La foto è stata scattata nel 1910 e riguarda un funerale che sta raggiungendo il Camposanto lungo la strada coperta di neve.
Apriva il corteo un uomo incappucciato, con lunga veste bianca, con lo stendardo della Congregazione della Visitazione e della Morte. Seguono altri membri con fasce nere a tracolla. La bara è posta sul tetto di un’automobile: una novità per l’epoca visto che normalmente il feretro veniva trasportato a spalla o con una carrozza trainata da cavalli.
Nelle epoche precedenti, i funerali si svolgevano completamente nella Chiesa Madre: il defunto, dopo la cerimonia religiosa, veniva identificato con il proprio nome e cognome scritto a carbone su un pezzo di cuoio. Poi la salma veniva inumata negli inferi della Chiesa Madre attraverso una botola situata nei pressi dell’altare maggiore a seconda della propria condizione sociale: i poveri venivano semplicemente lanciati nudi o vestiti alla buona; gli appartenenti al ceto medio venivano calati fino al fondo con le funi; i ricchi e i prelati venivano calati seduti su una sedia e ben vestiti.
La peste del 1656, che uccise ben 1126 persone in appena quaranta giorni, stravolse questa usanza: gli inferi della Chiesa Madre contennero in un unico mortale abbraccio poveri, mediani, ricchi e prelati.
Il 14 giugno del 1877 fu posta la prima pietra del Camposanto in contrada Vagli alla profondità di due metri nell’angolo destro inferiore quando si entra dal cancello. Fu completato e benedetto il 2 luglio 1879. Nello stesso giorno fu tumulata la signora Sabina Patini di anni 82, nativa di Roccaraso, vedova del farmacista Giuseppe di Rienzo. Nel mese di aprile del 1880, la Congregazione della Visitazione e della Morte riuscì ad avere il permesso dalle autorità civili e dal vescovo di Trivento Monsignor Luigi Agazio di trasferire in un ossario del nuovo cimitero i resti umani presenti nei sotterranei della Chiesa Madre. Furono incaricati alcuni fabbricatori per aprire un varco che consentisse l’accesso ai sotterranei. Lo spettacolo che si presentò ai loro occhi fu orrendo e il timore di commettere un sacrilegio convinsero i fabbricatori a richiudere immediatamente il varco. Si limitarono a portare via soltanto 100 crani perfettamente conservati che vennero esposti nella parete di fondo della Cappella della Congregazione della Morte.
Domenico Di Nucci-Francesco Di Rienzo
Fonte: D. Di Nucci-F. Di Rienzo, Il funerale (1910) in AA.VV., Capracotta 1888-1937: cinquant’anni di storia cittadina nelle foto del Cav. Giovanni Paglione, Associazione Amici di Capracotta, Tipografia Cichetti, Isernia, 2014