“Il vestito rosso” di Pina Monaco: la recensione di Ella Baffoni

Pina Monaco

Un po’ di amiche, amici e conoscenti mi hanno chiesto del mio libro “Il vestito rosso (Nina)” del quale avevo conservato una sola copia e che credevo ormai irreperibile. Sollecitata, ho scoperto invece che se ne possono ottenere copie cartacee o elettroniche rivolgendosi on line a “La Feltrinelli’, ad “Amazon” e, penso, anche a “il mio libro”. entusiasta per l’inattesa rivelazione, decido dunque di darne solenne notizia e di cogliere l’occasione per pubblicare qui di seguito la bella e generosa recensione che ne fece Ella Baffoni, mia cara amica e apprezzata giornalista, saggista e autrice di opere dedicate con amore e competenza a Roma, alla sua storia, alla sua gente.

Pina Monaco

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Dov’è Nina? Chi l’ha vista? Eppure tutti sanno chi è, che sia infagottata al sole su una panchina, che si assopisca a fatica, tormentata dal freddo, in un angolo della città. Dov’è Nina? Lo sa chi l’ama, non altri. Lo sa chi le porta un bicchiere di tè caldo, chi accarezza la sua mano sciupata. Lo sa chi ne scrive la storia, in bilico sempre tra rivolta e fuga, eccessiva o minimalista. Sbalzi d’umore, interi pezzi di vita dimenticati che riemergono come iceberg nella notte, rovinosi. Nina è Pina Monaco, che ne ha scritto la storia dopo averla covata a lungo. Ma è anche sua sorella, sua madre, mia madre e mia sorella. Nina è una donna perduta e ritrovata, una che ha saputo guardare affascinata nell’abisso e ne ha saputo distogliere lo sguardo. Nina è la città, che nasconde nelle sue pieghe dolori e grandezze, solitudini e ferocie. Le vite di persone sconosciute, le morti silenziose, le passioni inconoscibili.

Nina è un racconto vestito di rosso, acceso come la vita, senza pregiudizi e senza compromessi. Nina passa nella storia di questi anni senza farsene toccare, soffrendoli però tutti, addosso. Scrive Brecht in una vecchia e dimenticata poesia: “Il fiume impetuoso lo si chiama violento/ ma il letto che lo serra/ nessuno lo chiama violento. / La tempesta che piega le betulle/ passa per violenta/ ma che dire della tempesta/che piega le schiene degli stradini?”. Gli stradini vanno avanti, sasso dopo sasso, bagnati e strapazzati. Come Nina.

Nina fa i conti con il dolore. Con la memoria che teme di non poter accettare e la esclude da sé, per un po’. Nina è vita, vita feroce e dolce, miserabile e ricca. È una donna che non accetta il suo posto, che non si consente di dire di sì, fino al limite quasi estremo. Una donna in bilico, che rifiuta il passato ma guarda al futuro, che si sofferma sull’orlo ma lancia lo sguardo in alto. Dice ancora Brecht: “L’albero che non dà frutto/ lo si accusa di essere sterile. Chi/ esamina il terreno?/ Il ramo che si spezza/ lo si chiama marcio, ma/ non gravò su di lui la neve?”.

Chi esamina il terreno? Chi pesa la neve? Il racconto di Pina Monaco non esamina il terreno, ma ci invita ad esaminarlo. Racconta la sua storia senza distacco, partecipando. Ama Nina, come l’ameranno i suoi lettori. Ama i suoi dolori, le debolezze di questa donna forte, dall’intima vitalità. Ama la voglia di abbandonarsi, la capacità di cambiare la sua vita. La sua vita, il nostro tempo

Ella Baffoni