Sagra della Pezzata, le riflessioni di Antonio D’Andrea

Ho riflettuto più volte sullo svolgimento della sagra della Pezzata e propongo queste riflessioni con l’auspicio di aprire un dibattito costruttivo sull’argomento.

Prima riflessione: perché non spostare la data? In agosto, causa il caldo sempre più insopportabile a bassa quota, Capracotta e Prato Gentile si riempiono soprattutto nelle prime tre settimane. E la prima domenica di agosto per la Pezzata si ammassano oltre cinquemila persone anche con pericolo di contagio, visti i tempi che stiamo vivendo. Ebbene perché non spostarla, per esempio, alla fine oppure agli inizi di settembre? Anche perché, in occasione della festa triennale in onore della Madonna di Loreto, chi torna in paese potrebbe riassaporare anche i gusti della Pezzata. E potrebbero programmarsi due fine settimana di seguito allargando la tradizionale sagra popolare a convegni sui vari temi collegati: l’emigrazione, l’allevamento ieri e oggi, l’alimentazione sana (si va verso la carne sintetica…), la lana ieri e oggi, le storie della transumanza, ecc. Ma si potrebbe arricchire la festa anche con letture di brani, canzoni e tanto altro ancora.

E poi c’è l’aspetto salutare, secondo me, su cui intervenire. Perché la festa è della Pezzata, cioè della carne di pecora in umido. Una cottura abbastanza salutare. Ma si è sempre, o quasi, affiancata alla carne alla brace: una cottura altamente tossica non solo secondo le dottrine della medicina naturale, alle quali mi rifaccio, ma anche da organismi istituzionali quali l’Istituto Superiore di Sanità e varie associazioni di Medicina ufficiale. Vedrei bene quindi di organizzare anche un incontro sugli aspetti di gastronomia salutare sulla carne. Per esempio in tutta Italia, stanno sorgendo tutta una serie di ristoranti giapponesi con le loro tipologie di cottura e tagli di carne straordinari e molto più salutari. Perché non aprirsi a queste altre culture? Le tradizioni vanno arricchite. Poi, ciascuno sceglie. Un’ultima considerazione: l’organizzazione della Pezzata richiede un grosso investimento economico per l’acquisto della materia prima; investimento economico che rischia di essere vanificato per scarsa affluenza in caso di pioggia. Ma perché rischiare? Anzi, la Sagra dovrebbe, secondo me, produrre sempre un bilancio positivo anche per finanziare altre attività. Ebbene, perché non proporre che bisogna prenotarsi almeno una settimana prima? E svolgerla a numero chiuso? In maniera tale che, se dovesse piovere, si può mangiare comodamente al chiuso?

Per il momento, mi fermo qui. Ripeto: mi auguro che su queste e altre riflessioni si apra un ampio dibattito. Ormai con queste continue crisi per la pandemia, per le guerre e i cambiamenti climatici quasi irreversibili, dobbiamo imparare a rimettere in discussione modalità e comportamenti che sembravano immutabili e riconoscere che queste crisi potrebbero e dovrebbero essere un’opportunità per allargare i nostri sguardi e la nostra coscienza. Un cordiale saluto.

Antonio D’Andrea

Auser-Vivere con Cura, Circolo Irene e Lucia di Milione di Capracotta