La chiesa dell’Immacolata a Guilmi del capracottese Carmine Pollice

Una decina di giorni fa, vi ho raccontato la storia dell’epigrafe della chiesa di san Vincenzo Ferreri di Capracotta. Oggi, voglio parlarvi di un’altra epigrafe che riguarda sempre la nostra comunità ma che si trova al di sopra del portale della chiesa di santa Maria Immacolata (chiamata anche dell’Assunta) di Guilmi, una cittadina in provincia di Chieti che dista circa quaranta chilometri da Capracotta.

L’epigrafe è in latino e, tra tradizionali segni di interpunzione (in questo caso, i due punti), recita:

SUMPTIB[US] ECCL[ESIAE] ET UNI/ TIS AC MAXIMA POPULI DEVO/TIIONE TEMPLUM HOC AB/ SOLUTUM FUIT ANNIS TRIB[US]/ SEDULO STUDIO R. ARCHIP[PRESBYTERI]/ D[OMINI]: CAROLIRECCHIA EIUSQ[UE]/ NEPOTUM D[OMINI]: AMADEI ET DE/ ODATI SUB ARTI[FIC]E: M[AGISTRO]: CARMI/NE POLLICE A CAPRACOT/TA  A: D 1766

In italiano, può essere tradotta in questo modo:

A spese della Chiesa, unite a una grandissima devozione popolare, questo tempio fu portato a termine in tre anni grazie all’assiduo impegno dell’arciprete Don Carlo Recchia e dei suoi nipoti don Amedeo e Diodato sotto il “costruttore” Carmine Pollice di Capracotta nell’Anno del Signore 1766.

Immediatamente al di sotto, c’è un’altra epigrafe, sempre in latino, che riporta in maniera incompleta un versetto del Vangelo secondo Matteo (11,28):

I[ESUS] M[ARIA] I[OSEPH]/QUI LABORATIS VENITE/ AD ME REFICIAM VOS/ A D 1767

(Gesù, Maria, Giuseppe, venite a me, voi tutti che siete affaticati, io vi ristorerò. Anno del Signore 1767).

Dunque, nell’anno 1766 il capracottese Carmine Pollice porta a compimento la costruzione o, più verosimilmente, la ricostruzione dell’edificio sacro sulla scia di quanto stava avvenendo in diverse cittadine dell’Abruzzo e del Molise in quell’epoca dato che la realizzazione vera e propria della chiesa dell’Immacolata a Guilmi viene fatta risalire genericamente a prima dell’anno 1568.

Carmine Pollice è definito “artifex magister”, accostando due termini che venivano utilizzati per indicare su un cantiere edile la figura del “direttore” dei lavori, quella di un abile capomastro…

Questa impostazione trova riscontro nelle fonti documentali a nostra disposizione a Capracotta su Carmine Pollice e sulla sua famiglia nel XVIII secolo.

Nella Numerazione dei Fuochi, cioè l’elenco dei nuclei famigliari per fini fiscali, del 1732, a Capracotta risultano esservi quattro famiglie di cognome “Police”: i capifuoco (cioè, i capifamiglia) sono, guarda caso, tutti “fabbricatori”, cioè costruttori.

Nel 1732, Carmine Pollice ha 18 anni. È figlio del defunto Gioacchino e di Giovanna Pettinicchio. Vive con la madre, il fratello “capofuoco” Silvestro, la cognata Claudia di Lorenzo, l’altro fratello chierico Crocelio, la sorella Costantina e i nipoti Giuseppe (anni 9, figlio del fratello defunto Giuseppe) e Nicola (di anni 3, figlio di Silvestro e della moglie Claudia) nel quartiere della Terra Vecchia. La famiglia possiede una vigna nel territorio di Agnone, un’altra in quello di Belmonte e una giumenta.

Francesco Di Rienzo

Bibliografia:

D. Di Nucci, Capracotta 1732. Numerazione dei Fuochi e dei Sottofuochi, Amici di Capracotta, Pixartprinting S.p.A., Quarto d’Altino (Ve), 2019