L’irresistibile richiamo del mese di maggio

Per chi mi conosce non è un segreto il mio, quasi ancestrale timore per la canicola estiva che già la primavera fa presagire: specie negli ultimi anni in cui sono stati raggiunti valori inimmaginabili di temperatura anche nel periodo invernale e non solo a livello del mare.  

 A Capracotta invece, quando ero ragazzo e dopo i lunghi mesi di freddo e di neve, si attendeva con impazienza l’arrivo della bella stagione e l’antica tradizione del “mese mariano di maggio” ne segnava comunque l’inizio per molti di noi: con la recita quotidiana del santo Rosario dopo aver raggiunto il piccolo Santuario della Vergine Maria, poco distante dal paese.

In questi giorni perciò, a distanza di tanti anni, si rinnova anche per me quell’irresistibile richiamo cui voglio affidarmi per un altro racconto: sempre sperando che, scrivendone come ho già fatto in altra occasione, si realizzi il prodigio di rivivere quel felice periodo; mi piacerebbe ripercorrere, in qualche modo, le ragioni storiche, religiose e culturali che hanno reso davvero speciale, almeno per noi, il mese in cui ci troviamo.

Rammentandone vagamente, ho pensato di leggere in edizione integrale la breve Enciclica del santo Padre Paolo VI, intitolata appunto “Mense Maio”; e non mi ha certo sorpreso la particolare attenzione del Papa al periodo in cui si stava svolgendo il Concilio Ecumenico, ma piuttosto quella dedicata alla complessa situazione internazionale nel 1965: di cui quella presente sembra una fotocopia riveduta e corretta in senso peggiorativo.

Fanno paura, infatti, per la loro incredibile attualità, le parole seguenti:

   “Come se nulla avessero insegnato le tragiche esperienze dei due conflitti che hanno insanguinato la prima metà del nostro secolo, oggi noi assistiamo all’acuirsi pauroso di antagonismi fra i popoli in alcune parti del globo, e vediamo ripetersi il pericoloso fenomeno del ricorso alla forza delle armi, non alle trattative, per risolvere le questioni che oppongono tra loro le parti contendenti. Ciò comporta che popolazioni di intere Nazioni siano sottoposte a sofferenze indicibili causate da agitazioni, da guerriglie, da azioni belliche, che si vanno sempre più estendendo e intensificando, e che potrebbero costituire da un momento all’altro la scintilla di un nuovo terrificante conflitto”.

Non vanno, naturalmente, dimenticati gli ammonimenti e le esortazioni del santo Padre, che pure non sono molto diversi da quelli attuali di Papa Francesco:

   “La pace non è soltanto un prodotto nostro umano; è anche e soprattutto un dono di Dio. La pace scende dal Cielo; ed essa regnerà realmente fra gli uomini, quando finalmente avremo meritato che ci sia concessa dall’onnipotente Iddio, il quale al pari della felicità e delle sorti dei popoli tiene nelle sue mani anche i cuori degli uomini. Noi perciò perseguiremo questo insuperabile bene pregando; pregando con costanza e vigilanza, come ha fatto sempre la Chiesa fin dai primi tempi; pregando in particolar modo facendo ricorso alla intercessione e alla protezione di Maria Vergine, che è la Regina della pace”.

Ma da che cosa, a prescindere dalle altre tradizioni mariane nel nostro paese, trae origine il culto della Vergine nel mese di maggio?

Sarebbe troppo lungo e laborioso ricostruirne la storia ed io non sarei comunque in grado di farlo; perciò, con un solo un cenno  ai lunghi periodi storici che abbiamo alle spalle, si può partire dalle popolazioni dell’antica Grecia e di Roma che già consideravano maggio come un mese dedicato alla vita e alla maternità e non è casuale che, in molti paesi del mondo, anche la “Festa della Mamma” risulti collocata in questo periodo; si arriva poi al Medio Evo e al re Alfonso X che celebrava Maria con l’appellativo di “rosa delle rose” ed è evidente che da esso deriva anche il termine “Rosario”. Si perviene ancora, nel XVI secolo, a San Filippo Neri che invitava i suoi giovani a circondare di fiori l’immagine della Vergine; per giungere infine al padre gesuita Annibale Dionisi, un religioso di Verona che nel 1725 pubblicò, con lo pseudonimo di Mariano Partenio, un libro intitolato “Il mese di Maria”

Mi piacerebbe molto riferire dettagliatamente sull’origine storica dell’antica tradizione capracottese del mese di maggio alla “Madonnina” ma, che io sappia, non esiste alcun documento cui potersi riferire; mi piace credere, tuttavia, che essa ci caratterizzi sin da quando esiste il nostro venerato Santuario e quindi che …risalga a qualche secolo fa.

Ancora una volta sarei perciò tentato di tornare bambino e mi vengono in mente alcune delle filastrocche, anche moderne, dedicate al mese di maggio; per esempio quella brevissima di Stefania Plona che recita simpaticamente:

“Una rosa rampicante
è arrivata in cima a un faggio
vuole andare in Paradiso
perché è… maggio”.

Mi assale tuttavia il timore che, alla mia venerabile età, queste parole infantili risultino davvero irriverenti e, un attimo dopo, mi trovo a ripetere a memoria i primi versi della più famosa “Preghiera alla Madonna”, quella di Dante Alighieri nell’ultimo Canto del Paradiso:

“Vergine Madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ’l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’etterna pace

così è germinato questo fiore”.

A questo punto, per semplice associazione di idee, ho ricordato di un bellissimo volume ricevuto in omaggio da un caro amico, un poliedrico artista che si chiama Franco Narducci; ha avuto infatti il coraggio e la capacità davvero incredibili di tradurre recentemente, in dialetto aquilano, tutta la Divina Commedia e la sua opera è stata oggetto di grande apprezzamento da parte dei più celebri cultori di linguistica italiani. È stata perciò indescrivibile la mia emozione quando ho voluto rileggere in questa inedita versione abruzzese l’Inno alla Vergine; così, sia pure non avendone padronanza come tutti sanno, mi sono chiesto che impressione farebbe se ci fosse qualcuno in grado di tradurlo anche nel nostro dialetto capracottese: non è facile immaginarlo, ma io sono certo che sarebbe bellissimo!

Buon “mese di maggio” a tutti.

Aldo Trotta