«Molti abitanti escono dalle finestre, altri scavano buche in corrispondenza delle porte delle case, che guardate dal nuovo aereo piano stradale, sembrano pozzi; sui tetti è accumulata una quantità enorme di neve che ne rende pericolose le impalcature; molte case ad un solo piano sono completamente sepolte e vi si accede con gallerie aperte nella neve. Stretti sentieri sono praticati di recente sulla neve, capaci pel transito di una sola persona; qui si è costretti ad abbracciare una persona cordialmente antipatica od anche un nemico; più in là una … bella foresetta che, per mancanza di equilibrio, vi somministra una doccia gelata facendovi cadere sulle spalle la conca d’acqua che porta in testa. Continuando la perlustrazione vi sembra di essere diventati giganti, perché potete guardare più o meno indiscretamente dentro le cucine, il cui soffitto è decorato dagli squisiti salami appesi; nelle camere da letto ove la massaia rassetta la biancheria. E la veduta dello strano cinematografo vivente continua e lo sguardo entrando furtivo per le finestre sorprende ragazze che filano alla rocca, che annaspano, che tessono: ma tanta ammirazione è troncata bruscamente da un magnifico capitombolo; vi rialzate e guardando il luogo del disastro vi accorgete che avete inciampato nel braccio di sostegno di un pubblico lampione». Non c’è miglior commento a queste foto di quanto scrisse il Cav. Giovanni Paglione in un suo lungo articolo del 1905 pubblicato sulla “Provincia di Campobasso”.
Nello stesso pezzo, si accenna alla possibilità di recarsi in campagna con gli sci ai piedi con la certezza di superare tutti gli ostacoli, per ammirare lo spettacolo dei boschi di faggio con le sole punte degli alberi, ricoperte da candidi cristalli, che fuoriescono dalla coltre di neve. Gli sci diventano gli strumenti per vincere l’isolamento e rendono meno problematica ai residenti la vita durante l’inverno. Nella prima foto lo sciatore di destra per poco non supera con la testa il tetto di una casa di due piani. Nella successiva sono drammaticamente documentati i danni prodotti dall’accumulo di neve sui tetti: è venuta giù in pieno inverno parte del muro maestro in un vicolo molto stretto. Vengono poste robuste travi a sostegno della restante parete pericolante che dovrebbero assicurare il transito agli abitanti del vicolo, obbligati a passarvi sotto. Nella terza la galleria scavata per uscire di casa sembra non preoccupare più di tanto i due uomini sulla soglia, mentre a sinistra, seduto su quella montagna di neve, un signore ride soddisfatto. Ha un fascino del tutto particolare, nella quarta foto, l’uomo che si affaccia ad una finestra di una vecchia casa sotto una splendida tendina “de pesciuòtte” (ghiaccioli) mentre alcune donne guardano un uomo che sta muovendosi a fatica nella neve fresca.
Domenico Di Nucci
Fonte: AA.VV., Capracotta 1888-1937: cinquant’anni di storia cittadina nelle foto del Cav. Giovanni Paglione, Associazione “Amici di Capracotta”, Cicchetti Industrie Grafiche, Isernia, 2014