Ma arviè l’ott sttiembra? 

“Ma torni l’otto settembre?” o meglio “Ma arviè l’ott sttiembra?”.
Impossibile non essere lì per la festa, tornano a frotte da ogni dove.
E’ la festa della Madonna di Loreto, io la chiamo ancora la Madonnina come facevo da bambina.
E’ la Madonna di un popolo itinerante, la Madonna del viaggio. Nel mese di ottobe, davanti alla chiesetta alle porte del paese sostavano pastori ed armenti prima di iniziare il lungo, faticoso cammino che, attraverso i tratturi, li avrebbe condotti a svernare fra pascoli pugliesi e sempre lì, nel mese di maggio, erano ad attenderne il ritorno le donne, quelle che da sole, per lunghi mesi e rigidi inverni, avevano garantito l’accudimento di casa e famiglia.
E’ luogo di benedizione, arrivi ed abbracci, distacchi e partenze.
Cavalli bardati, la sera del 7 settembre, aprono in doppia fila la processione che arriva alla chiesetta appena fuori da paese, da cui la Madonna, accompagnata da un immenso numero di persone ed altrettante fiaccole, attraversando le vie del paese, raggiunge la Chiesa Madre, luogo dove resta fino al giorno 9 per poi rientrare nella sua sede.
Il rito si rinnova ogni tre anni, ecco perchè tutto il popolo è lì, è ritorno, è saluto, è incontro. E’ l’esserci, il ritrovarsi, il mostrare e rinsaldare quel legame già di per sè forte. E’ l’appartenenza.
E’ l’affidare di un popolo migrante la propria vita alla Vergine chiedendo protezione, aiuto ed un nuovo, futuro rincontrarsi, proprio come un tempo gli antichi pastori ne chiedevano la guida per un buon viaggio ed un sicuro, certo, ritorno.
Ricordo ancora le partenze di quando ero bambina: la vecchia douphine, carica di bagagli, fermarsi davanti al santuario per l’ultimo saluto e l’ultima preghiera prima del rientro nella lontana città a fine estate. Si passava quindi dai nonni, io e mia sorella a cantar loro “Ora sei rimasta sola”, fra scherzi e singhiozzi, baci e abbracci e li si guardava poi dal vetro posteriore della macchina, con la testa rivolta all’indietro, finchè non diventavano piccoli piccoli e le lacrime grandi, grandi.
Per i tre anni dela pandemia la Madonnina è rimasta nella sua chiesetta, nè cavalli, nè fiaccole, nè processione, il covid ha impedito la grande festa proprio nell’anno che tutti aspettavamo.
Quest’anno la grande festa arriva quindi dopo sei anni, un nodo in gola per chi, come la mia mamma, l’ha tanto attesa e non ce l’ha fatta. Ogni mattino contavano i giorni che ci separavano dal grande evento, l’ultima volta erano 2 mesi e 3 giorni, per poco, mamma! Sono peró certa che da lassú vi sarete tutti affacciati a guardare la Madonnina e quell’immensa folla che l’accompagnava.
E così ho attaccato io lo stendardo, ho acceso i ceri alle finestre, ho messo il lume sul portone e ho chiesto alla Madonna di proteggere chi, nella nostra famiglia, ha bisogno del suo aiuto
E ripenso agli 8 settembre di una volta, alle grandi tavolate in cui eravamo tutti riuniti, alla pasta a forno che mamma preparava con le zie, alle grandi angurie che chiudevano il pranzo, a papànonno che mangiava invece la sua pesca nel vino, a papà che faceva le foto. Come sempre, dietro ad ognuna scriveva data, presenti, luogo, evento e sono quelle foto a ricordarci quanto siamo stati felici.
Buona Festa a tutti.

Adele Paglione Perruzzi