I Carabinieri e Capracotta (Parte III)

Buongiorno da Capracotta (21 novembre 2021). Foto: Pagina facebook Carabinieri

Nel marzo 1948 era al comando della Stazione dei Carabinieri di Capracotta, il Brigadiere Adamo Longo: di suo pugno il rapporto trasmesso al Comando della II Divisione Carabinieri “Podgora” di Roma, in data 22 marzo, in risposta alla richiesta di far conoscere quale fosse stato il “contributo dell’Arma alla Lotta di Liberazione” nel territorio di propria competenza.

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Legione Territoriale dei Carabinieri degli Abruzzi

Stazione di Capracotta                                               

Capracotta, 22 marzo 1948   

Oggetto: Contributo dell’Arma alla lotta di Liberazione.

Al Comando della  II° Divisione Carabinieri “Podgora”   ROMA

Si comunicano i seguenti dati raccolti dalla voce degli abitanti del luogo:

1) alla data dell’8 settembre 1943 i componenti di questa Stazione erano: Maresciallo Capo De Muro Vincenzo, Comandante la Stazione;

Carabinieri Marco Di Francesco

                   Giuseppe Carta

                   Visentin (sconoscesi il nome)

ed un appuntato pel quale si sconosce il casato ed il nome;

2) Tutti i militari suddetti, dopo quindici giorni circa dall’armistizio dell’8 settembre 1943, si sbandarono;

3) La Caserma venne distrutta completamente nel mese di novembre 1943 dai tedeschi mediante l’esplosione di mine;

4) Tra i componenti la Stazione non vi furono morti, feriti o deportati;

5) Non si verificarono rappresaglie con prelievo di ostaggi, bombardamenti né combattimenti;

6) Il Maresciallo De Muro, allora comandante la Stazione, abbandonata la Caserma, si sbandava nella campagna della giurisdizione, unitamente ai dipendenti militari, portando seco parte dei documenti segreti e riservati, mantenendo le armi e continuando limitatamente la sua attività.

Il Brigadiere Comandante la Stazione

Adamo Longo

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Le notizie riportate raccolte “dalla voce degli abitanti”, seguono una procedura abbastanza inconsueta rispetto alla normale prassi, ma ciò è sicuramente determinato dai seguenti fattori: la distruzione della Caserma da parte dei tedeschi e il successivo sbandamento dei militari in forza alla caserma (di due non si hanno le generalità complete).

Risalta il linguaggio dell’epoca: termini come “sconoscesi” o “casato”, pur adoperati in ambito strettamente militare, rivestono tuttavia un fascino ed un “sapore” particolare!

Tra le varie cose si sottolinea che Capracotta non ha subito bombardamenti: in effetti erano del tutto inutili, in quanto il paese era saltato quasi interamente per aria, grazie alle mine seminate dai tedeschi, i quali, bontà loro, ritennero di non dover applicare un ulteriore “accanimento terapeutico”.

Il Maresciallo De Muro poté, con tutte le limitazioni del caso, svolgere le proprie mansioni, riuscendo a conservare le armi in dotazione e mettendo al riparo la documentazione riservata e segreta (rapporti ed indagini riguardanti probabilmente disertori, prigionieri, non iscritti al PNF, oppositori politici alla macchia, o viceversa entusiasti del regime o in qualche modo ad esso collegabili: tutte categorie potenzialmente soggette a minacce, vendette o richieste di riscatti).

In un’altra relazione, quella redatta dal Comandante la Compagnia di Isernia, Parmenide D’Ercole, in data 7/4/1948, c’è un riferimento alla Stazione di Capracotta  che “ebbe vita fino al 20 settembre 1943, per sbandamento di tutti i militari che la componevano”.

Resta sempre valido l’invito, indirizzato a chi avesse notizie sia sulla caserma (dove era ubicata fin dalla sua costituzione e successivamente), sia sui militari dell’epoca, a voler condividere le loro informazioni, cercando quindi di poter ricostruire altri tasselli di quel gigantesco ma pur sempre stimolante e affascinante puzzle, che è la storia di Capracotta.

Paolo Trotta