costruire in paese un piccolo “mausoleo” di cemento e cristallo in cui possa essere custodito e ammirato come cimelio nei prossimi anni e sono già in corso i lavori per realizzarlo: non potrebbe esserci regalo migliore per tutti perché, ne sono certo, esso rappresenterà il miglior simbolo di gratitudine nei confronti di tutti coloro che a vario titolo, spesso con grande sacrificio personale, hanno costruito la sua storia incredibile: a cominciare dal Sig. William Walter, il Sindaco di Capracotta Gennarino Carnevale, quello di Jersey City John V. Kenny, il bravo istruttore americano Sig. A. Gaito e tutti gli altri che è davvero impossibile elencare. A me basterà la gioia di sapere che continua la mia bellissima…favola dello spartineve!

Aldo Trotta

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